Riflessioni per un nuovo "Rinascimento" ippico
Proprio all’inizio degli anni 2000, inevitabilmente se non giustamente, in Italia furono legalizzate praticamente tutte le forme di gioco o scommesse possibili. In quel momento il movimento complessivo dei giochi allora leciti ( Lotto e derivati, Totocalcio e Ippica) ammontava a circa 6 miliardi di euro e di questa cifra la metà era costituita da scommesse effettuate sull’ippica a vario titolo.
Dunque il nostro mondo poteva contare sui proventi maturati da un movimento scommesse di circa tre miliardi di euro che , spannometricamente, fruttavano una cifra che superava i 400 milioni con i quali il settore , in larghezza, alimentava e sopperiva a tutte le sue esigenze, governato dall’Unire ( gli Enti tecnici furono proprio in quel momento soppressi) che aveva anche la facoltà, per poco ancora, di fare cassa e quindi di disporre in tempo reale dei propri proventi.
Circa 20 anni dopo il totale di tutti i movimenti possibili, derivati da ogni tipo di gioco o scommessa lecita , è arrivato a superare di slancio e bene la soglia dei 100 miliardi complessivi . Nello stesso tempo quello derivato da scommesse basate sul fenomeno ippico che , ad inizio anni 2000 era di circa il 50% del totale, precipitava purtroppo tra lo 0,5 e lo 0,7% pur mostrando qualche segnale di potenziale ripresa.
Un tale movimento, considerando anche alcuni meccanismi di prelievo non premianti, potrebbe garantire , sempre in linea di massima, un prelievo a favore del settore di più o meno 60 milioni, forse 70. Il che starebbe a significare la estinzione che fortunatamente è stata evitata grazie ad apposita legge promossa dall’allora Ministro Luca Zaia ( seconda metà della prima decade del millennio), con il conforto benemerito dei molti ippici che si prodigarono al momento.
Grazie a questa norma di legge al nostro mondo viene riconosciuto ,a prescindere, un supporto, che potrebbe anche essere modificato nella entità, che è tuttavia sempre stato , più o meno , confermato e che, integrato , quando possibile, dalla sopravvenienza derivata da Preu, può ,grosso modo, farci contare su una cifra di circa 180 o anche 190 milioni. Un po' meno della metà del periodo “golden” ma comunque capace di evitare la estinzione, non tuttavia la serie di problemi nei quali ci dibattiamo costantemente.
Nel frattempo , negli ultimi 20 anni, l’Unire diventava prima Assi e poi veniva soppresso con il passaggio di ogni competenza al Ministero delle politiche agricole che deve tuttavia interagire con quello Economico per far si che il meccanismo possa funzionare. Sinteticamente e al netto di qualche omissione, questa la cronistoria.
Che fare? La prima riflessione che, personalmente, ci viene alla mente è che siamo forse giunti ad un momento di svolta , forse non più procrastinabile, affinchè, considerata la potenziale stabilità politica per i prossimi anni e la interessante attenzione nei nostri confronti del Ministro Lollobrigida, il nostro Settore , per esso i suoi migliori rappresentanti, di concerto proprio con il Ministero di riferimento, provino a varare ( nella nostra storia è successo più di una volta felicemente) un concreto piano di “Rinascimento” che possa consentire, anche in un decennio perché ci vorrà tempo, di raggiungere e determinare una situazione di stabilità e di conseguente successo . Un piano che, ovviamente, dovrà affrontare e istituzionalizzare organicamente ogni aspetto del nostro mondo anche scendendo nei particolari.
Sarà un lavoro enorme, difficile, impegnativo, magari anche dibattuto e contrastato, ma indispensabile assolutamente. Senza un progetto si rischia un perpetuo momento di distribuzione delle poche risorse non finalizzandole ad alcuno scopo, men che meno quello primario che è quello del progresso e della selezione del cavallo da corsa.
Chi se ne occuperà dovrà davvero disegnare il mondo Ippico di domani avendo, tra i vari obiettivi, quello di riuscire a dotarlo di risorse almeno di 300 milioni, ai valori di oggi, in maniera tale di poter operare, questa la priorità, per ritornare a pieno nell’immaginario collettivo e di disegnare un sempre più alto impegno Culturale .
