Caprilli, la vera rivoluzione equestre. Ultima parte
Come riportato nella prima puntata, la vita sociale di Caprilli fu molto movimentata. Oltre ai cavalli, le donne erano l’altra sua passione. Inserito nella buona società, dal suo amico Emanuele conte di Bricherasio, le occasioni e le tentazioni non mancavano. Tutte queste attenzioni, che le donne dell’alta società mostravano a Caprilli, di sicuro non piacevano agli uomini ed anche la sua reputazione ne fu in parte sporcata. Nel 1903 ci fu un tragico evento, a dimostrazione di quanto la sua esistenza fu influenzata dal suo stile di vita.
In quell’anno, la sorella maggiore Ida avrebbe dovuto sposare il Conte Giuseppe Franceschi Parra. Ma Caprilli viene a sapere che, a causa dei pettegolezzi che circolavano sulla sua persona, il Conte aveva annullato le nozze. Come era d’uso a quei tempi, Caprilli chiede soddisfazione sfidando il Conte a duello. I due si incontrano ma Caprilli non è tenero e fa subito intendere che il duello sarà all’ultimo sangue. Il Conte non ci sta e se la dà letteralmente a gambe levate. Ci sarebbe quasi da ridere ad immaginare la scena, ma la vicenda finì sui giornali che raccontarono tutti i dettagli e la sorella Ida, travolta dal disonore e dal dolore, si tolse la vita.
L’anno dopo, nel 1904, un altro tragico evento colpì Caprilli. Il suo carissimo amico Emanuele di Bricherasio fu trovato suicida nella casa del duca di Genova. Non ci fu nessuna indagine poiché , a quei tempi, non era ammissibile indagare in casa dello zio del re.
Nel 1904 Caprilli fu trasferito nuovamente a Pinerolo con la funzione di Istruttore.
Nel 1905 il generale Berta fu nominato Ispettore della cavalleria. Il Generale Berta fu un grande sostenitore delle idee di Caprilli. Grazie alla sua carica, nominò Caprilli direttore dei corsi di Pinerolo. Era fatta: il sistema di equitazione naturale sarebbe stato insegnato a tutta la cavalleria.
Finalmente, dopo 12 anni di osservazioni, prove, tentativi, sperimentazioni, cadute… ostacolato dalla stampa e dagli ufficiali anziani, ancorati alla vecchia equitazione di scuola, Caprilli aveva vinto. Ma quante sofferenze. A causa delle centinaia di cadute il suo fisico riportò gravi conseguenze. Si fece costruire una sedia apposita che potesse dargli un po’ di sollievo alle reni. Ma il dolore era ugualmente insopportabile e ricorse all’unico rimedio possibile, curarsi con iniezioni di morfina.
Nel 1907 Caprilli era il cavaliere italiano più famoso in tutta Europa. Il suo sistema di equitazione naturale si stava rapidamente affermando. In quell’anno, in primavera, partecipò al primo Campionato del cavallo d’arme disputato in Italia. Naturalmente vinse il primo premio, montando il cavallo sauro di nome Pouff. Con la fama crebbero ancor di più le attenzioni delle nobildonne… tutto sembrava sorridergli.
Niente avrebbe fatto presagire la tragedia che sarebbe poi avvenuta.
La mattina del 5 dicembre Caprilli lasciò Pinerolo per recarsi a Torino. Aveva appuntamento con Vittorina Lepanto, la donna che, pare, avrebbe voluto sposare. Vittorina era stata una delle prime attrici italiane. Quando Caprilli la conobbe ne rimase folgorato tanto era bella. Ma Vittorina non si presentò all’appuntamento. Caprilli, un po’ amareggiato, si recò allora alle scuderie Gallina dove volle provare qualche nuovo cavallo. Gli fecero provare un morello e in un attimo accadde quello che mai nessuno avrebbe osato immaginare .
Questo è il racconto che il sig. Gallina, unico testimone, fece al giornale “La Stampa”.“…Ad un tratto gettai un grido. Improvvisamente vidi il capitano barcollare sulla sella, poi precipitare colla testa all’ingiù. Il cavallo si era fermato, tranquillo, poco discosto. Li per li non seppi che cosa immaginare. Data l’andatura del cavallo, però, nemmeno per un momento mi fermai a considerare che il capitano potesse essere stato balzato di sella! Ci sarebbe occorso ben altro per balzare di sella lui! Evidentemente, il capitano Caprilli era stato preso da qualche malore, qualche capogiro, Forse non si trattava di nulla. Chiamai gente e corremmo a vedere. Il capitano giaceva su un margine della via, ci pareva esanime. Lo chiamammo per nome, non ci rispose. Lo risollevammo, si lasciava cadere inerte. Il suo volto era cereo, già fatto cadaverico. Era ferito? Si, dietro alla nuca, aveva una tremenda frattura. Però, appena un filo di sangue gli rigava i capelli ed il collo. Lo sollevammo a braccia e lo portammo qui. Nell’urto della caduta, anche, il povero capitano doveva aver riportato una violenta commozione viscerale, perché ebbe a rigettare. Si mandarono a cercare i medici, ma dipoi non ha più ripreso conoscenza!...”
Caprilli morì all’età di 39 anni il giorno 6 dicembre alle ore 8:40.
Dopo la sua morte , il sistema di equitazione naturale , che già era diventato ufficiale ed insegnato in modo omogeneo a tutti i cavalieri italiani, cominciò ad attirare le attenzioni di tutte le altre nazioni. I Cavalieri esteri, vedendo i successi ottenuti dai Cavalieri italiani nei concorsi Ippici , allora così si chiamava il salto ostacoli, si convinsero che la costanza di quei risultati era frutto di un metodo di addestramento, verso l’ostacolo, del cavallo e del cavaliere e non della casualità.
