Qualche riflessione dopo la domenica del Jockey Club
Lo splendido pomeriggio di domenica scorsa a San Siro è , nello stesso tempo, punto di arrivo ed anche di partenza. Induce quindi ad alcune riflessioni a voce alta . Qualcuna vi troverà, magari concordi, altre invece vi faranno sentire di parere differente. Ottimo perché da tesi e antitesi nasce sempre una sintesi che segna progresso per tutti.
Quasi 4000 spettatori in una città molto metropolitana , come Roma ovviamente, sono un risultato, ai giorni nostri, da archiviare come eccellente. In un contesto più intimo è forse più possibile raggiungere quasi tutti i potenziali percettori del messaggio. Diventa più complicato appunto in metropoli che offrono molti altri motivi di attrazioni e dove è più arduo essere nell’immaginario collettivo. La “ gente” alle corse è sempre la migliore medicina ed insieme cura per il nostro mondo ippico. Lo abbiamo apprezzato , fortunatamente, in diverse altre circostante e ippodromi , cosa che maggiormente rallegra perché può essere dunque sia punto di arrivo di una rinnovata partecipazione ma anche punto di partenza perchè questo rapporto possa essere insieme rinsaldato e implementato.
Come esige un’epoca che è differente da quella della seconda metà del 900. Oggi gli ippodromi si devono porgere in maniera nuova, lo fanno molti e da diverso tempo e nel mondo, l’intrattenimento non può più essere monotematico . Da un po' di stagioni stiamo assistendo ad un altro fenomeno molto confortante : gli ospiti , cavalli e team, graditissimi e anzi indispensabili, stanno tornando , sono tornati. Come a Milano domenica dove erano in eccellente numero. Significa che le nostre corse sono nuovamente, come nella seconda metà del secolo scorso, nei programmi degli Allenatori europei.
Ciò sta accadendo perché in primo luogo il montepremi è da considerarsi invitante ( se lo fosse ancora di più ovviamente meglio ancora) ma soprattutto non è più un miraggio. Il Ministero, il Masaf, ha operato in maniera tale da ridurre ad accettabili i tempi di attesa dei pagamenti , soprattutto esteri. Questo è un successo perché senza i cavalli europei le nostre corse di selezione hanno pagato uno scotto pesante. I premi pagati in tempi possibili fanno diventare invitanti le nostre corse.
A Milano , oltre ai cavalli tedeschi , c’erano anche quelli di altre nazioni. Pagare i premi sta funzionando come volano per avere protagonisti indispensabili senza i quali non potremmo mai risalire la china. Il prossimo passo dovrà essere quello di avere ospiti dallo status ancora migliore. Potrà essere possibile a due condizioni. Una quella di elevare nei limiti del consentito il montepremi delle nostre pattern ma l’altra è ancora più importante ed è la “ conditio sine qua non “ per tornare ad essere autenticamente europei.
Esatto : come è accaduto tra gli ani 80 e la prima decade o lustro dei 2000 , debbono essere i nostri cavalli, indigeni o anche acquistati, ad essere maggiormente competitivi e magari in grado di far bene anche in trasferta. Automaticamente , come appunto tra gli 80 e il 2005, per poter vincere in Italia dovranno venire ospiti di rango superiore. Non dimentichiamo che da Tony Bin, Carroll House e Tisserand in poi il nostro parco cavalli è stato davvero notevole.
Citando a memoria e quindi dimenticando qualcuno, pensate ai vari Falbrav, Le Vie dei Colori, Patapan, Prince Kirk, Electrocutionist, Senlis, Altieri, Worthadd, Blu Constellation, Misil, Rakti, Ramonti, Gladiatorus e compagnia cantando , soprattutto perdonando le mie mancanze ma era solo per dare una idea.
Un parco cavalli di quella qualità e livello ci renderebbe autenticamente e nuovamente competitivi al massimo. Non fa nulla che nelle pattern di domenica i marcatori fossero composti praticamente solo di ospiti. Ciò che conta è restituire valenza corretta e costante , quindi rating , alle nostre corse di selezione. La strada intrapresa è giusta , infatti tanto il Jockey Club come il Piazzale dovrebbero mantenere il loro status. Nel dettaglio il Racing Post ha valutato Eydon 116, Alleno 112, Nyra 109, Lazio 113 ed Alburno che è a contatto 111.
