Amarcord... Il fantasma di Promoippica
Portare gente all’ippodromo e possibilmente invogliarla a scommettere è uno dei traguardi per l’Ippica in tutto il mondo. L’altro è la selezione, ovvero fare in modo che le corse indichino i soggetti migliori e quindi progredisca la qualità del cavallo da corsa. Concetti elementari che però negli ultimi anni in Italia sembravano finiti nel cestino.
Portare gente all’ippodromo. Adesso tutti esultano per le tribune piene a San Siro, ad Agnano, a Padova, a Merano… Sono segnali di ripresa che incoraggiano a non mollare ma che suonano anche come un pesantissimo atto di accusa per l’Ippica di ieri.
Dove erano i dirigenti delle società di corse, delle associazioni, dell’Unire e degli enti tecnici quando i proprietari di scuderia se ne andavano e gli ippodromi si svuotavano? Come è stato possibile che si accettasse senza reagire una riunione di corse, galoppo o trotto, con ingresso libero e con un centinaio di spettatori? Semplice, perché c’era il cosiddetto gioco esterno (agenzie ippiche), i soldi arrivavano e tutti erano contenti lo stesso.
Negli anni ’90 l’allora presidente dell’Unire Giuseppe Zurlo (peraltro indagato e condannato per concussione) ebbe l’idea di Promoippica. Un ente per la promozione nazionale, che unisse in uno sforzo comune i tre colossi dell’epoca: agenzie ippiche, Sisal-Totip e ippodromi. Bella l’idea ma pessima la realizzazione. Lo statuto infatti prevedeva che per ogni proposta ci fosse il consenso all’unanimità. E così, tra un veto incrociato e una antipatia personale, quasi nulla fu fatto anche se i soldi non mancavano davvero perché nelle cosiddette convenzioni con l’Unire era prevista una voce specifica.
E’ impensabile, oggi come oggi, che una Promoippica possa nascere e funzionare. Si può invece sperare che gli ippodromi e gli Ippici in genere capiscano che promozione non è un concetto astratto ma una realtà che costa ma alla fine ripaga. Lo pretendono gli undicimila di Agnano o i settemila di San Siro in nome di un ideale comune che si chiama sport.