Fieracavalli, Verona e gli editti della Serenissima
IL RAPPORTO, meglio sarebbe dire identità culturale che ha caratterizzato storia,cultura ed economia di Verona, tra città è cavallo ha rappresentato un “continuum” che si perde nella “notte dei tempi”. Ancor prima di quel 1722 in cui il Bibbiena progettò, prima, e seguì i lavori di costruzione, poi, del primo quartiere fieristico per i cavalli, muli, asini e bardotti, si hanno documenti che sottolineano la centralità di Verona nell’allevamento e nella commercializzazione dei prodotti dell’allevamento equino.
Si ha la certezza che i concorsi ippici con relativo mercato dei migliori soggetti (da alcuni documenti custoditi nella biblioteca comunale si parla dello svolgimento di un Concorso già nel 1864 a cui parteciparono i provetti binomi dell’epoca) si svolsero ancor prima della fatidica data del 1898.
Quell’anno infatti ebbe inizio la moderna storia fieristica scaligera. Nel marzo di quell’anno (nella prima domenica dopo il primo lunedì del mese in questione) si svolse, infatti, a battesimo la prima edizione della Fiera dei Cavalli e dell’Agricoltura (così venne definita dall’allora Amministrazione comunale che, per l’occasione, adatto alle esigenze dell’evento Via Pallone e la recuperata fruizione di Campo Marzio dove, di seguito, furono realizzati i ricoveri in muratura) oltre che nello storico vallo dell’anfiteatro areniano.
Ben 112 anni di storia, se si prende il 1898 quale riferimento del “nuovo corso”, molti di più se si “scartabellano” i tanti editti del senato della Serenissima con cui si normavano gli eventi scaligeri e si dettavano regole per la partecipazione (come espositori e come visitatori) agli eventi fieristici che ancor prima dell’anno mille erano ospitati in Verona e vertevano tutti, o prevalentemente sulla valorizzazione e commercializzazione dei cavalli.
Un percorso storico accanto al quale presero forma, all’inizio, interessanti attività di artigianato, prima, e , dall’800 in poi, in vere e proprie imprese.
Verona, infatti, era uno dei più importanti riferimenti, a livello nazionale e internazionale, nella progettazione, costruzione e commercializzazione di calessi, carrozze e carri di tipo agricolo.
La sua rinomanza era così radicata nei cultori e negli appassionati per tali prodotti che il conte Carlo Sicurtà, racconta nella biografia autografa, come agli inizi degli anni ’50 venne in quel di Valeggio sul Mincio, uno dei centri più noti nella realizzazione di calessi di raffinata bellezza, per acquistarne uno e, a tanto, aggiunse quello di Villa Maffei, sede ancor oggi di meeting internazionali a cui hanno presenziato, nel recente passato, personaggi della politica mondiale e grandi scienziati (Sabin, Fleeming, Konrad Lorenz, etc.) e l’affascinante Parco, un’oasi naturalistica di eccezionale bellezza, in ogni stagione, visitato da oltre 300 mila visitatori/anno.
Vicenda che la dice lunga sulla compenetrazione storica, culturale ed economica che il cavallo ha diffuso in Verona e nel suo comprensorio dove oggi insistono piccole e medie imprese manifatturiere per molte delle quali l’inizio della loro attività produttiva è diretta derivazione di quella che aveva “preso le mosse” dall’essere di supporto al cavallo ed ai suoi numerosi impieghi.
D’altro canto, Verona oltre ad essere uno dei capisaldi nelle strategie militari dell’Austria, prima, e del Regno d’Italia, poi, era anche il polo, nell’intera pianura padana, di un sistema agricolo di forte impronta imprenditoriale e un centro di trasporti commerciali, sia verso le province e le regioni limitrofe sia verso i Paesi esteri confinanti.
Pi.Pg.