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Questa rubrica è uno spazio generoso e colorato che Cavallo 2000 ha pensato di mettere a disposizione dei suoi lettori. Si chiede infatti proprio a voi, che leggete, di raccontarvi attraverso i cavalli o attraverso un cavallo speciale.
Gli ambienti equestri e la filosofia con cui si percepisce questo mondo sono molteplici e molto differenti: oggi voglio parlarvi della mia visione, quella cioè in cui l'equitazione (e tutto ciò che vi gira attorno) è al servizio del cavallo e non viceversa.
I cavalli, esenti dai pregiudizi e dalle sovrastrutture mentali che contraddistinguono l'uomo, ci vedono e valutano per quello che siamo.
La cosa che più mi disturbava della mia precedente esperienza di equitazione era la PASSIVITA’ dei cavalli.
La domanda che più riecheggiava nella mia testa era “come faccio a coinvolgere il mio cavallo nel lavoro che stiamo svolgendo e a fargli capire quando sono veramente contenta di quello che sta facendo?”
Ero veramente tormentata da questo interrogativo. Il lavoro che stavo svolgendo non mi piaceva più. Al punto che dopo aver comprato il mio puledro lo lasciai al prato per un anno fino a che ,mi dissi, non mi fossi chiarita le idee.
Ricordare un amico vuol dire fare in modo che la sua voce continui a diffondersi negli ambiti che gli sono stati cari e che i suoi pensieri siano fonte di riflessione anche per coloro che non hanno avuto modo di incontrarlo. Per questo Cavallo2000 ha scelto di ospitare ( con cadenza settimanale) alcune interessanti riflessioni di Tiziano Bedostri sul Codice di comportamento Fei in merito ai principi etici che dovrebbero guidare la nostra relazione con il cavallo.
Il mio nome è Enea, abito nella Pianura Padana e ho un’ importante disabilità motoria fin dalla nascita.
Il mio primo approccio con i cavalli l’ho avuto da piccolo quando andavo all’Accademia militare di Modena dove l’associazione ANFFAS organizzava corsi di ippoterapia, di questo ho un vago ricordo perché ero troppo piccolo ed in ogni caso il mio fisiatra non voleva che andassi a cavallo perché non era consigliato per la mia displasia alle anche.Siamo in campo prova, ci sono almeno 10 cavalli e 5 o 6 istruttori. “Vieni ancora una volta sul verticale e poi entriamo!” Urla uno di loro nel caos. L’allievo si fa strada, chiama l’ostacolo, si avvicina e agli ultimi due tempi di galoppo il cavallo scarta sulla sinistra finendo addosso al gruppo di istruttori. “Dagli due frustate e ritorna!”. IL ragazzino obbedisce come un automa, fa del suo meglio per punire l’animale, e torna a saltare, riuscendo nell’intento col cavallo rovesciato e fuori controllo.
Questo è un esempio banale, una situazione comunissima che molti di noi hanno vissuto in prima persona.Non c'é miglior mentore del nostro cavallo, se siamo in ascolto.
Nella mia vita equestre ho avuto il privilegio di montare tanti cavalli. Pur avendoli amati tutti, solo con gli ultimi ho potuto instaurare una vera relazione. Oggi vi parlo di Cukorfalat, cavalla ungherese del 2000, con la quale ho condiviso un percorso dal 2012 al 2015.