'Il metodo Caprilli superato? Ma siamo matti''
Caro Direttore, l’’Equitazione Italiana non è altro che quella detta “naturale” ideata da Caprilli: è il complesso di regole e tecniche che, rendendola unica, la distinguono da quella degli altri Paesi. Ormai in Italia non viene più insegnata, o tutt’al più viene applicata con variazioni, studiate dai soliti cervelloni, che la rendono tanto più difficile quanto più inefficace.
E pensare che, da quando Caprilli la attuò, tutte le Equitazioni mondiali ne hanno preso spunto per migliorarsi, ma nessuna l’ha ancora eguagliata, sia perché molte sono rimaste ancorate alle loro vecchie tradizioni equestri, sia perché non l’hanno compresa in pieno.
Infatti, mentre tutti ricercano “pieghi, riunioni, cessioni e flessioni” varie, reminiscenze della vecchia Equitazione di Scuola, Caprilli ricercava soprattutto “l’insieme”.
Si ha l’insieme quando il cavaliere si muove con il cavallo senza contrastarlo nei suoi movimenti naturali, cioè quando questi riesce a mettere il proprio equilibrio all’unisono con l’equilibrio variabilissimo del cavallo.
Da qui si evince una delle più importanti differenze tra l’Equitazione Italiana e le altre: è il cavaliere che deve entrare nell’equilibrio naturale del cavallo e non cercare, con mille artifici deleteri per il fisico e soprattutto per il morale dell’animale, di mettere esso nel proprio.
Altro punto di contrasto con gli altri è il permettere la assoluta libertà “di collo, di testa e di reni”; ciò si ottiene facendo sì che, tramite un contatto-appoggio più leggero possibile, la mano sia sempre e indiscutibilmente a disposizione della bocca del cavallo e con un assetto leggero, cioè stando sull’inforcatura, specialmente quando gli si richiede un maggior impegno.
QUINDI bando a posizioni coercitive con la scusa di riequilibrare e/o caricare molle varie etc., bisogna solo imparare a “parlare” con il cavallo nel modo più semplice possibile e …. andarci “insieme”: solo così si riesce ad avere un compagno collaborativo, interessato solo a far del suo meglio e non un povero essere che bovinamente ci subisce e che … forse ci odia o perlomeno non ci ama.
Caprilli studiò un assetto che è l’unico che permette quella totale indipendenza della mano che serve per mantenere sempre e costantemente il contatto con la bocca senza impedire i movimenti della testa e del collo del cavallo e permettere al busto del cavaliere di seguire i repentini cambiamenti di equilibrio pur liberando le reni.
Esso si differenzia dagli altri non solo per l’inclinazione del busto e la lunghezza degli staffili, ma soprattutto per la posizione del piede e l’uso della caviglia. Infatti, mentre nelle altre Equitazioni il cavaliere usa tre cerniere (inguine, ginocchio e caviglia), nella nostra se ne debbono usare solo due (inguine e ginocchio) mentre la terza (la caviglia) deve sempre restare fissa, con il piede tutto inserito nella staffa, il tallone spinto in basso e la suola rivolta in fuori e non appoggiato solo con la punta o fino a mezza suola come prescrivono altri Metodi: soltanto così si ottiene la fermezza del ginocchio sulla sella mantenendone la libertà dell’articolazione.
Questa posizione del piede, intuita genialmente da Caprilli, rende la nostra Equitazione unica e superiore ad ogni altra: ne abbiamo la conferma se consideriamo il fatto che da quando questa pratica è stata abbandonata i nostri cavalieri sono scesi dalle stelle alle stalle.
Qualsiasi negazione di questo principio, da chiunque venga, è solo dovuta ad ignoranza del nostro Sistema se non addirittura a malafede: sono molti quelli che nascondono le proprie mancanze dietro frasi del tipo “l’Equitazione Caprilliana è vecchia e superata”, senza capire che la vecchia è l’Equitazione di Scuola e senza saper dire chi ci ha superato (parlando di tecnica).
A VOLTE, riflettendo, con molta tristezza, sulle attuali condizioni del nostro Sport, penso che l’Idea Caprilliana sia ancora troppo moderna per i nostri tempi e che ci vorrà ancora molto perché i nostri cavalieri tornino ad applicare tutti i principi tecnici ed etici che fanno del nostro Sistema il migliore del mondo. Ultimamente sono approdate in Italia molte teorie sull’etica per il cavallo, che obiettivamente stanno facendo proseliti: a tutti questi esterofili vorrei ricordare che la rivoluzione di Caprilli partì proprio dall’etica, e li invito a leggersi bene qualche trattato sulla nostra Equitazione.
Per tornare in vetta ci vorrà molta pazienza e perseveranza da parte di tutte quelle persone che, come me, credono ancora nell’Equitazione Italiana ed hanno a cuore lo sviluppo del nostro Sport e della nostra cultura.
Ma sta, anche e soprattutto, alle nostre Istituzioni cambiare questa situazione perché è assolutamente chiaro che bisogna ricominciare con l’insegnamento agli istruttori, sia civili che militari, affinché questi possano ricostruire la base, e ciò deve avvenire prima che chi ancora veramente conosce il Sistema non ci lasci per altri “verdi pascoli”. Così come deve essere assolutamente chiaro che, se non si insegnerà di nuovo il nostro Sistema (nella sua completezza, senza colpi di genio), tra due, tre o anche quattro anni staremo sempre nella situazione deleteria di oggi.
Credo che ancora molti appassionati abbiano a cuore la nostra Equitazione e li invito a contattarmi con la speranza che, insieme, si possa fare ancora qualcosa per non lasciar morire quelle tradizioni di cui dovremmo essere più che orgogliosi e far sì che veramente Caprilli sia l’equitazione del futuro.
Cordialmente
Ezio Maria CASATI
Istruttore Federale FISE