Jockey Club a San Siro, storia di grande fascino
MILANO. Il Gran Premio del Jockey Club e Coppa d'Oro, sui 2400 metri della pista grande di San Siro, è l'importante confronto internazionale per tre anni ed oltre dell'autunno milanese. I tre anni portano 56 chili e mezzo, gli anziani 59.
Questo probante vertice della selezione italiana sulla distanza classica vanta un albo d'oro nobilitato da campioni che hanno fatto la storia del galoppo. La corsa fu fondata nel 1921, Priapo il primo vincitore. Gli anni venti del Jockey si contraddistinguono per il doppio di una femmina, Erba, che si afferma nel 1928 e dodici mesi dopo si ripete.
E' del 1935 il primo 'grande' immortale del ricco e prestigioso '2400'. Si tratta di Pilade, il gioiello della Razza del Soldo. La sua galoppata vincente sotto la tribuna di San Siro concede il bis nel 1936.
Altro crack passato alla storia è Bellini, il laureato del 1940. Un soggetto eccezionale, dotato di uno spunto irresistibile. In razza sarà il genitore di Tenerani. Già, amici, il padre di Ribot mai troppo amato da Federico Tesio ma che in pista fu un cavallo consistente. L'ottobre milanese lo vide trionfare nel Jockey Club edizione 1947.
Un anno dopo al proscenio sale una delle Regine di Dormello, l'immensa Astolfina, che nel Milano aveva costretto proprio il compagno di colori Tenerani all'unica battuta d'arresto della sua stagione dei 4 anni. C'è una parità a far passare alla storia l'arrivo del 1949, con Grifone e Antonio Canale appaiati sul palo.
Anni Cinquanta che si sintetizzano con due nomi. Uno è quello di Norman, autore di un doppio nel '53-'54 e poi, a seguire, sua maestà Ribot, spettacolare promenade sull'erba nel 1955 per il laureato dell'Arc.
Suo figlio Molvedo è il winner del 1961, ripetendo lo stesso sentiero, Parigi-Milano tra le foglie d'autunno. Un cavallo come Marco Visconti trova un'annata di grazia e svetta nel 1966.
Bacuco, figlio di Rio Marin (linea maschile quella del 'Cavaliere' attraverso Traghetto), apre gli anni Settanta vincendo a quattro anni in un'annata che lo vede nel pieno della maturità (successi anche nella Coppa d'Oro e nel Premio Roma, allora sui 2800 metri, con il secondo posto nel Milano) e volare negli States per essere buon terzo nel Washington International.
Il fascinoso Weimar, della scuderia Aurora, scalda San Siro nel 1971. Dodici mesi dopo è Tierceron che dopo aver trovato sulla sua strada Gay Lussac nel Nastro Azzurro può assaporare, finalmente, il suo giorno da leggenda.
Cediamo lo scettro ai francesi nel 1973 con il discreto Sang Bleu che sarà un cliente affezionato dei nostri gran premi. Ecco un bel cavallo come Laomedonte, genealogia americana, a far di nuovo sventolare il tricolore nel 1975 prima di arrenderci e tributare applausi a scena aperta alla "Reine" Infra Green nel 1976. Torna a San Siro dopo quel giorno d'estate dopo aver battagliato tutta la dirittura con il biondo Sirlad in un Milano immortale.
