Ricerca: debora decuzzi
La cosa che più mi disturbava della mia precedente esperienza di equitazione era la PASSIVITA’ dei cavalli.
La domanda che più riecheggiava nella mia testa era “come faccio a coinvolgere il mio cavallo nel lavoro che stiamo svolgendo e a fargli capire quando sono veramente contenta di quello che sta facendo?”
Ero veramente tormentata da questo interrogativo. Il lavoro che stavo svolgendo non mi piaceva più. Al punto che dopo aver comprato il mio puledro lo lasciai al prato per un anno fino a che ,mi dissi, non mi fossi chiarita le idee.
C’è stato un momento nella mia vita in cui iniziai a mettere in discussione i dogmi che mi erano stati insegnati fino al quel momento. Iniziai a farmi molte domande e titubante iniziai a esprimere quello che IO davvero pensavo. La realtà che avevo intorno, però, era molto critica ed io, che da sola stavo iniziando questo viaggio, mi sentii profondamente avvilita. Come dissi qualche articolo fa, se tutti non credono in te finisci per dubitare di te stessa anche tu.
Tutto il mio lavoro si basa sul motivare, in modo tale da creare una collaborazione dinamica con il cavallo ho di fronte. Tutti i punti precedentemente toccati nei vari articoli hanno fatto si che abbia costruito delle aspettative positive attorno alla mia persona, in questo modo il cavallo avrà un ottimo atteggiamento per incominciare il lavoro vero e proprio.
Ma perché il cavallo dovrebbe stare con me a fare qualcosa che non comprende e non gli interessa? Perché con noi sta bene.
Capita spesso che il nuovo arrivato si presenti come un animale spento, apatico con scarsa volontà di interagire ma possiamo biasimarlo? Immaginate di naufragare su un’isola deserta abitata da individui che ignorano qualsiasi vostro tentativo di comunicazione .. ad un certo punto vi arrendereste a esibire un tacito obbligato consenso chiusi in voi stessi. Stessa cosa accade ai cavalli, ma appena si accorgono di essere capiti e ascoltati sbocciano in tutta la loro vera essenza e inizia un meraviglioso viaggio nel quale si dà veramente spazio all’interiorità di entrambi.
Per far capire al nostro cavallo che abbiamo a cuore il suo benessere dobbiamo sforzarci di essere degli attenti osservatori per capire di cosa ha bisogno. Ad esempio sarà importante comprendere quando ha sete, accompagnandolo all’acqua dopo una sessione di lavoro o dopo averlo ripreso dal pascolo o dal paddock se questo non ha l’acqua all’interno. Un altro esempio potrebbe essere, nelle calde giornate estive, attivarci anche noi a difendere il nostro amico dai tafani grattandolo nei punti in cui non riesce ad arrivare! Il grooming viene preso molto sul serio dai cavalli perciò è molto importante scoprire i punti dove più piace loro essere grattati.
IL PORTO SICURO Se abbiamo lavorato correttamente, il cavallo penserà che in situazioni difficili è vantaggioso rivolgersi a noi poichè viene PROTETTO E RASSICURATO. Posso citare un episodio di quando iniziai la doma del mio puledro, accadde che, pascolando durante una passeggiata in libertà, fu aggredito da uno sciame di api di terra e di conseguenza scappò sgroppando in preda al panico. Un cavallo che subisce la doma probabilmente scapperebbe a casa il più velocemente possibile in quanto crede che il suo porto sicuro sia il posto dove vive
Quando ho a che fare con un nuovo cavallo, che sia per un periodo di addestramento o per la vita, mi preoccupo fin dal primo giorno di instaurare una relazione con lui. Posso affermare senza vergogna che dedico tantissimo tempo a conoscere il cavallo che ho davanti, anche solo leggendo un libro nel suo paddock, uscendo con lui a pascolare o oziando nel campo da lavoro, magari mangiando insieme la sua razione di pietanza o qualche carota.
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