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QUALE CAVALLO di Gian Luigi Giovanola
Edizioni Ermanno Mori – Museo Storico del Trotto“… La critica ha tardato molto a comprendere la pittura di Henri de Toulouse-Lautrec. Ragghiani stesso nel suo Impressionismo del 1944, nonostante lo chiami “grande disegnatore”, sentenzia: “La scelta nella sua ampia e talvolta un po’ svagata produzione deve essere compiuta con qualche severità”.
Non parliamo poi della protervia di due impietosi necrologi. Rocques il 15 settembre 1901 su Le Courrier Francais parla di “un talento cattivo che esercitava un influsso pernicioso e rattristante”. E Jumelles su Lyon Républicain scrive: “E’ morto miserevolmente, rovinato nel corpo e nello spirito, in un manicomio, in preda ad attacchi di pazzia furiosa. Fine triste di una triste vita"...IMPRESSIONISMO, espressionismo, dadaismo, astrattismo. E poi cubismo. E poi paesaggismo. E poi nature morte, nature vive, nature in coma, nature che campicchiano così e così. E poi c’è quello che inferocito squarcia la tela. E poi c’è quell’altro che prima si fa prendere la fissa per il colore blu, poi quella per il rosa, poi non ci capisce più niente, va in tilt e mette il naso al posto dell’occhio, la bocca al posto di un orecchio, il piede al posto della fronte, mentre la parte più esplosiva della sua incontenibile creatività è compressa da un irrisolvibile dubbio: mettere il "lato B" al posto del tallone o dell’ascella?...
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