Arch de Triomphe, riflessioni su genealogia dei vincitori
L’Arco è l’Arco. La madre di tutte le corse moderne e contemporanee. Intuizione colta che ha mutato il comune sentire nelle corse al galoppo. Nel senso che , appena conclusa la prima guerra mondiale, inventare una corsa , anzi due, celebrative, (l’altra è l’Amerique al trotto, diciamo emblematica riconoscenza verso quel Paese che con il suo ingresso in guerra ne ha cambiato le sorti) possiamo leggerlo, ippicamente, come un cambio di passo culturale che proiettava il turf Europeo nel 900 , recidendo in parte il legame con il trascorso 800.
Voglio dire che i 2400 metri , già propri dei derby ma dunque solo per i tre anni, diventavano , nel confronto intergenerazionale sommo, la distanza dove si realizzava la assoluta selezione. Non fu facile , ovviamente, affermare il concetto immediatamente , diciamo che fino alla seconda guerra mondiale la concorrenza di diverse corse su distanze maggiori si manteneva importante .
Pensate al super campionato dei 3 anni , il Paris sui 3000 e dintorni , quasi ci fosse bisogno , su distanza ben maggiore , di una controprova definitiva dei vari blue ribbon europei, i cui laureati si davano appunto convegno a Longchamp . Dove noi fummo protagonisti prima con Apelle, poi con Donatello e al fin della licenza con Nearco, il divino.
Dopo la seconda guerra mondiale nessun dubbio sul fatto , grazie anche alla creazione delle King George, che i 2400 fossero la distanza di elezione per i summit intergenerazionali.
Diversi fattori, da analizzare attentamente, da almeno 40 anni , spingono il Turf a darsi nuovi limiti per la selezione assoluta, si potrebbe quasi ipotizzare che , chissà, tra un doppio decennio la distanza istituzionale potrebbe diventare quella dei 2000. Al momento , con le King George estive, parliamo di Europa, l’Arco di Trionfo rimane il “più tutto” e vincerlo è consacrazione.
Come quella che spetta adesso a Daryz che le prime valutazioni del Timeform spingono ad un rating di 131 ( ne aveva 122) sopravanzando Field of Gold e Ombudsman fissi a 130. Se allarghiamo il discorso al mondo , un riferimento può essere il Berruti di Hong Kong Ka Ying Rising che viene valutato 135, il massimo al momento. Per Minnie Hauk un 127 , che va aumentato per il sesso, e che comunque resta migliore di quelli di Bluestocking , 123, e Alpiniste , 126, che l’Arco lo avevano vinto.
Ciò vuol dire che la edizione 25 ha una sua lodevole valenza. Tenete conto , per parametrare, che Waldgeist valeva 132. Sempre per avere una idea, il compagno di squadra, Calandagan, assente per ostracismo intellettuale, vincendo le King ha ottenuto un 129 che ci fa immaginare una edizione dell’Arco 2025 questa volta di nuovo tornata superiore a quella delle King ma sono dati che solo a gennaio avranno la loro piena definizione.
Impossibile non menzionare Francis Henry Graffard , trainer pigliatutto nel 25, ma soprattutto potenziale continuatore ed erede di un gigante come Andrè Fabre che a sua volta , idealmente e culturalmente , era prosecutore di due grandi come Francois Mathet e Alec Head. Un fil rouge di altissima valenza colta e di tecnica finissima.
Alle multiple affermazione di Karim Aga Khan ( prima di Dariz anche Akiyda, Sinndar, Dalakhani e Zarkava) dobbiamo aggiungere quella ottenuta con i colori di Aly Khan nel 1959 con Saint Crespin e le due conseguite dal nonno Aga Khan III . La prima con Migoli nel 1948 e la seconda nel 1952 con Nuccio, italianissimo figlio di Traghetto, che , l’anno precedente, Guido Berardelli aveva portato al posto d’onore alle spalle di Tantieme che bissava il successo dell’anno precedente. Dopo quel piazzamento Guido Berardelli vendette Nuccio al Principe ma conservò per se una parte cosi da essere partecipe del successo del 52 .
Torniamo a Daryz che aveva saggiato la sua maturazione tardiva nel Prince d’Orange , ultima chiamata sui brevi 2000, conclusa con il posto d’onore dietro il nipponico Croix du Nord che nell’Arco pensava di avere in sella Lanfranco ma non è stato cosi. Il pedigree di Daryz è stato costruito da Monseigneur , come si addice ai veri giganti del turf, selezionando per generazioni le madri.
Proviamo a trarre input dalla lettura della sua origine. Nick lontano tra Northern Dancer e Native Dancer, un trionfo per Phalaris. Di più, significativo essere ìnbreed 4 x 5 su Northern Dancer, non manchiamo di notare poi , per linee interne alcuni apporti di linee maschili che hanno avuto parte nella storia del turf, vale a dire Mr Prospector e Nasrullah. Che dire , un bel concentrato del sangue di Nearco, alla fine siamo sempre lì , inchinati dinanzi al maestoso capolavoro del genio di Federico Tesio.
Altra notazione straordinaria è che in linea diretta abbiamo tre generazioni di laureati di Arco : Urban Sea, madre di Sea The Stars , padre di Daryz. Chapeau.
Ovviamente di Sea The Star non mette conto dire nulla, sarebbe offensivo per il lettore. Di Urban Sea ricordiamo che è madre anche di Galileo così siamo nel gotha assoluto. Volendo lo sarebbe anche di Black Sam Bellamy , magari lo avessi avuto io. Selkirk che porta in dote la brillantezza di Shapen Up, è il nonno materno. E’ infatti il padre di mamma Daryakana, ovviamente allevata dal Principe, e , en passant, vincitrice del Royallieu e dello Hong Kong Vase ma anche piazzata di Saint Cloud e King George, allenata da un grande come Alain de Royer Duprè. Ha prodotto Daryan che ha vinto Ganay e Adam. Ci troviamo dinanzi ad una fattrice straordinaria.
Beh e allora seconda madre ? Daryaba ha fatto suoi Diane e Vermeille e porta in dote un padre come Night Shift che è un Northern Dancer, ecco l’inbreed. Siamo poi a Darata , la terza madre, piazzata di Royamount e Minerve. Con Darazina , la quarta madre, entriamo nel territorio strepitoso di Marcel Boussac e qui ecco la altra notazione di ragguardevole valenza colta : Monseigneur , nel momento in cui Boussac aveva deciso di alienare i suoi effettivi, evita il dispersal e acquisisce tutto il materiale.
Un patrimonio straordinario che sarà meravigliosamente valorizzato. Daryz è il portato intellettuale di due inarrivabili allevatori e proprietari : Karim Aga Khan e Marcel Boussac.
La grandezza assoluta del Turf. Non c’è altro da aggiungere , solo dichiarare la nostra gratitudine e la nostra gioia. Viva il grande Turf !