Il ''modellaggio comportamentale'' del cavallo
LO STUDIO COMPARATO dell’apprendimento ha messo in evidenza come il comportamento costituisca una componente significativa e fondamentale del fenotipo dell’individuo e della specie e che una sua notevole parte è modellata dall’apprendimento considerato come il più importante dei diversi possibili adattamenti di un animale in funzione delle condizioni ambientali. Il prerequisito fondamentale per apprendere è rappresentato dalla capacità di acquisire e memorizzare dati significativi dell’ambiente, di utilizzare cioè le esperienze per modificare il proprio comportamento al fine di raggiungere un migliore adattamento e per ottenere un’elevata integrazione con un ambiente fisico e sociale in continuo mutamento. Il fattore limitante primario delle potenzialità cognitive degli animali è rappresentato dal loro livello operante, cioè dalla capacità di affrontare la configurazione stimolatoria in atto e selezionare ed eseguire la risposta comportamentale più adatta, risultato dell’interazione fra le sue potenziali capacità di apprendimento e le molteplici e variegate stimolazioni ambientali. Se l’ambiente, inteso in senso lato, presenta caratteristiche tali da assecondare o favorire l’espressione delle potenzialità cognitive dell’animale esso si troverà in armonia con l’ambiente, altrimenti ne risulteranno limitazioni più o meno severe sia alla espressività delle potenzialità di apprendimento sia all’integrità emozionale dell’individuo quale effetto dell’inadeguato soddisfacimento dei suoi comportamenti.
Nell’ambito degli studi sulle capacità cognitive animali le indiscusse potenzialità addestrative del cavallo hanno reso possibile diversi approcci metodologici – non considerando meritevoli di citazione quelli coercitivi compresi nel termine di “doma” – e, fra questi, quello che risulta maggiormente rispettoso e attento alle caratteristiche sociali ed emozionali del cavallo, è rappresentato dal modellaggio comportamentale.
IL MODELLAGGIO COMPORTAMENTALE consiste nel rinforzare in modo selettivo e progressivo le approssimazioni successive alla risposta prescelta, rendendo più probabile l’emissione della risposta desiderata senza la necessità di porre l’animale in una situazione eccessivamente restrittiva (risposta corretta e risposta sbagliata) come in quella strumentale standard. Questo metodo, noto come “modellaggio per approssimazioni successive” (shaping), consente di plasmare il comportamento del soggetto nel modo desiderato. Si tratta di un metodo relativamente semplice e alquanto potente per il quale può essere utile riferirci ad un esempio classico: il soggetto, privato del cibo per alcune ore, viene introdotto nella Skinner-box e gli viene lasciato un certo tempo per ambientarsi nella nuova situazione; quando si avvicina al distributore di cibo, lo sperimentatore gli presenta immediatamente una ricompensa, non collegata a nessuna risposta specifica, ma semplicemente alla vicinanza dell’animale all’alimentatore.