Il Jockey Club , ben posizionato nel calendario, è ancora un gruppo due , quindi ha bisogno di un rating complessivo, nei tre anni, di 110. I valori del Racing Post possono anche divergere di poco da quelli finali ma , spannometricamente, siamo certo al di sopra dei 110. La edizione del 23 aveva avuto una valutazione ufficiale di 110, 25, quella del 24 di 111,75. I buoni effetti dei pagamenti dei premi e, certamente, delle relazioni internazionali migliorate, a tutti i livelli, danno frutti apprezzabili. Il Piazzale che è gruppo tre ha bisogno , nel triennio, di una media di 105. Ebbene , nel 23 ha avuto un rating ufficiale di 104, 25 ma nel 24 è stato di 108,25. I Valori del Racing Post, non ufficiali, gratificano Woodchuck di 114, Nex Mine di 108 come Arnis Master e Ozat ma anche Interstellar che è lì , di 107.
Come ha bene spiegato Franco Castelfranchi, autorità in materia, nel suo intervento sul settimanale della SIRE sono dati che mettono in sicurezza le due corse. Non tutto è rose e fiori. Le due corse per i due anni , anche qui siamo stati sconfitti ma come detto è un altro discorso, sono in difficoltà. Il Racing Post ha gratificato Gaga Mate di 95 libbre, Zuender di 92, Sunset on Leros di 91 mentre a Seguro ne sono andate 85 come Grand Song of Dark e Milos. Per mantenere la valenza di terzo gruppo serve una media di 100. Il giorno del Comitato Patter, in gennaio, i nostri ottimi rappresentanti dovranno fare i salti mortali per strappare una apertura di credito anche condizionata.
Al momento la edizione 25 vale circa 91,5, diciamo che a fine anno magari i valori possono migliorare ma certo non oltre il 94. Quindi sei punti in meno del necessario. Nel 23 la nostra media è stata di 99, nel 24 di 96, 75 . Un trend in discesa , ahinoi. La corsa di Ribot e Nearco e di tutti gli altri nostri fenomeni speriamo possa beneficiare di gesto di fiducia per gli anni a venire. Anche al Dormello serve un rating di 100 per restare gruppo due e di 95 eventualmente per essere gruppo tre , perché alle femmine è concesso un benefit di cinque punti in meno. Nel 23 il rating ufficiale è stato di 100 esatto, nel 24 di 99,50. Contiamo dunque su un pregresso tonico che potrebbe far digerire una edizione non buona come quella appena vissuta. Just Call Me Angel ha ricevuto, dal Racing Post, 100, Kebrilla 95, Reina Julieta 92 come Chelsea Believe . Peccato abbia perduto la partenza la ospite tedesca Believe in Me. Ne viene fuori un rating medio ci tra il 93 e il 94 possibilmente arrotondabile a 95.
Anche qui i nostri si dovranno superare sapendo comunque che la via di fuga sarebbe un sicuro gruppo tre e non la listed. Non per dare consigli tattici ma, cosi a naso, verrebbe da proporre : accettiamo il gruppo tre per il Dormello ma lasciatecelo anche per il Gran Criterium. Già che ci siamo , sappiamo bene che il due novembre a Roma e poi a Milano si disputeranno le altre pattern rimaste. Questa la situazione ufficiale 23 e 24 . Lidia Tesio , serve il 105, parte con 101,25 e 102,75. Compito arduo ma , nel caso, gruppo tre assicurato pieno. Roma 106,50 e 109,25, trend in salita come per il Lidia Tesio ma anche qui per il 110 richiesto serve una edizione autenticamente da 110. Ecco perché sono fondamentali gli ospiti e di buon conio.
Il Di Capua, serve 110, conta su un 111,50 e su un 107,75. Il Berardelli , serve 100, deve scalare una montagna perché parte da 94,25 e 96. Il Ribot – Luciani, traguardo a 105, conta su 103,25 e su 107,50. Vede la luce. Al Federico Tesio serve il solito 105 e parte da 105,50 e 106,25, bello comodo. Il St Leger , messo malino , pare possa beneficiare di una sorta di legge Bacchelli per gli stayer , mantenuti a prescindere. Menomale. Molte luci ed un po' di ombre .
