Cavalli e detenuti, un successo senza riserve
IL TEMPO si ferma quando si entra all’interno delle mura del carcere di Bollate. Percorrendo i viali che costeggiano i diversi reparti si arriva alla Scuderia Bollate. Una vera scuderia completa di box, capannine con ampi paddock, fienile, campo da lavoro e dei bellissimi cavalli provenienti da diverse realtà.
Ma cosa ci fanno i cavalli dentro un carcere? L’idea è nata qualche anno fa a Claudio Villa, presidente dell’Associazione Salto Oltre il Muro e responsabile del progetto “Cavalli in Carcere”, che vede protagonisti i cavalli e i detenuti alle prese con l’antico mestiere di artiere.
Il corso per artieri inizialmente veniva proposto ai detenuti che avevano quasi terminato il periodo detentivo, con l’intento di offrire una possibilità concreta di lavoro una volta ritornati liberi. Con il passare degli anni però la richiesta di partecipazione ai corsi arrivava sempre più spesso da detenuti che avevano ancora molti anni da trascorre in carcere. E questo ha segnato l’inizio di un grande cambiamento. Pur rimanendo un corso professionale, con teoria e pratica dedicate all’insegnamento del mestiere di artiere, si sono aggiunti due nuovi ingredienti: comunicazione e relazione.
Come è potuto succedere? Cosa c’è di diverso nella Scuderia Bollate rispetto ad altre scuderie presenti sul territorio dove si insegna questo stesso mestiere?
Il branco.
Alcuni dei cavalli che sono arrivati a Bollate sono stati sottratti al macello, altri sono stati sequestrati a persone che li maltrattavano, alcuni sono cavalli atleti arrivati alla fine della loro carriera sportiva. Ora vivono tutti insieme e hanno formato un branco. Un vero branco, anche se in cattività, con una gerarchia definita, con simpatie e antipatie e anche qualche ... gelosia! Con il tempo hanno ritrovato forma fisica, benessere , un modo semplice ed efficace di comunicare tra loro e anche se i diversi ruoli sono spesso messi in discussione, basta un cenno delle orecchie e l’ordine si ristabilisce.
I detenuti che vivono a contatto con i cavalli giorno dopo giorno, che si prendono cura di loro, che li accompagnano ai paddock distribuiti lungo le mura e li riportano nei box la sera hanno contribuito alla formazione di questo branco e imparato un nuovo modo di comunicare e di relazionarsi. In un contesto come quello della Scuderia Bollate infatti non c’è spazio per l’aggressività, la violenza, la prevaricazione, l’inganno. Si è tutti sullo stesso piano e si collabora per un obiettivo comune: il benessere del cavallo.
Forse è proprio questo che continua a dare ai detenuti che frequentano la scuderia la volontà di fare, di costruire, di montare e smontare, di trasformare materiale di recupero e in disuso in box e capannine per ampliare gli spazi a disposizione dei cavalli. Un lavoro duro che portano avanti giornalmente con costanza e impegno.
Sr. Pauline Quinn, un suora domenicana che per prima nel 1981 ha introdotto gli animali nei programmi di riabilitazione per i detenuti delle carceri americane ha scritto:
“Gli animali in carcere aiutano a riportare rispetto, dignità e soprattutto amore, ingrediente principale per la motivazione al cambiamento”
Sembra che i detenuti che frequentano la Scuderia Bollate stiano sperimentando tutto questo.
Negli Stati Uniti i programmi di riabilitazione dei detenuti che coinvolgono i cavalli sono operativi da molti anni. La nostra realtà ha suscitato interesse anche oltreoceano e Sr. Pauline verrà a trovarci per conoscere da vicino il nostro lavoro. Con piacere e anche con orgoglio aspettiamo la sua visita a dicembre.