Avere un cavallo: un impegno lungo una vita!
Ci sono troppe persone che prendono un animale senza rendersi conto di ciò che comporta.
Significa che qualcuno dipenderà da te, per i bisogni materiali e affettivi, per tutta la sua vita.
Vuol dire affrontare problemi, malattie, conciliare ferie, impegni, lavoro, famiglia e ogni esigenza personale con quelle di un altro essere vivente. Ma si tratta di qualcuno e non di qualcosa... non è un libro che può essere chiuso e infilato nello scaffale quando non si ha tempo per leggere.
E' una responsabilità da gestire al meglio ogni giorno. Senza eccezioni.
Questo vale per ogni animale, ma per un cavallo ancora di più.
Per qualche strana ragione lui ci fa stare bene, consentendoci di vivere momenti indimenticabili. Per qualche ragione ancora più strana ci vuole bene e ci ama così come siamo, e se è abituato a vederci regolarmente e ci assentiamo, soffre per la nostra lontananza.
Non sa cosa sono le ferie, non capisce che dopo una settimana torneremo: non ci vede più e soffre, anche se ha cibo e prato a disposizione.
Sindrome d'abbandono, con occhio opaco e inappetenza, possono essere le conseguenze.
Prima di farci catturare dall'entusiasmo e dalla fortissima voglia di acquistare un cavallo, occorre pensarci bene perchè sono animali che necessitano di tempo, attenzioni e denaro.
Il loro fascino ci conquista facilmente ma, oltre a sognare di ammirare il panorama attraverso le loro orecchie, è necessario avere ben presenti le difficoltà della loro impegnativa gestione.
C'è chi butta cani e gatti dal finestrino dell'auto all'avvicinarsi delle vacanze e c'è anche chi, ottenuto in regalo un cavallo a fine carriera perchè bisognoso di una casa, lo mette in un piccolo centro di campagna ma, nel momento in cui si ritrova con il contratto di lavoro non rinnovato o un'altra difficoltà, lo abbandona al gestore lavandosene le mani, invocando la forza maggiore.
Quando ci impegniamo con un animale ne abbiamo la responsabilità per sempre, qualunque cosa accada, perchè siamo diventati il suo mondo.
Bisogna ricordarsi di garantire la nostra presenza anche quando fa caldo e le mosche infastidiscono; quando è freddo e le dita dei piedi sembrano congelarsi o la pioggia inumidisce gli abiti e vorremmo starcene al caldo in casa. Quando siamo molto stanchi, dopo una giornata di lavoro, di studio, o quando riceviamo un invito gradito.
Uno dei compiti più difficili è assicurare al nostro amico il giusto benessere.
Malattie e inconvenienti sono sempre in agguato: sobbattiture, infiammazioni, problemi respiratori, ferite, congiuntiviti, coliche...
Vedo alcuni proprietari postare immagini di una ferita particolare o di un bubbone misterioso su gruppi Facebook, e chiedere al popolo web se abbia mai visto quell'inconveniente e cosa fare per risolverlo. Un esercito di esperti risponde rapido, regalando infiniti e contrastanti pareri... solo uno commentò quello che mi passava per la testa: «chiamare il veterinario, no?». Forse perchè il veterinario costa, così come i medicinali?
Costa anche il maniscalco o il pareggiatore, e vanno chiamati con regolarità.
E la sua sistemazione? Cosa significa garantirgli benessere? Pensiamo di metterlo in un centro equestre e di essere a posto?
Alloggiamolo in un recinto con capannina, in un box con o senza paddock, ma controlliamo sempre tutto: che la piletta dell'acqua non sia intasata da fieno o feci, che l'acqua sia pulita e d'inverno non ghiacci, che non ci siano chiodi sporgenti o sassi appuntiti nei dintorni. La nostra attenzione e premura sono insostituibili.
E il fieno che gli danno com'è? É di qualità, presenta muffe o pericolose spighe? Gli viene dato secco o bagnato? Il fieno secco contiene polveri che si depositano negli alveoli polmonari e, a lungo andare, possono provocare l'enfisema polmonare cronico, la c.d. bolsaggine.
Quindi, è sempre meglio bagnare il fieno ma non esternamente con il tubo dell'acqua, come molti fanno per risparmiare tempo, bensì per immersione, l'unico modo che consente di abbattere la totalità delle polveri presenti.
Tante persone chiamano il veterinario perchè il cavallo tossisce, ma non controllano la qualità del fieno o non si preoccupano di bagnarlo: invece di usare cortisonici, basterebbe garantirgli cibo e ambiente idonei. Fin dall'antichità i saggi sostenevano che prevenire fosse meglio che curare.
E la lettiera? Di cosa è fatta e quanto è alta?
I cavalli in natura non stanno sul cemento ma cercano posti confortevoli al riparo dalle correnti, rifugiandosi tra la vegetazione.
Se li teniamo sul pavimento con uno strato sottile di lettiera sarà più comodo effettuare la pulizia, e meno costoso, ma a lungo andare sorgeranno problemi agli arti, danneggiati dal contatto con la superficie dura.