Cosa serve ? Lo spirito giusto anzitutto. Per dare vita ad un progetto con respiro decennale che tenga conto della ottima disponibilità e volontà del Masaf di sostenere il settore, ramo galoppo perché il trotto vola, per tornare ad essere importante. Un dato fondamentale questo. Il progetto dovrebbe avere come obiettivo quello , generale, di far ritornare il nostro mondo nell’immaginario collettivo, non facile ma possibile, a tutti i livelli. Di implementare l’indispensabile tessuto connettivo ad ampio respiro mercuriano dei nostri operatori perché solo se saremo ancora nel contesto internazionale potremo crescere costantemente. In proposito buoni i segnali che abbiamo esaminato prima e i meravigliosi risultati di nostri operatori ottenuti all’estero.
Uno dei problemi che ostano alla crescita qualitativa del nostro parco cavalli potrebbe essere dato dal fatto che alleviamo solo 5 o 600 puledri per anno . Ne importiamo anche molti altri ma non più in quel numero sul quale si basava un tempo il nostro successo e, purtroppo, forse è anche sceso il livello qualitativo, tanto della nostra produzione come degli acquisti esteri di yearlings. Cosa può servire ? In primo luogo appunto la mentalità mercuriana diffusa tra gli operatori, il sentirsi parte di un progetto gratificante, di concorrere al raggiungimento di traguardi di spessore. Era questa la atmosfera che si respirava nella golden age di quegli anni. E’ stato questo il volano, la molla che ha spinto dagli anni 20 del 900 fino a circa tre lustri orsono , con le dovute eccezioni anche dopo, il nostro galoppo a pensare in grande e ad esserlo. Il famoso respiro mercuriano e colto. Da solo non può bastare .
L’Allevamento è stato sempre alla base di tutto , non a caso il legislatore , quando nel 32 creò la istituzione UNIRE che sovraintendeva a tutto il fenomeno ippico , ritenne , con scelta coltissima eappropriata, di legarlo al Ministero Agricolo e non ad altri , cui il comparto poteva essere assegnato.
Noi siamo agricoltura perché siamo allevamento. Ergo al primo punto , nei limite del possibile, andrebbe inserito un piano di affiancamento economico per l’Allevamento( le famose e preziose provvidenze) al fine di accrescerne il livello qualitativo come fu tra gli anni 80 fino al 2005 circa. Bisogna comprendere che la coperta è corta ed il Masaf non moltiplica pani e pesci, deve fare i conti con un bilancio che , scomparso l’apporto derivante dalle scommesse, si basa su quanto disposto, circa tra i 180 e i 190 milioni, dalla provvidenziale legge Zaia che ha salvato assolutamente il settore ippico determinando , ope legis, che allo stesso fosse assegnato un contributo annuale. Una fortuna. Poiché come noto, i volumi delle scommesse e i conseguenti prelievi sono cosi scesi da non consentirci sopravvivenza. Sono lontani i tempi in cui potevamo contare su 400 milioni e tutti derivanti da scommesse ippiche. I famosi nostri soldi prodotti dalle corse. Ora dobbiamo considerare che il contributo rimodula la sua distribuzione su differenti e molto più ampie basi colte , ciò a dire che il Masaf è obbligato a supportare tutto il mondo del cavallo perché la scelta culturale non può che essere quella visto che puoi contare sull’intervento dello Stato.
Tuttavia , anche se le famose vacche non sono grasse , al contrario molto magre, sappiamo e dobbiamo contare , anzitutto sulla congiuntura favorevole di poter avere il pieno supporto del Ministero di riferimento ma poi dobbiamo fare ricorso ad ogni risorsa di Cultura che è nel bagaglio, nel patrimonio , nella Storia del nostro movimento. La combinazione dei due elementi può e deve portare a disegnare il quadro di sviluppo qualitativo per il prossimo decennio. Ora o mai più. La scelta è tra restare nell’ippica internazionale , con sacrificio, oppure puntare al piccolo cabotaggio dividendoci il contributo che cosi somiglierebbe però ad un sussidio. Sembra una domanda retorica ma temo non lo sia. Al lavoro. Che i migliori, non certo chi scrive, si spendano, con l’appoggio dichiarato del Masaf, per l’avvenire di tutti.























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