Mauro Checcoli, Caprilli e i Pratoni del Vivaro!
Ormai, quando si parla di tecnici, di impianti, di cavalli, ma soprattutto, di cultura equestre, gli occhi degli italiani vagano sul mappamondo alla ricerca di altre nazioni, tra cui il Belgio e la Germania, dimenticando, troppo spesso, che in realtà basterebbe uno specchio.
Difficile biasimare i giovani che non conoscono le vecchie glorie italiane, difficile perché sono le istituzioni stesse a favorire l'oblio, abbandonando negli annali i nostri campioni, umani ed equini, nelle biblioteche le tecniche e al degrado le nostre strutture celebri in tutto il mondo.
È in questo triste panorama che possono essere inserite due eccellenze nostrane: Federico Caprilli e i Pratoni del Vivaro, eccellenze che, come spiegherà l' ingegnere Mauro Checcoli, medaglia d'Oro individuale ed a squadre nelle Olimpiadi di Tokio 1964 ed ex Presidente FISE, si legano nel progetto di risollevamento dei Pratoni del Vivaro previsto per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. “Impianto che, come è noto, è stato deturpato dal vandalismo e abbandonato a causa della cattiva gestione del CONI e della FISE,” spiega Mauro Checcoli.
“I Pratoni si trovano in queste condizioni a causa dell'evidente disinteresse da parte di decenni di gestione FISE che non hanno curato l'impianto come avrebbero dovuto. Non si sono più preoccupati di avere un'Università dell'equitazione. Dal momento in cui ho lasciato la presidenza i Pratoni sono stati usati semplicemente come impianto dove svolgere concorsi e non più come luogo dove formare cavalieri e cavalli, quella che poi era la loro vera funzione. Da questo impianto sono usciti campioni olimpici, cavalli e cavalieri, ma anche eccellenti istruttori.”
Per Mauro Checcoli i Pratoni sono una vera e propria istituzione: “Io li considero un'istituzione di cultura equestre superiore, per la loro storia con la quale esercitano un fascino e una credibilità impossibile da ritrovare in altri campi di gara. In quei campi si sono disputate le olimpiadi, vi sono sepolti alcuni dei più grandi cavalli campioni dell'equitazione italiana, vi si sono allenate generazioni di fortissimi cavalieri. Elementi che colpiscono senza dubbio la sensibilità e l'emotività dei giovani.”
Ingegner Checcoli, perché i Pratoni sono una perdita importante per gli impianti italiani?
“Per la loro bellezza naturale; per l'andamento collinare del terreno; per la ricchezza di ostacoli e sopratutto per la qualità del fondo che è perfetta per i cavalli. È una perdita gravissima. Inoltre vi sono tantissime attrezzature all'avanguardia come ad esempio la piscina per l'allenamento dei cavalli infortunati o il solarium per asciugarli velocemente. È risaputo nel mondo: se all'estero lei chiedesse dei Pratoni del Vivaro le risponderebbero domandandole quando sarà la prossima gara. Fortunatamente non sanno delle condizioni in cui si trova, se lo sapessero ci prenderebbero per pazzi.”
Come si lega Caprilli a questi progetti di risollevamento dei Pratoni?
“Perché nella gestione ci saremo noi dell'Accademia Caprilli, ovvero l'unione di tutti i cavalieri di tutte le generazioni che hanno avuto una formazione discendente direttamente dal sistema di equitazione naturale di Caprilli: caprilliani veri che oggi non ci sono più. Noi dell'Accademia ci riconosciamo in questa forma di cultura basata sulla conoscenza della mente e del comportamento del cavallo e quindi del suo uso in sintonia con le sue caratteristiche. Oggi è presidente Giulia Serventi, prima di lei lo è stato Adriano Capuzzo, mentre io sono stato l'ideatore di questa Accademia. Non è una società sportiva, è un'associazione culturale che ha prodotto società sportive che continuano ad agire secondo questa logica. Proprio una di queste sarà quella che dovrebbe gestire i Pratoni del Vivaro.”
Quali sono gli obiettivi di questa gestione?
“Lo scopo dell'Accademia Caprilli Pratoni del Vivaro è quello di occuparsi della gestione del centro e della programmazione delle attività, in modo di non avere solo un meraviglioso campo di gara ma, anche, una scuola di formazione, una vera e propria Università dell'equitazione.”
Ma questo grande progetto sarà aperto anche a chi non è impegnato nel settore agonistico?
“Certo! Noi vogliamo che i Pratoni diventino un luogo di cultura, quindi chiunque voglia venire, meglio se sotto il nome di una società sportiva, è il benvenuto. Le porte sono spalancate a tutti gli istruttori e ai loro allievi che invitiamo a godere delle splendide infrastrutture dei Pratoni e dei suoi ostacoli. Ai tecnici delle società affiancheremo un nostro istruttore per correggere e supportare il lavoro sulle basi della tecnica Caprilliana. Tutto questo con la grande fortuna di poter chiedere ai partecipanti quote minime per la partecipazione a questi stage, avendo i costi della struttura e del personale già coperti da altri enti.”
Un progetto importante e necessario per riportare in alto la reputazione mondiale dell'equitazione italiana. Un programma che lascia sperare che ci sia l'intenzione di ritornare a quel livello di eccellenza che, grazie ad atleti come Federico Caprilli, i Fratelli D'Inzeo, Giulia Serventi, Adriano Capuzzo, lo stesso Mauro Checcoli e molti altri, proprio quei paesi che ora guardiamo come esempi, fino a qualche anno fa ci invidiavano.






















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