I cinquanta cavalli di Toulouse-Lautrec
QUALE CAVALLO di Gian Luigi Giovanola
Edizioni Ermanno Mori – Museo Storico del Trotto
“… La critica ha tardato molto a comprendere la pittura di Henri de Toulouse-Lautrec. Ragghiani stesso nel suo Impressionismo del 1944, nonostante lo chiami “grande disegnatore”, sentenzia: “La scelta nella sua ampia e talvolta un po’ svagata produzione deve essere compiuta con qualche severità”.
Non parliamo poi della protervia di due impietosi necrologi. Rocques il 15 settembre 1901 su Le Courrier Francais parla di “un talento cattivo che esercitava un influsso pernicioso e rattristante”. E Jumelles su Lyon Républicain scrive: “E’ morto miserevolmente, rovinato nel corpo e nello spirito, in un manicomio, in preda ad attacchi di pazzia furiosa. Fine triste di una triste vita”.
Il grande, grandissimo Toulouse-Lautrec era morto pochi giorni prima non in un manicomio ma nel suo castello, a 37 anni, la stessa età della morte di Van Gogh, Raffaello, del Caravaggio. Due anni prima per una crisi di etilismo era stato portato in ospedale dove, nonostante ciò che dice il perfido e menzognero Jumelles, i medici lo avevano dichiarato sano di mente.
Ancora nel 1960 Cooper dall’alto della sua cattedra afferma: “Il problema di situare Toulouse-Lautrec come artista è arduo, perché non può essere annoverato tra i grandissimi, nemmeno della sua epoca”.
Per fortuna abbiamo Fellini che nel 1971 scrive: “Disprezzava le bambole imbellettate perché detestava più di ogni altro vizio l’ipocrisia e l’artificio. Era semplice e vero, magnifico malgrado la sua bruttezza. Per questo Lautrec vive ancora, grazie ai suoi quadri, nel cuore di ciascuno di noi”.
Lautrec dipinge più di 50 cavalli.
L’ARTIGLIERE CHE SELLA UN CAVALLO è del 1879, quando il pittore ha quindici anni. Oltre alla tecnica incredibile per un ragazzo di quella età, egli afferra un problema rilevante, il fatto cioè che per la posizione del cavallo, gli arti anteriori risulterebbero troppo sottili rispetto ai posteriori. E così sovrappone ad essi le gambe del soldato.
IL CALESSE lo dipinge a sedici anni. All’artista interessando due aspetti: rendere l’irreuiqtezza del cavallo che raspa il terreno e abbagliarlo con una forte luce. Le pennellate sono veloci. Graffia la tela con pennelli dalle setole dure dando l’idea del bosco ed esaltando il fogliame dorato.
LA GITA IN CAMPAGNA è uno dei rarissimi quadri in cui traspare una dolce serenità. Ho sempre pensato che sia un giorno di festa. E’ la donna che guida. Fra poco sarà stesa una tovaglia di lino e sarà aperto il cesto della merenda e anche il cagnetto avrà il suo biscotto.
Nel sogno, solo nel sogno, l’aitante cavaliere che in ginocchio accanto alla bella dama sta disponendo cuccuma e pasticcini, è lui: le comte Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec Montfa.