Ben presto il soggetto apprende che in quella determinata zona della gabbia può ricevere del cibo e, per la legge dell’effetto, tende quindi a rimanere nelle vicinanze o a corrervi ogni volta che percepisce il rumore del distributore. Quando questa risposta di orientamento verso l’alimentatore – definita “addestramento al distributore” – è ben stabilita, lo sperimentatore smette di rinforzare l’animale a caso e presenta il cibo solamente quando esso esegue una risposta che si avvicina, dapprima anche molto da lontano, a quella desiderata; inizialmente si tratterà semplicemente del dirigersi verso la parte della gabbia in cui è situata la leva ma, successivamente, si esigeranno approssimazioni sempre più precise. Rinforzando prima, ad esempio, l’avvicinarsi alla leva, poi l’annusarla, poi il suo sfioramento, successivamente il toccarla con una qualsiasi parte del corpo, quindi premerla con la zampa con precisione sempre maggiore, sino ad ottenere esattamente la topografia della risposta desiderata.%%newpage%%
IN BUONA SOSTANZA la differenza di fondo tra questa particolare forma di condizionamento strumentale e quella relativa alla canonica triade stimolo – risposta – rinforzo (S-R-R) è rappresentata dal fatto che nel modellaggio il soggetto è libero di emettere tutta una serie molto variabile di risposte non predeterminate dall’addestratore e non legate al rinforzo da alcuna relazione preesistente, l’unico intervento mediante il quale il comportamento dell’animale viene modificato è il rinforzo differenziale di una sola delle varie risposte casualmente emesse nella situazione di addestramento. Si otterrà, quindi, apprendimento dalle conseguenze del comportamento attraverso il rinforzo positivo prescelto dall’addestratore. Affinché l’approccio addestrativo tramite modellaggio sia coerente con i suoi principi ispiratori, bisogna evidenziare che esso deve essere caratterizzato dal fatto che nell’interazione con il cavallo devono essere utilizzati i suoi stessi sistemi comunicativi affinchè esso possa relazionarsi con l’addestratore in modo quasi naturale e spontaneo. Ricordiamo che il cavallo privilegia, durante le interazioni sociali, gli strumenti mimico-espressivi e quelli gestuali motori. Bisogna porre molta attenzione, quindi, a come ci si muove, alle posture che si assumono e a come lo si contatta eliminando, propedeuticamente, le innate risposte antipredatorie quali l’evitamento e la fuga e la desensibilizzazione agli stimoli nuovi. Nell’uomo, l’evoluzione delle strutture funzionali al linguaggio verbale ha fatto sì che la nostra specie trasferisse nelle espressioni linguistiche la comunicazione sugli stati d’animo, sulle intenzioni o sulle aspettative, mentre tale metacomunicazione negli animali resta di esclusiva pertinenza del linguaggio dei gesti, delle posture e degli atteggiamenti. Molte delle incomprensioni con i cavalli derivano dal mancato riconoscimento del significato che assumono le sue posture e degli atteggiamenti non corretti durante il suo approccio. Il cavallo, infatti, come tutti gli animali sociali, attraverso il linguaggio gestuale ritualizzato comunica le sue intenzioni e ne svela le aspettative.
La giusta interpretazione delle sue posture e la scelta corretta di quelle assunte dall’addestratore facilita il governo e la conduzione alla mano.
LE STRATEGIE DI ADDESTRAMENTO mediante modellaggio comportamentale e comunicazione naturale necessitano di modalità di approccio alquanto diverse se riguardano soggetti adulti o soggetti precocemente manipolati. Nel corso dell’addestramento di animali adulti non manipolati precocemente si deve preliminarmente insegnare al cavallo a concederci il fianco senza timori. Il cavallo deve abituarsi a porgerci il fianco senza mostrare pulsioni di fuga o aggressive poiché nella sua gestione ci troveremo spesso nella situazione di accostarlo di fianco (governo, sellatura, monta) ed eviteremo i frequenti scarti improvvisi o le ritrosie di quei soggetti mal addestrati o impauriti che naturalmente non espongono una parte anatomica che, a ragione, è molto vulnerabile e che rappresenta l’atavico obiettivo dei predatori. Il cavallo che non ha fiducia nell’uomo che gli si sta accostando di lato preferisce, a scopo difensivo, allontanarsi e accoglierlo frontalmente o minacciare di scalciarlo mostrandogli il posteriore. Solo dopo aver ottenuto la fiducia del cavallo non disgiunta dal suo rispetto, l’addestratore deve poter ottenere l’estinzione della reazione difensiva che il cavallo assume quando non è tranquillo o ha timore. Il cavallo in atteggiamento di postura difensiva porta la testa in alto, in segno di allerta, drizza le orecchie disponendole parallele tra loro e le muove a scatti, dilata le narici e gli occhi mostrando la sclera, le labbra sono serrate. Tale atteggiamento è completato da un appoggio in stazione con gli arti anteriori e posteriori molto vicini e paralleli tra loro, mantenendosi pronto alla fuga. La base della coda è posta dentro il solco dei glutei e la rimanente cade all’interno dei garretti. La certezza che nell’animale si siano estinte le reazioni di evitamento e di fuga, si ha quando il cavallo assume la postura rilassata. Tale atteggiamento, che denota tranquillità, è costituito da:
- testa abbassata con collo orizzontale al terreno o al più formante un angolo di 45 gradi;
- padiglioni auricolari posizionati lateralmente e divergenti;
- labbra rilassate e mobili;
- base della coda discostata dal solco dei glutei;
- muscolatura rilassata;
- arti anteriori e posteriori divaricati e piazzati in stazione.
