Scommesse sulle corse virtuali: un inno alla ludopatia
Galoppo e Trotto, quotidiano on line per le corse dei cavalli, ha settant'anni. Nacque nel 1943 a Firenze come periodico cartaceo per l'ippica in Toscana. Fu creato dal giornalista e appassionato Italo Marchi, che ha avuto ottimi eredi nel figlio Paolo e nel nipote Gianni. L'ultimo mini-scoop di Galoppo e Trotto è aver mostrato a tutti, intenditori e semplici utenti di internet, cosa sia una corsa al trotto virtuale, l'ultima trovata del Ministero delle Finanze in materia di scommesse.
C'è da inorridire. Prima di tutto per l'ambientazione nell'ippodromo di San Siro. Per l'Italia è la Scala del trotto, ha un valore assoluto, a molti evoca ricordi ed emozioni indelebili, e quindi è come se la Scala vera fosse utilizzata per un'opera lirica con... i robot. San Siro è della società Trenno che è della società Snai. Stupisce che Snai, nata come sindacato nazionale delle agenzie ippiche, abbia accettato di concedere le immagini del suo ippodromo (peraltro chiuso da un bel pezzo) per l'ambientazione di corse con pupazzetti che scimmiottano i trottatori in carne e sulky. Stupisce pure che Giorgio Sandi, numero uno di Snai, abbia dato il placet pur avendo sulle spalle almeno una trentina d'anni di ippica autentica, prima come Sisal-Totip e ora appunto come Snai.
Gli ingredienti (simulati) di una corsa ci sono tutti: dalla gente in tribuna alla telecronaca, dalla partenza con l'autostart ai guidatori con giubbe diverse, dalle quote del totalizzatore in continua evoluzione all'entusiasmo per il vincitore...
Lo sanno tutti, ma proprio tutti, che le scommessa ippica è qualcosa di molto diverso da una puntata al casinò. "Punti sul cavallo x - disse una volta un dirigente ippico in una trasmissione tv - e da quel momento è come se il cavallo x fosse tuo". Il che sta a significare una scelta non casuale ma ragionata tenendo conto di genealogia, guidatore, pista, distanza, stato del terreno, posizione di partenza e così via. Nell'indovinare un cavallo vincente la soddisfazione dello scommettitore non sta tanto nella somma in denaro quanto nell'aver dimostrato a se stesso di essere più intelligente e più competente di tanti altri.
Il popolo degli scommettitori ippici è in via di estinzione. Non arrivano soldi e l'ippica muore di fame. Lo sanno tutti, Governo... Ministeri... Aams... Benissimo, nessuno però si lamenti se le corse virtuali in agenzia si rivelano un buon incentivo alla ludopatia.





















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