L'Ippica è in caduta libera. E il Governo tace
Caro Direttore, c’era un tempo in Italia in cui l’Ippica era molto fiorente. C’erano tanti cavalli di trotto e di galoppo, grandi e piccoli allevamenti che lavoravano alacremente inseguendo il sogno continuo di veder nascere e crescere in casa IL CAMPIONE. E c’erano piccole e grandi scuderie dove i cavalli venivano allenati sempre inseguendo lo stesso sogno. Tornese, Delfo, Ribot e Molvedo ormai appartengono alla preistoria. In tempi recenti ci sono stati altri cavalli eccellenti in una carrellata che ha toccato l’apice con il campionissimo Varenne e che ora prosegue con cavalli italiani che purtroppo debbono andare all’estero per far fortuna.
Da quando Varenne ha smesso di correre, l’Ippica ha cominciato a vivere un lento ma inesorabile declino. L’Ippica viene associata solo alle scommesse e sui media trova spazio solo quando si verificano fatti di cronaca nera: esempi recentissimi il rapimento di Equinox Bi e la morte dei trottatori nel rogo delittuoso di Vigone.
A fronte di pochi cavalli da gran premio, ci sono migliaia di cavalli che corrono in corse con premi sempre più bassi. Per tutti questi cavalli, campioni e non, il sacrificio di allevatori, proprietari, allenatori, fantini, guidatori, artieri, lavoratori in genere, è sempre lo stesso, ma per la grande maggioranza delle persone l’aspetto umano dietro le corse viene completamente ignorato, nascosto da un biglietto che indica la sommessa e nulla più.
L’Unione Nazionale Incremento Razze Equine, che dovrebbe salvaguardare l’Ippica in Italia, è paragonabile a un relitto alla deriva in mezzo a un mare fatto di debiti e innumerevoli promesse mai mantenute, un ente direttamente controllato e legato a doppie redini dalla classe politica, che però dà l’impressione di considerare l’Ippica un male necessario e decisamente fastidioso. Basta leggere l’ultima Finanziaria: il danno provocato dall’aumento dell’Iva sui cavalli è incalcolabile ma ciò non preoccupa minimamente i Signori Ministri Padoa-Schioppa, Bersani e De Castro.
Non se anche in altri Paesi ci siano enti come la nostra Unire. So che in Francia il problema della salvaguardia dell’attuale sistema di scommesse sulle corse dei cavalli è talmente sentito da aver indotto addirittura due ministri a muoversi per trattare a Bruxelles con il Commissario europeo del monopolio del PMU.
La scommessa sui cavalli, che per anni ha garantito la sopravvivenza a migliaia di famiglie, è travolta da altri giochi senza che nessuno mostri di rendersi conto della gravità della situaione.
Quando in un futuro, che sembra essere ormai prossimo, non troveremo più cavalli che corrono in pista, ci divertiremo a entrare negli ippodromi per giocare con le slot-machines o con le corse virtuali, dato che le macchinette non hanno bisogno di mangiare o essere curate come gli uomini e i cavalli!
Cordialmente tuo
MIRKO AVOLEDO






















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