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Nonostante un discreto piazzamento e il record in elevazione stabilito da Caprilli, anche se fuori gara, la partecipazione dell’equipe Italiana al concorso Internazionale di Torino del 1902 fu molto criticata. L’insegnamento di Caprilli era praticato da pochi. Era apparso evidente che il metodo mancava di uniformità.
Nel 1890 Caprilli conclude a Pinerolo il corso magistrale secondo gli insegnamenti dell’equitazione di scuola con il giudizio di “Cavaliere mediocre” firmato dal capo Istruttore Cavalier Paderni. E’ tempo quindi di ritornare a Saluzzo e di ricongiungersi con il reggimento Piemonte Reale.
Caro Direttore,
ho letto con interesse ma anche con un certo stupore la bella lettera di Angela Del Rio che si chiede se riserviamo ai nostri cavalli il rispetto che meritano. Interesse perché da cinquant’anni coltivo il rispetto del cavallo (mi è stato insegnato a non sedermi in sella fino a che non ha scaldato la schiena); stupore perché il rispetto per il cavallo è stato inventato dal Cap. Caprilli più di un secolo fa e non c’è niente da inventare ma quasi tutto da riscoprire...Caro Direttore, l’’Equitazione Italiana non è altro che quella detta “naturale” ideata da Caprilli: è il complesso di regole e tecniche che, rendendola unica, la distinguono da quella degli altri Paesi. Ormai in Italia non viene più insegnata, o tutt’al più viene applicata con variazioni, studiate dai soliti cervelloni, che la rendono tanto più difficile quanto più inefficace...
LE PASSIONI DEL DRAGONE, ultimo lavoro letterario del giornalista Lucio Lami, non è soltanto la biografia del Capitano Federigo Caprilli, ma è soprattutto il quadro di quel periodo storico breve e affascinante che siamo soliti definire "La belle époque". Le dame e i cavalieri, i balli e le riunioni di corse, le regole di un universo che fu inesorabilmente spazzato via dall’omicidio di Sarajevo....
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