Ricordando Alberto Giubilo
Per gentile concessione di Trotto e Turf, continua su cavallo2000, il racconto dei grandi personaggi (uomini e cavalli) del galoppo tratteggiato dalla penna di Mario Berardelli, il nostro punto di riferimento per il turf declinato a cultura e tradizione.
“ Quando uno comincia davvero a capire di cavalli, è troppo vecchio per parlarne…” E’ ciò che sovente mi ripeteva Alberto Giubilo, riportando un pensiero saggio di Vittorio Ugo Penco, l’allenatore di Ribot. Per questo non ha voluto mai scrivere un libro di corse e di cavalli. Alberto ci ha lasciato nel maggio di 25 anni fa, per me Maestro immeritato e amico magnifico e paterno. Mai recidere le nostre radici, sono la nostra forza, in loro troveremo sempre la linfa per rinnovarci e rinascere ogni volta come araba fenice.
Alberto è stato espressione altissima di un mondo meraviglioso che ha avuto la fortuna di vivere la “golden age” dell’ippica italiana. Per personale valenza coltissima e per habitat familiare che si è rivelato insieme terreno di fioritura tanto ippico come sociale. Il giornalismo nel sangue ed assolutamente cosi come i cavalli. Giuseppe, il padre, fu grande giornalista del “Messaggero” ma ebbe anche il coraggio di lasciare tutto per qualche stagione per diventare moderno , dinamico e audace allibratore a San Siro. Il contesto familiare è imprescindibile per comprendere a pieno la propensione di Alberto per il giornalismo, lo sport in assoluto e l’ippica in particolare .
I Giubilo sono stati numerosi fratelli . Corrado è stato portiere della Lazio in serie A negli anni 40, lo stesso Alberto ha militato nei ragazzi come mediano ma per poco. Sergio è stato un magnifico e importante giornalista politico e poi ci sono stati naturalmente Giorgio e Gianfranco, imprescindibili per me . Giorgio ha svezzato e coltivato generazioni di appassionati di corse , ci ha insegnato tutto ciò che deve far parte del bagaglio di un potenziale competente , al netto della propria personale propensione e capacità. Insieme a Cesare Mercalli è stato la persona più competente di corse che io abbia mai conosciuto in 65 anni di militanza in ippodromo. –“ Quando dai un valore a un cavallo non guardare mai chi ha davanti ma chi ha dietro….” Questo uno dei suoi mantra sapienti.
Quanti ricordi mi legano a Giorgio che insieme ad Alberto editava il prezioso Eco della Pista che andava a ruba nelle stagioni in cui Capannelle era pienamente nell’immaginario collettivo della città. Per tanti anni sono andato alle corse sulla sua Renault quattro , guidata da Andrea che sarà poi al timone del TG tre e di Rai Sport, grazie al fatto che abitavamo a poche centinaia di metri di distanza. Ogni volta una lezione gratuita straordinaria. Giorgio è scappato per miracolo alle Fosse Ardeatine dopo essere stato arrestato , nel dopoguerra ha ricoperto il ruolo di capo ufficio stampa del Coni e di responsabile delle pagine sportive del Tempo. Se ne è andato nel 2005 mentre dalla fine del scorsa estate non è più con noi Gianfranco, straordinario e notissimo tecnico e commentatore di calcio. Ippico però nel cuore anche lui e da sempre ovviamente, al corrente di tutto con assoluta cognizione di causa e , ogni volta che ne aveva la possibilità, pronto a venire a Tor di Valle o alle Capannelle.
Una passione che era comune e manifesta anche in altri suoi illustri colleghi come ad esempio Ezio De Cesari che alle 14,30 di ogni lunedì, mercoledì e venerdì scendeva al primo piano del palazzo del Corriere dello Sport di cui era prima firma per assaporare una delle prime copie calde del “ Cavallo”, mitico trisettimale del quale , se ci vediamo una mattina al bar, vi racconterò tutta la meravigliosa storia. Gianfranco era Immancabile dinanzi alla TV ippica nelle sue ultime stagioni di vita. Valerio ne è bravissimo continuatore, ha il fiuto del giornalista autentico e come pochissimi sa di cavalli e di corse. E’ stata una gioia per me averne accompagnato i primissimi passi, aveva 16 anni e andava al liceo, nel nostro mondo cosi come mi è felicemente capitato anche con altri talenti. Non è possibile comprendere Alberto , dunque, senza aver fatto preventiva conoscenza , rapida e incompleta, del suo retroterra . Coltissimo, ironico e sarcastico, generoso, un signore assoluto, che fortuna aver diviso con lui tempo ed esperienze. Quante lezioni al volo e per diversi anni quasi ogni mattina nella stanza del suo Ufficio Stampa Unire in via Sommacampagna dove mi intrufolavo e ascoltavo cercando di rubare anche con gli occhi. Alberto è stata e sempre sarà la voce dell’ippica nella sua più nobile espressione : ha cantato le gesta di Ribot e di Tornese, di Piero e Raimondo D’Inzeo cosi come di Graziano Mancinelli. Alle Olimpiadi, a Piazza di Siena, a Longchamp, ad Epsom e ad Ascot. Con Alberto e grazie ad Alberto siamo diventati popolari , mediatici, siamo usciti , in radio come in TV, dal recinto esclusivo del nostro mondo. A lui dobbiamo Poesia del Trotto che fu presentato a Venezia, oppure Cavalli all’Alba a Capannelle .
Poi i suoi articoli , sul Tempo dove anche lui era di casa dalla fondazione voluta da Renato Angiolillo, ovviamente ippico col nome assunto di Don X e capace di Ganay con il suo Marino ma di solito dava ai cavalli nomi da redazione e di rubriche del suo giornale come Mosconi oppure Fonogramma o Polemista. Tutti i direttori di giornali o editori in quegli anni 50, 60 e 70 erano di casa a Capannelle ( anche Alberto e Giorgio avevano scuderia) : Realino Carboni editava il Momento Sera ma correva come scuderia Blue, Alberto Giovannini dirigeva il Secolo d’Italia e poi il Giornale d’Italia ma con Andrea Barbato alla guida del TG2 correvano come Don Ferrante, Sandrino Perrone non avrebbe potuto chiamare la sua scuderia altro che Hermes ovvero Messaggero ma la passione portava alle corse giornalisti straordinari come Beppe Viola ( sul mitico Cavallo la sua rubrica del Lunedì si chiamava Calcio d’Angolo), Peppe Berti e Rino Icardi, prima di Claudio, Gabriele Tramontano, Lillo Pietropaoli, Adone Carapezzi e non solo ovviamente. Alberto sul Tempo ogni giorno trovava modo di raccontare di corse e di cavalli, prosa mirabilmente semplice e nello stesso tempo impeccabilmente colta. Ogni momento trascorso in sua compagnia si trasformava in potenziale lezione di professione e di vita colta, persino il lunedì e il giovedì alle otto di mattina quando facevamo coppia ( per cinque anni) sul campo da tennis in terra battuta sotto casa sua …” prova sempre a mettere la palla negli spazio liberi, preferibilmente dentro il campo…” Caro Alberto, oggi a 25 anni dalla tua scomparsa , ogni volta che in TV dinanzi sempre a qualche milione di spettatori va in onda Febbre da Cavallo, ci fai emozionare raccontandoci di King , Soldatino e D’Artagnan. Cosi dalla Storia del giornalismo sei ormai nella leggenda mediatica ma , questo è ciò che conta, sei e sarai sempre nei nostri cuori. Grazie ancora Mario