Cambiare grazie al rinforzo positivo
C’è stato un momento nella mia vita in cui iniziai a mettere in discussione i dogmi che mi erano stati insegnati fino al quel momento. Iniziai a farmi molte domande e titubante iniziai a esprimere quello che IO davvero pensavo. La realtà che avevo intorno, però, era molto critica ed io, che da sola stavo iniziando questo viaggio, mi sentii profondamente avvilita. Come dissi qualche articolo fa, se tutti non credono in te finisci per dubitare di te stessa anche tu. Ma per fortuna non mi lasciai sopraffare, forte delle mie strampalate idee, voltai pagina e cambiai vita, amici e anche fidanzato… eh si perché dobbiamo ricordarci che per quanto tentino di spegnere il nostro nodo di pensare dobbiamo sforzarci di farlo brillare di più. Tutto iniziò con questo dibattutissimo rinforzo positivo. Non so voi ma qualunque uomo o donna di cavalli incontrassi al solo nominare il rinforzo in cibo mi etichettava immediatamente come incompetente in quanto le cose che io ottenevo lavorando lentamente con il consenso del cavallo loro le risolvevano in pochi minuti imponendosi e inibendo l’animale. E’ vero, forse con il rinforzo positivo il procedimento è più lento però il fatto che il cavallo sia consenziente e collaborativo fa sì che l’insegnamento perduri nel tempo. Al contrario tramite l’inibizione del comportamento o l’obbligo all'obbedienza, il cavallo, se ne avrà l’occasione, tirerà fuori il comportamento indesiderato .Ecco perché vediamo cavalli non più puledri, e quindi presumibilmente già in lavoro, che hanno paura dello spray anti mosche o di farsi lavare le gambe anche se sono situazioni a cui vengono sottoposti quotidianamente.
Infatti l’addestramento tradizionale si basa sul rinforzo negativo e sulla punizione con l’obbiettivo di sottomettere l’animale al nostro volere in modo più o meno coercitivo. Adesso mi direte “ma come nello scorso articolo hai tanto osannato il rinforzo negativo e ora lo critichi così duramente “. Penso ci sia molta differenza tra la mia applicazione del rinforzo negativo e quella dell’equitazione tradizionale. In primis, come ho già detto, non uso l’escalation di pressioni, quindi non alzo mai la soglia di stress, MAI, e se capita mi fermo e torno indietro gratificando i piccoli miglioramenti. Secondariamente il mio rinforzo negativo viene, al 99% dei casi, accompagnato dal rinforzo positivo. Questo vuol dire che la sessione di lavoro non consiste solamente nel rispondere passivamente alle pressioni ma cerco di motivare il cavallo a fare meglio dando un premio in cibo o grattini (a chi piacciono) all’esecuzione dei comportamenti migliori. In questo modo il cavallo inizia a PENSARE e questa è stata davvero la svolta e l’atteggiamento che più mi emoziona ma ho così tanto da dire a questo proposito che approfondirò meglio nel prossimo articolo!