Salto ostacoli - Cavalli azzurri sottobanco
Che il cavallo sia un atleta, l'Italia può aver pure aver scoperto l'acqua calda, ma almeno non fa (come si dice a Roma) il finto burino quale il resto dell’equitazione internazionale. Qualsiasi cavaliere e amazzone onesto vi confesserà, al termine di ogni percorso, che gli eventuali errori commessi sono tutti colpa sua, di aver voluto precipitare o ritardare quel salto, di non essersi messo d’accordo in gara - come insegnava il maresciallo d'Inzeo a Piero e Raimondo - con il proprio cavallo.
Atleta si, pure azzurro, sempre però sottobanco. Che chi sta sopra conti per il 30 e chi sta sotto il 70 per cento del risultato, alla FISE interessa poco. I d’Inzeo influivano per il 50 per cento, ma erano d’Inzeo, loro e pochissimi altri. Addirittura, nei grandi appuntamenti iridati e olimpici, chi sta in sella può non andare al di là del 10 per cento.
Le grida di giubilo e il Tricolore si levano, comunque sia, solo per cavalieri e amazzoni, i cavalli, che Dio li benedica, valgono quanto il due di coppe quando regna bastoni.
Sella italiani, stranieri, ostrogoti, d’oltre Oceano, se non fosse per il benemerito sito “Cavalli d’Italia” e Luca Paparelli, chi saprebbe se sono nati e allevati nel Bel Paese o chissà dove. Le news FISE si sbracciano se un giovane connazionale si piazza in una gara di qualche spessore, ma che nelle squadre azzurre ci siano, finalmente, sempre più spesso dei cavalli italiani come sta accadendo ora, nessuno lo sottolinea ed evidenzia in grassetto.
Il "made in Italy”, caro cavallo atleta, vale solo se hai 2 gambe.