Riflessioni sull'equitazione passata, presente e futura
Questa storia dell’incontro tra uomo e cavallo ( della quale ho parlato anche in un recente articolo apparso su cavallo2000) ha visto per un lungo periodo storico il cavallo tirare il carretto, quando gli andava molto bene. Oggi lo stesso cavallo viaggia su camion di lusso e addirittura in aereo, con tutto uno staff al suo servizio. Si può dire che ha saputo giocare la sua partita. L’equitazione sportiva di oggi ha già visto i suoi giorni di gloria, in particolar modo nel nostro Paese, partendo dalle intuizioni di Federico Caprilli , che rivoluzionò per sempre la monta all’ostacolo, fino alle invidiate vittorie dei fratelli D’Inzeo, solo per fare qualche nome. Non intendo fare un discorso nostalgico, ma da quei tempi ad oggi non è stato inventato più niente. Molto fortunatamente, è stato ripreso, spiegato e reso fruibile per i cavalieri e gli appassionati di oggi. Gli stessi principi di cui scriveva Senofonte e dopo di lui i maestri del Rinascimento sono perfettamente attuali se sappiamo interpretarli. Qualcuno lo ha fatto e ha creato nuove correnti di pensiero, alcune delle quali hanno dimostrato che il piacere del cavallo si può vivere anche senza necessariamente montarlo. Tante volte ho sentito ripetere “di equitazione ne esiste una sola” una frase trabocchetto che può avere tanti significati . Quell oche io mi sento di concedere è che la sola equitazione possibile, è quella al servizio del cavallo. Un’equitazione (considerando anche tutte le sue varianti) nel rispetto del cavallo, quale essere eccezionale e meritevole. Un’equitazione che si rivolge ad ogni tipo di cavallo e che ha come fine ultimo la ricerca dell’armonia, della comunicazione, e rigetta ogni tipo di coercizione. Una disciplina stimolante dal punto di vista mentale e percettivo, con spazio di espressione per il cavallo e per il cavaliere. Questo dovrebbe essere il fondamento degli sport equestri di oggi, e purtroppo non è così. Assistiamo costantemente ad un uso improprio della forza, o della violenza, soprattutto per la mancanza di competenza e per l’urgenza di ottenere un risultato. Questo anche da parte dei giovani, per i quali l’equitazione potrebbe e dovrebbe invece essere un’ottima palestra di vita. Sono già stati raggiunti i massimi della prestazione sportiva, con cavalli così ben selezionati e costruiti da rendere superflua, agli occhi dei più, qualunque preparazione ragionata, a detrimento della cultura equestre. Siamo finiti nel consumismo equestre, dove il cavallo che non supporta più gli aggiornamenti viene velocemente sostituito da uno nuovo, più performante. Può far riflettere il fatto che chi è dentro il sistema, chi pratica e frequenta gli sport equestri, fa molta più fatica ad accorgersi degli abusi rispetto a chi invece ne è fuori. Questo avviene perché quando ci si abitua a vedere le cose queste poi diventano “normali”, un po’ come succede nel portare sempre la mascherina, si perde l’occhio critico. Nella comunità equestre in molti combattono con forza questo tipo di abusi, dichiarando guerra al sistema. Il beneficio di questo atteggiamento è più che altro la denuncia e la sensibilizzazione; ma per portare un reale miglioramento è necessaria la diffusione capillare di una filosofia e di una pratica rispettosa e gentile. Confido che in un prossimo futuro non ci sarà più spazio per un utilizzo poco etico del cavallo, così come degli animali in generale. Che sia arrivato il momento di portare alla luce i valori che in tante occasioni abbiamo ricordato, e di fermarci a guardare davvero il cavallo per ciò che è: un essere magnifico, che non ci deve nulla, ma anzi è nostro maestro di vita. Siamo noi degni della sua presenza? È nostro dovere assicurargli un futuro, reintegrarlo nelle nostre città, nelle nostre vite. Immaginate nuovi spazi verdi, ricavati al posto di aree industriali abbandonate. Piccoli branchi di cavalli a pascolare, fuori dal vostro ufficio. Pensate alla sensazione di pace nel guardarli. Vostro figlio che torna da scuola, col disegno di un cavallo, che ha potuto ammirare e ritrarre dal vero durante una lezione di educazione artistica “en plen air”. Altro che DAD! La passeggiata della domenica, in carrozza , a pochi minuti da casa. Il fine settimana aziendale, dedicato ad un corso di comunicazione e relazione, mediato dal cavallo. Attività per genitori e bambini, a contatto con la natura, dove imparare ad ascoltare, ad osservare, annusare. E poi ancora i cavalli che fanno visita ai pazienti nelle case di cura. Corsi professionali di pareggio dello zoccolo, cura e gestione del cavallo per persone disagiate, o nelle carceri. Tutto questo già esiste, ma non si vede. Dipende solo dalla nostra volontà portarlo alla luce.