''Fise, quale strategia contro i maltrattamenti?''
Carissimi amici di Cavallo2000, ho letto con grande interesse la lettera di Gianni Gamberini (che tra l’altro spero un giorno di poter conoscere) e ne condivido sostanzialmente i contenuti. Aspettavo che sul “mio” giornale si affrontasse questo problema: la totale assenza di ogni serio riferimento al cavallo e alla sue condizioni di vita nei programmi dei nostri candidati alla presidenza della Fise. E badate bene, non parlo a vanvera. Dei miei due giorni a Fieracavalli ne ho speso uno per ascoltare le conferenze stampa dei candidati… sperando che accadesse qualcosa che non è successo.
Certo, qua e là si è parlato di rafforzare l’antidoping (e va benissimo) di introdurre l’etologia nella formazione degli allievi e degli istruttori (e anche questo va benissimo), ma quello che sembra mancare è una reale presa di coscienza di quali (e quanti) siano i livelli di maltrattamento più o meno latenti che si vedono in giro e, conseguentemente, quale debba essere una reale strategia per risolverli.
Una strategia che non può essere limitata a qualche settore o a qualche problema ma che dovrebbe andare alla radice dell’attuale modo di pensare scardinando una visione del cavallo come “mezzo” inanimato, privo di volontà, sentimenti e percezione del dolore che è alla base anche dei nostri insuccessi sportivi.
Negli anni si è creato un clima che tappa la bocca a quelli, e sono tanti, che vorrebbero fare agonismo in maniera corretta, memori degli insegnamenti degli antichi maestri. Che vorrebbero gareggiare e vincere insieme al cavallo e non “contro di lui”.
Non so come queste elezioni federali (che somigliano troppo, nei modi, nelle forme e nelle intromissioni a una campagna elettorale “politica” vecchia maniera) andranno a finire, ma di una cosa sono certo: se non cambierà qualcosa saremo in tanti a dover ammettere, seppure a denti stretti, che la nostra “federazione” è diventata un baraccone del quale è meglio non fare più parte.
FRANCESCO A.





















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