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Si è venduto tutto, persino Nearco il più grande razzatore del secolo scorso, cui pure il cavallo icona del turf americano, Secretariat, deve i natali. E la moglie Lydia l'ha seguito a ruota cedendo oltre Atlantico il simbolo del galoppo italiano, Ribot. Il credo di Federico Tesio, il padre-padrone dei rossocrociati, era allevare, valorizzare, vendere, ma i campioni della pista gli spuntavano in casa come l'erba di Dormeĺlo e dell'Olgiata.
Ogni stagione o epoca si dota di un retroterra culturale articolato, segue dei fondamentali di comportamento conseguenti. Ciò vale in senso lato nel costume, nella società, nella politica, nel pensiero. Non fa eccezione il mondo dell’ippica e quindi del Turf.
Donna Lidia ! L’altra meravigliosa metà del cielo infinito del Turf. Cosa sarebbe stato di Federico Tesio senza la presenza fondamentale di colei che non fu soltanto compagna di vita felice ma molto di più , una vera e propria alter ego del Senatore per di più altrettanto competente?
Ah, Ubaldo ! Quante emozioni, quanti ricordi…. Come Ubaldo chi ? Diamine , Ubaldo è solo Pandolfi, la Cassazione , secondo definizione che mezzo secolo orsono coniò per lui Gigino Colasanti. Le sue erano sentenze inappellabili, almeno per noi che ne eravamo sostenitori.
MILANO. Domenica prossima i cavalli del Gran Premio di Milano torneranno al tondino. Nonostante la distanza accorciata e la retrocessione del suo status resta immutato il fascino di una corsa al galoppo che ha fatto la storia di San Siro e dell'ippica italiana intera.
Una corsa di galoppo “storica” come il premio ‘Pisa’, che domenica manda in scena sul tappeto verde del Prato degli Escoli la sua 133a edizione, nasconde nelle sue pieghe statistiche, curiosità, aneddoti. Le statistiche piacciono sempre perché offrono un quadro delle varie epoche.
PISA. Il Paese dei cavalli domenica ricorda uno dei suoi figli che ne hanno illustrato la storia ippica, il grande Enrico Camici. Fu fantino di De Montel e di Federico Tesio, vestendo il biancorosso con croce di Sant'Andrea della Dormello Olgiata. Fu il fantino di Ribot ma anche di Ortello. Sono le cifre a disegnare meglio di ogni commento la carriera di Enrico Camici.
Nato il 27 febbraio 1952 da un incrocio più magico del Criss Cross (il primo reggiseno senza ferretto), quello tra babbo Tenerani e mamma Romanella, Ribot è il cavallo che più e meglio di ogni altro è passato alla storia ed è andato anche oltre, diventando leggenda tramandata di generazione in generazione tra gli appassionati dell’ippica e del galoppo in particolare, ma arrivando anche a chi, in un ippodromo, non era e non è mai stato.