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“L’hai sentito? E’ lì che dobbiamo arrivare!” Forse nessun'altra frase richiede tanta conquista interiore e tecnica quanto queste parole, che, pronunciate da un istruttore, segnano non solo un riconoscimento formale, ma il compimento di un cammino condiviso: un traguardo autentico per l’intero trinomio (cavallo, cavaliere istruttore),
Oggi vorrei spendere due parole in favore del lavoro da terra con il cavallo, spesso sottovalutato e svolto male. Il cavallo è una preda e, come tale, tende a scappare per mettersi in salvo o evitare dei pericoli (chiaramente da lui percepiti come tali).
Questa mia testimonianza è soprattutto dedicata al mondo dei cavalieri e delle amazzoni.
Tutti gli umani possono trovare nei cavalli un insegnamento, un’ispirazione, una pacificazione. Ma solo un cavaliere e un’amazzone conoscono quella passione che collega cavallo e umano, una passione che volge il rallegrarsi fino all’esaltazione, e solleva in alto l’anima.
Nella gerarchia dei bisogni umani, dopo il bisogno di sicurezza, il bisogno di riconoscimento e perfino oltre il bisogno più elevato di creatività e del trovare uno scopo individuale nella vita, c’è un bisogno che l’attuale società non è organizzata per soddisfare: il bisogno di connessione con una realtà superiore, universale, che conduca oltre la quotidianità e l’individualità, in una dimensione di gioia incondizionata.
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