Se non sapremo cogliere ora la opportunità , il trend e il contesto sono favorevoli, pagheremo amare conseguenze poiché è di chiara evidenza che il nostro mondo ha bisogno di una scossa , di una spinta , di un rinnovato entusiasmo che solo un grande progetto può appagare.
Viene , almeno alla nostra mente, poi un’altra considerazione , meglio riflessione. In una situazione certamente non favorevole nella quale progressivamente ci siamo venuti a trovare, la abbiamo a grandi linee e non esaustivamente riassunta, qui entriamo in un discorso tecnico ma di assoluta rilevanza culturale, ci troviamo dinanzi a due reazioni opposte dei due ambiti del nostro mondo. Il Trotto Italiano , pur nella progressiva difficolta collettiva, proprio in questi 20 ultimi anni ha forse raggiunto il suo zenith assoluto grazie a risultati strabilianti che lo collocano, allevamento in testa, ai vertici europei e mondiali. Inutile scendere in dettagli , ogni corsa internazionale o quasi ci vede meravigliosi protagonisti. La analisi delle ragioni, dei motivi di questo splendido successo non attengono a queste nostre riflessioni. A noi preme sottolineare che tutto il settore ippico deve al mondo del Trotto enorme riconoscenza perché , proprio in un momento lungo di difficoltà, ha saputo tenere altissima in primo luogo la indispensabile valenza Culturale del nostro mondo. Noi siamo grande Cultura e meritiamo considerazione , se la otteniamo ed è cosi, lo dobbiamo, oggi, a tutto ciò che il nostro trotto ha fatto , sta facendo e continuerà a fare.
Purtroppo ciò non è accaduto negli ultimi 20 anni anche nel mondo del Galoppo ed ovviamente sono molteplici le giustificazioni , le difficoltà enormi in cui si è dovuto trovare, è stata una lotta impari quella per continuare ad avere una rilevanza internazionale avendo troppi barrage da superare anche all’interno del sistema. E’ evidente che proprio il settore che tanto amiamo è quello che maggiormente necessita dell’indispensabile “ Rinascimento” ippico. E’ proprio osservando la situazione del Turf italiano ( ripetiamo che l’analisi delle cause richiederebbe interminabile dibattito) che ci appare ancora più imprescindibile un piano di rilancio decennale se non ventennale dell’intero mondo ippico.
Il Turf italiano ha una Storia incredibile che ha le sue fondamenta nella enorme Cultura che ha sviluppato in oltre cento ultimi anni e che non può essere cancellata o disattesa, ora più che mai. Il nostro timore è che proprio il Galoppo possa avviarsi ulteriormente su una china o deriva drammaticamente grave. Può ancora essere salvato ma bisogna intervenire con decisione, intelligenza , volontà, prima che sia purtroppo troppo tardi. Il nostro Turf deve ritrovare e poter rinnovare i suoi fondamentali culturali, deve darsi come obiettivo quello di risalire la china per recuperare le posizioni di un tempo. Inutile scendere nei particolari, ognuno avrebbe il suo esempio da fornire.
A noi viene in mente che ad inizio anni 90 , grosso modo, Italia e Irlanda avevano lo stesso numero di pattern, nel 2022 la Irlanda ne ha disputate 73 e l’Italia 26 che ora sono diventate anche qualcuna di meno e non abbiamo più gruppi uno, con alcuni gruppi due retrocessi. Più o meno tutti conosciamo i problemi del Galoppo e la loro importanza , sono tanti, come le difficoltà, ciò che è importante è che ad essi si possa dare al più presto la migliore soluzione e risposta. Non c’è molto tempo a disposizione, crediamo che questa sia la emergenza più pressante, comunque sempre da inserire nel grande piano di “ Rinascimento” che siamo fiduciosi ora sia possibile provare a varare e rendere attuabile. Forza, che i migliori ippici e il Ministero nella sua espressione più alta e nobile accettino la sfida e soprattutto la vincano