Imparare a respirare sul ritmo dei cavalli
Che cos’è il respiro? É interessante confrontare la visione letteraria e filosofica con quella neurobiologica. Poeti, artisti e filosofi considerano il respiro come anima e come elemento che connette con i sentimenti profondi come l’amore, la paura o la tristezza. Usiamo la parola respirare anche nelle espressioni comuni, spesso, si dice “mi manca il respiro” o “mi toglie il respiro” o ancora “è una situazione da manca fiato” per indicare una situazione o una persona dei quali ci siamo innamorati o che ci provoca un vissuto emotivo molto forte. Nel senso figurato può esprimere sollievo quando sentiamo di riuscire a respirare di nuovo dopo essere usciti da una situazione difficile e stressante, o anche senso di oppressione e pesantezza “in quell’ambiente c’è un’aria irrespirabile” e così via.
La definizione biologia considera la respirazione come l’insieme dei processi che permettono di garantire gli scambi gassosi con l’ambiente circostante. Perché la respirazione polmonare è così legata agli stati emotivi? Infondo ancora una volta ci troviamo di fronte alla distinzione fra anima e corpo. I centri della respirazione si trovano nel tronco encefalico e sono strettamente connessi con i centri legati alle emozioni. Il senso dell’olfatto, insieme al gusto, sono due sensi primitivi, ovvero si sono sviluppati prestissimo nel evoluzione degli esseri viventi e hanno connessioni dirette con le aree cerebrali più antiche oltre che con la corteccia e il talamo, che sono proprio quelle aree definite “delle emozioni”.
A questo punto è lecito chiedersi cosa c’entrino i cavalli con la respirazione polmonare che è un’azione che produciamo involontariamente dal momento in cui nasciamo.
Senza dubbio sappiamo respirare e lo facciamo! Ma non sono così sicura che lo facciamo sempre quando siamo a contatto con i cavalli, e in altre situazioni della vita quotidiana.
La respirazione risente enormemente del nostro stato emotivo e più di una volta mi è capitato di sentire istruttori dire “respira” e altrettanto mi è capitato di dirmelo. I cavalli monitorano e danno una risposta immediata al nostro stato emotivo, e soprattutto se siamo centrati cioè se siamo consapevoli della situazione emotiva in cui ci troviamo. Non penso che i cavalli abbiamo dei superpoteri, penso che per loro natura siano piuttosto abili a riconoscere minime variazioni, non solo delle espressioni ma anche dei suoni dei nostri passi e del nostro respiro. Inoltre se siamo preoccupati o spaventati, la nostra respirazione diventa più superficiale e certamente oltre a contrarre di più il diaframma contraiamo anche altri muscoli.
Mi è capitato diverse volte di rendermi conto, mentre montavo, di avere il respiro corto e di sentire il cavallo più rigido e dopo aver ripreso una respirazione più tranquilla e regolare sentire che anche il cavallo emetteva un respiro profondo in seguito al quale si rilassava. Immagino che se avessi montato cavalli più reattivi probabilmente la tensione dell’animale si sarebbe potuta trasformare nella fantastica comparsa di un fantasma che lo avrebbe portato quanto meno ad una scartata.
I cavalli sono dei signori nel senso che certamente sono reattivi a stati di ansia e paura ma capiscono quando è il caso di spaventarsi oppure no. Questa è l’importanza della vita di branco. Se il cavallo fuggisse tutte le volte che sente che chi si avvicina ha paura probabilmente non saremo mai riusciti ad addomesticarlo. Spesso accade che l’umano si avvicina al cavallo timoroso; lui osserva ma aspetta il tempo di qualche respiro che permette all’umano di calmarsi e di capire che non c’è nulla da temere. Stare insieme ai cavalli ci porta a farci delle domande: come sto? come sta il cavallo? ma io respiro? Questo meraviglioso animale ci porta nella relazione partendo dagli elementi essenziali. A loro non interessa se siamo alti, bassi, belli o brutti, se indossiamo abiti firmati oppure no… a loro interessa se siamo capaci di leggere e riconoscere le emozioni e le situazioni preoccupanti, perché da questo dipende anche la loro incolumità.
Diversi autori e uomini di cavalli dicono e scrivono che per stare con i cavalli sono necessarie tranquillità e senso dell’umorismo… entrambe condizioni in cui il respiro è regolare e profondo.
Da quando sono in mezzo a loro e li frequento con una certa costanza, ho imparato a sentire e ad ascoltare il mio respiro e metterlo in relazione allo stato emotivo. Ho imparato ad agire sul respiro per cercare di riportarlo ad un ritmo più regolare quindi ad agire su di esso, e la cartina tornasole era proprio la riposta del cavallo. In questo senso i cavalli insegnano a respirare e a fare qualche risata in più!