Dieci chilometri di cultura: il tesoro nascosto della biblioteca del MASAF
Sono centinaia i volumi sui cavalli, dal Cinquecento ad oggi, che attendono di essere svelati: un tesoro bibliografico che, insieme ai testi agricoli, si estende per circa 10 km lineari di sapere custodito, ma mai rivelato
Un racconto che sembra impastato di polvere, avvolto nel respiro umido della muffa e velato dall’eco di un mistero, ma che assume improvvise pennellate di colore nelle parole del dott. Remo Chiodi, direttore generale per l’ippica del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF): “Possediamo un patrimonio immenso e non valorizzato come meriterebbe”. Il luogo ideale per dargli voce è Fieracavalli Verona 2025, che si è fatta soglia e teatro di una tavola rotonda dedicata.
Su questa battuta, il consesso prende immediatamente la piega dell’operazione culturale, che si libra nelle parole quasi solenni dei ragguardevoli relatori. L’Italia manca da troppo tempo di iniziative atte a contaminare il mondo con la propria cultura ippica ed equestre, segnando un gap negativo che la separa dagli altri paesi europei; nelle parole di Pascal Buléon, direttore della Bibliothèque Mondiale du Cheval, ponte per una proiezione internazionale del progetto, sembra addirittura che la cultura equestre italiana risuoni con maggiore riverenza oltre i confini nazionali piuttosto che in patria, tanto che sarà a breve tradotto in italiano un volume francese (!) sull’equitazione italiana.
Esiste quindi, nelle parole del dott. Chiodi, l’urgenza di valorizzare il nostro patrimonio e l’occasione ci giunge, ghiotta, dalla sede romana del Ministero dell’Agricoltura; qui è situato un luogo di rara suggestione, una biblioteca di ragguardevoli dimensioni: circa 1 milione di volumi (calcolati approssimativamente in 10 km lineari di scaffali) di varia ispirazione agricola; la descrive in maniera appassionata e liturgica la sua direttrice, la dottoressa Annarita Roccaldo, che rivela frammenti di storie e saperi equestri non ancora catalogati che attendono solo di riemergere dal silenzio dei secoli.
L’emozione di lavorare su materiale di pregio artistico e storico/didattico raccolto fin dal 1860, trasuda dalle parole di una funzionaria della biblioteca, la dottoressa Carla Spigarelli, che narra tra l’altro di 5 manoscritti antichi e, mistero nel mistero, di uno di essi, non firmato e ancora non datato; tra gli altri, spicca una versione restaurata di un testo “pop up” di veterinaria dalle cui pagine sfogliate “saltano fuori” le riproduzioni tridimensionali degli organi degli animali con effetti di movimento e profondità.
I contorni del progetto iniziano a definirsi più compiutamente nelle vibranti parole del dottor Giovanni Battista Tomassini, caporedattore del TG 3 e cultore della memoria equestre, che tratteggia un disegno culturale sorretto da un comitato scientifico e fatto di studi rigorosi, pubblicazioni ed esposizioni; s’incorporano in primo piano nel dipinto delineato, sinergie con istituzioni universitarie e borse di studio a sostegno di giovani accademici.
Il progetto di riscoperta della biblioteca del MASAF, dunque, si configura come un’autentica operazione intellettuale, minacciata, come molte altre, dall’insidia dell’oblio; eppure, per una volta, la cultura rischia di trionfare, grazie all’intervento del mondo della finanza: il gruppo bancario Intesa San Paolo, accorso in sostegno al progetto nella persona della dottoressa Elisa Zambito Marsala, responsabile education ecosystem and global value programs, si assume l’onere economico necessario per l’attivazione delle attese borse di studio, trasformando un auspicio in atto concreto.
Il patrimonio bibliografico del Ministero, complice un raro allineamento d’intenti, vuole donarsi al mondo accademico ed alla comunità culturale tutta, come occasione per risvegliare la nobile eredità del sapere equestre, profondamente intrecciata con la trama della nostra cultura o, per dirla con le parole della dottoressa Tamara Papiccio, Vice Presidente Unione Europea Trotto, “che ha permeato la storia con la relazione stabilita tra uomo e cavallo”.
La lunga convivenza dell’uomo con il cavallo ha generato un corpus di innumerevoli opere, testimonianza delle molteplici intersezioni nel percorso storico delle due specie; specie che, soltanto in epoca moderna, la riflessione bioetica ha osato mettere a confronto per senzienza; lo studio di questo percorso storico convergente costituirebbe non solo un’operazione culturale di rilievo, ma quasi un rito di riscoperta di una memoria condivisa tra specie e civiltà.
Pascal Buléon stimola una riflessione in questo senso e giunge a tessere un nesso tra il remoto passato dei testi storici fatto di cartapecora e penne d’oca, con il più recente tempo fatto di tecnologia e intelligenza artificiale, lasciando filtrare progressive schegge di senso nelle sue parole: un salto temporale arduo, ma già parzialmente realizzato attraverso l’applicazione delle tecnologie digitali alle materie umanistiche che hanno generato, tra le altre, la Bibliothèque Mondiale du Cheval: quest’ultima rappresenta dunque il punto d’incontro tra la digitalizzazione e la cultura equestre; un portale in cui oggi, come in un tecnologico forziere, troviamo censite 20 mila opere sui cavalli, in gran parte accessibili in 34 lingue, provenienti da 43 diverse biblioteche nel mondo.
La ratio stimolante che guida questa iniziativa è quella di offrire alla collettività uno strumento culturale e agli operatori del settore uno strumento di formazione; per questo anche il mondo sportivo di vertice della FEI collabora con la Bibliothèque Mondiale du Cheval e l’iniziativa del MASAF raccoglie il plauso di personaggi sportivi del calibro del dottor Mauro Checcoli. Due ori olimpici e un pallino per il sapere, il cavalier Checcoli esterna apertamente la sua idea di un mondo equestre moderno privo di cultura. “Gli italiani fanno sempre scuola, ma poi dimenticano” ed in effetti, come ci ricorda il dottor Tomassini, i primi libri sull’arte equestre sono stati scritti in Italia; per questo il patrimonio italiano necessita di valorizzazione e il cavallo, dal canto suo, reclama un’analisi più attenta delle sue elevate doti di empatia che lo portano a comprendere (meglio se inteso alla latina, come cum prehendere), talvolta più del proprio cavaliere. La considerazione suona autorevole fatta da un olimpionico, Checcoli appunto, che ha sempre preparato per l’agonismo cavalli scartati da altri perché non capiti.
Tra memoria e futuro, il progetto di riscoperta dei testi sui cavalli della biblioteca del MASAF, si configura come un’impresa intellettuale di raro respiro, che fornisce all’Italia una straordinaria occasione per rivendicare la nobiltà della propria eredità equestre. Al futuro il compito di svelarne i frutti.






















.jpg)