Nel 1977 c'è voglia di cinema Paradiso e ci pensa Stateff, allevato in Inghilterra ma portacolori della Lady M. I cavalli sanno aspettare il proprio giorno di gloria. Stateff aveva incrociato i guantoni con tre anni che andavano come reattori, Sirlad e Capo Bon. E Stateff era stato secondo dell'allievo di Benetti nel Filiberto e aveva seguito il pupillo del Sor Federico Regoli nel Presidente. Quel Jockey Club sembrava impossibile da difendere con Balmerino che era un performer di livello internazionale e Beau Buck a ridosso nella valutazione. Ma in un campo di 8 partenti, quel giorno di ottobre del 1977, Sandrino Atzori sentì sotto la sella il motore di un purosangue chiamato Stateff che aveva voglia solo di far innamorare Milano: l'inglese in rosa e viola era centrato, tonico, volitivo. Galoppava che era un piacere vederlo. Già alla sfilata sembrava tirare il fantino verso le gabbie, impaziente di esprimere tutta la sua energia in uno sfrenato galoppo. Sentiva la corsa, Stateff. Gli ultimi 200 metri della dirittura furono uno spettacolo ad alta intensità emotiva: Balmerino attaccava furiosamente ma Stateff non cedeva una battuta. Ribatteva colpo su colpo ad ogni folata. Fu trionfo, Balmerino al tappeto dopo aver sperato di risolvere a suo favore la partita. Beau Buck costretto ad adeguarsi al terzo posto.
Stone un anno dopo regalò all'Italgaloppo un altro trionfo nel piccolo Arc di San Siro. Lo imitarono dei campionissimi come Tony Bin (1987) e Misil (1993) perchè dopo fu quasi un monologo estero salvo il cammeo grizzettiano di uno splendido Sumati e un giovane Mirco Demuro nel 1999. E' una corsa di grandi cavalli e dei migliori fantini internazionali, il Jockey.
Al proscenio c'è Lanfranco Dettori, il Frankie all'ultimo ballo di una irripetibile carriera e che a Milano in questo '2400' di assoluto valore è di casa dall'alto dei suoi 6 trionfi, il primo con il 'carusiano' Misil nel '93, il piu' bello in sella al tedesco Schiaparelli, una meravigliosa corsa di testa scandita da tutta la classe dettoriana.
Già il meraviglioso performer espressione del sapiente allevamento teutonico che è anche l'ultimo detentore del doppio nel Jockey Club. A differenza di altri 'doppiatori', il biondo classico germanico si è imposto a distanza di 24 mesi. Il primo traguardo nel 2007, sempre scandendo il ritmo in avanti, e poi il bis con quella magia di Frankie capace di rubare il tempo a tutti, a traguardo lontano. E via sul passo, con una falcata ampia e plastica che ci ricordava per il mantello anche il nostro Sirlad; via sul passo come solo i cavalli ben allevati e costruiti dalla sapienza di uno stud che non vende le madri e conserva come tesoro le linee auliche, sanno fare.
Gli anni Duemila, spesso dominati nel vertice milanese da soggetti di training estero hanno, tuttavia, segnato in un paio di occasioni le imprese di purosangue allenati in Italia: Dylan Mouth, montato da Fabio Branca per i colori della Effevì e il training di Stefano Botti, s'impose nell'edizione del 2014, il bis di un esponente del team di Cenaia ad opera di Full Drago, con in sella Dario Vargiu vestito della casacca dei Dioscuri.
Domenica andremo all'ippodromo in un confronto di grande valore con la speranza che un cavallo italiano possa trionfarsi nella corsa di San Siro più ricca di fascino. Non sarà facile perché la concorrenza dei soggetti esteri è altamente competitiva, soggetti già in evidenza nel nostro circuito, capace d'imporre sul prato di San Siro consistenza, forma e la provenienza da parte di entourage capace di mirare un obiettivo di così alto prestigio.
Il Jockey Club a metà ottobre, ovvero la grande corsa internazionale sulla distanza che ancora oggi fa la selezione, anche se in questa edizione 2023 è soltanto gruppo 2, resta la storia di grande fascino di una corsa sulla pista della verita, quei probanti 2400 metri sul meraviglioso manto verde di San Siro. I grandi cavalli di domani nascono da queste corse. Qui in una classica di altissimo livello, su una pista selettiva come poche, si scelgono i sire che ancora tramanderanno un'idea di ippica come ricerca costante della qualità.