Quando si desensibilizza il cavallo agli stimoli di movimento e di contatto dobbiamo comunque consentirgli di porre in atto i comportamenti di fuga; infatti solo se ha la sicurezza di avere una via di fuga potrà comprendere la nostra postura rilassata e tranquilla alla quale potrà rispondere raggiungendoci, dandogli la voce con tono basso per rafforzare il suo atteggiamento di fiducia. Se ci raggiunge gli lasciamo effettuare l’ispezione olfattiva ricordandoci che il cavallo se percepisce a breve distanza da lui movimenti veloci o inconsueti, ai quali non è abituato, mette in atto comportamenti di fuga. Se attraverso la voce e il contatto riusciamo a conformare nel cavallo piacere, benessere e gratificazione, dopo alcune ripetizioni il cavallo non solo si abitua ma si predispone a ricevere stimolazioni positive. L’associazione tra l’immagine del luogo, la nostra presenza e il particolare tono affettivo delle percezioni recepite lo predisporrà a starci accanto. Il cavallo che non accetta il nostro avvicinamento al fianco, che si dimostra timoroso per ogni nostra azione deve essere rassicurato avvicinandosi alla sua spalla, dandogli la voce e toccando, con il palmo della mano, la base del collo per poi simulare nella regione del garrese il tipico atteggiamento di grooming tra cavalli di pari grado sociale.%%newpage%%
CON UNA PAZIENTE E METODICA REITERAZIONE dei comportamenti rituali pacificatori lo educheremo a non avere timore e a non esibire comportamenti di fuga o aggressivi. Non si può pretendere docilità ed obbedienza da un cavallo che ci teme e, la paura, intuitivamente, genera comportamenti di fuga, mentre, per converso, la mancanza di rispetto genera comportamenti di sopraffazione. La fiducia del cavallo è il momento fondamentale dell’addestramento e ne costituisce la sostanza formale, senza fiducia non parleremmo di modellaggio comportamentale ma di condizionamento operante con rinforzi positivi e negativi senza la componente emotiva che contraddistingue l’equilibrio e l’accordo tra il cavallo e l’addestratore. Ancor più interessanti sono le strategie di addestramento basate sul modellaggio comportamentale dei puledri precocemente manipolati sin dal primo giorno di vita al fine di desensibilizzare ed estinguere l’atavica reazione di evitamento e di fuga ed instaurare l’abitudine alla presenza ed al contatto con l’uomo.
Tale precoce approccio consente la naturale evocazione della reazione del seguire, chiave di volta di ogni addestramento basato sulla fiducia del cavallo e garante dell’equilibrio e del benessere emotivo del cavallo.
Quanto riferito non deve apparire, tuttavia, originale ma riscoperta in chiave moderna di quanto la storiografia ippologia testimonia che l’uomo si servì del cavallo rispettandolo e conoscendone a fondo la sua natura, si conquistò la sua fiducia utilizzando aiuti nobili ed altamente efficaci, giammai lo asservì con la violenza incutendogli timore. Suscita profonda ammirazione oggi soffermarsi ad analizzare i tratti raffigurati su anfore e vasi attici del VI secolo a.C., dove gli aiuti sono appena accennati, i tocchi sono lievi e nobili, prorompente dimostrazione di accordo e fiducia, saggezza e cultura nel rispetto della natura del cavallo.
Prof. MICHELE PANZERA
Ordinario di Etologia veterinaria e benessere animale. Dipartimento di Scienze sperimentali e Biotecnologie applicate. Laboratorio di Etologia veterinaria comparata. Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Messina. mpanzera@unime.it
in home page due esemplari di cavallo orientale siciliano





















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