Bisogna decidere cosa vogliamo: un cavallo in salute e in forma fino a età avanzata o un portafoglio pieno?
Spesso, chi si lamenta delle spese e della necessità di risparmiare non fa economia quando si tratta di acquistare l'ultimo modello di pantaloni da equitazione o il sottosella coordinato con la cuffietta. Si tratta di effettuare delle scelte e forse è meglio uno strato di lettiera più alto e un paio di pantaloni non all'ultimo grido.
Molti prendono un cavallo, magari salvandolo da situazioni di emergenza, e poi lo chiudono in box perchè non hanno tempo per gestirlo, avendone già altri. Così rimangono nel box per settimane, senza interagire con i compagni, in alcuni casi senza cambiare la lettiera con regolarità, i piedi immersi nelle feci e nelle urine, costretti a respirare i miasmi di ammoniaca che bruciano i polmoni.
Se si deve salvare un cavallo dal macello bisogna farlo davvero. Non basta allontanarlo da un pericolo per creare un'altra sofferenza: la buona intenzione non impedisce il concretizzarsi di quello che si chiama maltrattamento. Tenere un equino in un box sporco per molti è normale perchè si dà per scontato che i cavalli siano "accessori" da collocare dove fa comodo: sono catalogati come animali da stalla, abituati agli escrementi. Ma siamo noi a obbligarli a permanere in un luogo chiuso.
Si deve chiamare maltrattamento il trasporto a gennaio di un cavallo in un van aperto senza coperta, sostenendo che in natura tale protezione non esista, o il lavaggio di un grigio a dicembre, appena nevicato, perchè dà noia il manto sporco e si ha tempo solo quel giorno. Se il quadrupede si oppone, invece di comprenderne le ragioni, si afferma che l'autorità umana deve prevalere, altrimenti si corre il rischio di non essere più obbediti!
Abbiamo tolto i cavalli dal loro ambiente naturale, dimenticando che bisogna compensare la perdita di libertà provocando meno sofferenza possibile, fornendo quel che in natura troverebbero da soli con l'istinto e rispettando le loro esigenze reali, senza cammuffarle con le nostre.
Invece troppi affermano di amare il proprio cavallo tenendo una condotta in contrasto con le parole, per comodità o ignoranza.
Se vogliamo creare benessere ed evitare dolore, è necessaria la consapevolezza che non sia sufficiente posteggiarli in un maneggio e pagare la pensione, ma che occorra seguirli e controllarne la gestione, accertandosi di come l'animale viene davvero trattato.
Se non si è disposti a fare tutto ciò, a sacrificarsi (ma è sbagliato parlare di sacrifici, perchè se si è responsabili e si ama davvero lo si fa spontaneamente), a rinunciare a qualcosa per comprare a lui, allora è meglio non prendere un cavallo.
Meglio lasciarlo dov'è, al suo destino, senza intervenire.
Il cavallo regala emozioni indescrivibili, ma devono essere ricambiate da speculari attenzioni.
Tenendo presente che noi, miseri umani, non riusciremo mai ad avvicinarci al caleidoscopio di colori, sensazioni e attenzioni che percepiamo dal semplice contatto col suo manto fatato.
Ci sono ragazzine che si tatuano il nome del proprio destriero sul braccio, e ne parlano come fosse l'Amore della vita.
Vanno da lui, lo tolgono da un box sporco, lo sellano ed escono in passeggiata. Al rientro gli stampano un bacio sul muso, scattano un paio di selfie da postare su Facebook, e lo rimettono nel box sporco, senza modificare il sorriso.
Ci sono genitori che non lavano il sottosella per non rovinare la lavatrice e lo usano fino a che "non sta in piedi da solo" e poi lo buttano, acquistandone un altro: mi chiedo se, nella stagione estiva, lascerebbero indossare la stessa maglietta ai figli per un mese di fila.
Credo che, prima di insegnare a montare, a saltare gli ostacoli, a usare le doppie redini, dovrebbe essere reso obbligatorio, come si fa con la scuola guida automobilistica, un corso di teoria in cui imparare che il cavallo non è un mezzo di trasporto ma un essere che, come noi, prova sentimenti e sensazioni. Che, come noi, ama stare bene, vivere nel pulito, mangiare cose buone, bere acqua fresca, essere curato quando è malato.
Invece si parte dal presupposto che l'equino sia nato per farsi montare e la prima cosa che spiegano è come salire in groppa, trottare e dirigerlo con redini e gambe.
Terminata la lezione lo si rimette velocemente in box e si va subito a raccontare quanto ci si è divertiti.
Dando per scontato che sia un animale al nostro servizio, di cui spesso non si conoscono le peculiarità, scambiando le deviazioni della cattività forzata con caratteristiche innate.
Se l'atteggiamento è questo e manca cultura, rispetto e competenza, allora credo sia meglio non prendere un cavallo, ma lasciarlo dove si trova.