Riconobbero pertanto che il sistema Italiano era l’unico da prendere in considerazione ed abbandonare tutti gli altri. Caprilli era riuscito a riportare l’equitazione italiana tra i principali attori a livello internazionale , così come Grisone, Fiaschi , Claudio Corte , Pignatelli, Mazzucchelli, fecero all’incirca 500 anni prima.
Caprilli aveva rivoluzionato il modo in cui si andava a saltare. Il sistema era talmente efficace e semplice che rendeva adatti a partecipare ai concorsi Ippici anche cavalli , montati da cavalieri non particolarmente dotati, ritenuti ingestibili o pericolosi. E di fronte a questi risultati era impossibile non riconoscere che le teorie di Caprilli non erano valide solo per pochi eletti , ma al contrario si potevano applicare ad una altissima rappresentanza di cavalieri.
Negli anni seguenti, 33 nazioni, tra cui Giappone , Bulgaria, Austria, Albania, Montenegro, Olanda, Finlandia, Germania, Svezia, Russia, Sud America, Stati Uniti inviarono i loro ufficiali, 173 allievi, ai corsi di Pinerolo e di Tor di Quinto: il sistema si diffuse quindi in tutto il mondo.
Alcuni ufficiali stranieri, dopo essere stati in visita a Pinerolo, scrissero note esaltanti riguardo il metodo Caprilliano.
Nel 1908 sulla rivista “La Revue Militaire Suisse” il Capitano H. Poudret pubblica in un articolo le impressioni riportate durante un corso che aveva frequentato presso la scuola di Tor Di Quinto.
“…Qualsiasi opinione si possa avere sull’equitazione Italiana, bisogna per forza riconoscere che non si riscontra mai , per cosi dire, un cavallo disturbato nel saltare , nessuno scossone o scatto né mani alzate o sovraccarico dei garretti…”Il signor Gustav Von Rau, scriveva sulla rivista “Il cavallo Italiano” nel 1924 :”…Non è esagerato dire che i cavalieri italiani dominino lo sport internazionale del salto”.
“…Dopo i successi riportati dagli Italiani, con la loro maniera di montare sul salto, bisogna ammettere e riconoscere la superiorità del loro metodo sugli altri”
“…Colpisce nei buoni cavalieri italiani il meraviglioso accordo e l’adattamento ai movimenti del cavallo che rende cavallo e cavaliere un complesso unico.”
Osservando i cavalieri italiani il signor Gustav Von Rau, riassume i punti più importanti della monta italiana:“…I punti piu importanti riguardano l’assetto e la posizione del cavaliere . Un ginocchio assolutamente fermo e gamba che rimane immobile alle cinghie della sella, , tallone spinto in basso e punta del piede leggermente spinta in fuori con questo viene ottenuta la ferma posizione del ginocchio che per cosi dire funziona da perno. Dal ginocchio in basso tutto deve stare fermo perché questa parte del corpo determina la sicurezza del cavaliere in sella...”.
Il sistema di Equitazione Naturale di Federico Caprilli non solo era vincente , ma era anche bello da vedere.
Possiamo prendere 100 foto di Cavalieri Italiani , allievi diretti o indiretti di Caprilli, e li vedremo montare tutti con lo stesso assetto , i cavalli tutti, durante il salto, con la stessa postura. Prima di Caprilli i cavalli portati a saltare dovevano sopportare enormi sofferenze : il
merito di Caprilli fu anche quello di aver eliminato col suo metodo qualsiasi sofferenza al cavallo.Egli salvò il cavallo da una monta coercitiva applicando tre importanti principi :
- Libertà di bocca , lasciare il cavallo libero di usare il suo bilancere avanzando le braccia e il busto, durante il salto , allo scopo di non tirare sulla sua bocca, la famosa “ceduta"
- Lasciare il cavallo libero di usare il suo istinto nell’avvicinamento all’ostacolo. - Aver liberato le reni , la parte dorso lombare, del cavallo dal peso del cavaliere, stando sollevati dalla sella nell’avvicinamento, e durante il salto dell’ostacolo.
Con Il sistema di Equitazione Naturale l’Italia si è affermata in tutto il mondo e con l’abbandono di questo sistema i risultati sono a poco a poco diminuiti.
Oggi la moderna equitazione ha completamente abbandonato il sistema di Caprilli.
Oggi si va a saltare regolando e contando i tempi di galoppo fra un ostacolo e l’altro.
La libertà di bocca, “la ceduta”, il principio per cui è diventato famoso il sistema di Caprilli , si vede raramente, l’assetto in avanti quasi completamente sparito. Gli istruttori raccomandano di “tenere” e “stare indietro”.
Oggi si va a saltare stando seduti, comprimendo cosi la parte piu importante della schiena , quella parte dove c’è il motore del cavallo.
Oggi, un Istruttore che cerca di insegnare il Sistema di Equitazione Naturale di Caprilli non viene considerato. Si preferisce affidarsi alla maggioranza di giovani Istruttori che insegnano assetti stranissimi e principi di monta parecchio discutibili.
Quante volte vediamo sul salto cavalieri appoggiati sul collo del cavallo , gambe indietro e punte dei piedi rivolte verso il basso. Tecniche di chiamata che dimostrano solo l’assenza di lavoro e di addestramento del cavallo.
Con questo articolo finisce il volutamente breve racconto della storia di Federico Caprilli. Mi sono limitato a descrivere solo l’aspetto dell’uomo che si è dedicato, sino alla prematura morte, al bene del cavallo.