Fieracavalli, avanti senza idee e senza strategia
Ogni anno, nel corso delle presentazioni ufficiale di Fieracavalli, ci viene raccontato che la manifestazione scaligera intende porsi come luogo nel quale sviluppare strategie e cultura equestre, ed ogni anno questo annuncio rimane nell’universo delle pie intenzioni… e il mondo reale dei cavalli è sempre meno rappresentato. Quella a cui abbiamo assistito è stata una manifestazione schizofrenica sospesa tra l’élite della Coppa del Mondo e la fiera della porchetta; tra dichiarazioni e convegni sul benessere animale e una sorta di sfruttamento intensivo degli spazi, che ha fatto sì che si mettesse in atto un assurdo turn over di cavalli e cavalieri, una specie di catena di montaggio a ciclo continuo degno della migliore tradizione taylor-fordista.
Peccato che, e questa è una notizia che diamo in anteprima mondiale assoluta come modesto contributo al perfezionamento del già di per sé eccellente professionismo fieristico, il taylor-fordismo, quello vero, sia in disarmo da più di trent’anni. E una ragione ci sarà. Come siamo sicuri che ci sia per chi ha avuto il colpo di genio di resuscitarlo, in versione promozionale ‘paghi due, prendi tre’, su misura per Fieracavalli. E non è stato il solo a sorprenderci e spiazzarci per originalità d’intuizione. Qualche “esperto“, infatti, sicuro del fatto suo e pronto a confrontarsi con chiunque e in qualunque sede, ha sovvertito, con il coraggio che solo i grandi pionieri della Storia hanno, ogni regola della vetusta etologia e dell’ormai obsoleto ‘benessere animale’, dimostrando che gli equini non solo amano sopra ogni cosa, perfino più delle carote, viaggiare di notte, ma che questa particolare predilezione sia inscritta nel loro DNA, la cui conformazione elicoidale è in stile ‘Easy Rider coast to coast’.
Solo così si spiega come i cavalli giunti mercoledì per la Coppa delle Regioni siano ripartiti il giovedì (ovviamente dopo avere gareggiato) per lasciare posto ai pony i quali, dopo aver subito lo stesso trattamento sono stati “rimandati a casa” per lasciare il posto ad altri…..e così via! Ma, non pago di ciò, sempre lo stesso “esperto” deve anche avere scoperto che “ come è notorio” i cavalli sono animali notturni….per cui ha provveduto a fare in modo che il campionato di attacchi prendesse il via da mezzanotte in poi!
Chissà se qualcuno prima o poi spiegherà agli organizzatori di Fieracavalli che la quantità e qualità sono, in genere, valori inversamente proporzionali e che i messaggi negativi contenuti in queste scelte non possono essere coperti dalla foglia di fico di una “commissione etica” che, chiamata ad operare dal giorno prima dell’inizio della manifestazione, poco può fare su scelte e decisioni già in atto e che corrispondono, oggettivamente, ad indirizzi che con l’etica c’entrano come i cavoli a merenda.
In una parola, è sempre più evidente l’assenza di progetto e di strategia in questa manifestazione. Qui sta il nodo: una crisi di idee che si sta trasformando in una crisi di credibilità. La scarsa attenzione ai fondi dei campi di gara (escluso, ovviamente, quello della Coppa del Mondo), l’assenza totale di controlli nelle scuderie durante le così dette “notti di Fieracavalli”, che hanno consentito a persone (in perfetta buonafede) di dare da mangiare ai cavalli qualsiasi cosa commestibile, i tappeti bucati nei quali era facilissimo per uomini e cavalli rischiare di inciampare, tutto questo trasmette la sensazione di una manifestazione fatta “tanto perché la si doveva fare”. Senza passione e senza anima. Qualcosa che, con l’esclusione di alcuni punti di eccellenza, si sta sempre più trasformando in una saga di paese, all’interno della quale …non può mancare un bel circo equestre! E quel tendone piazzato lì è forse l’immagine più rappresentativa dello “spirito di Fieracavalli” 2013.
Certo, e chi scrive lo sa bene, si va in fiera per molte ragioni: perché è un appuntamento storico del settore, perché si incontrano i vecchi amici e, spesso, se ne fanno di nuovi, perché si parla e ci si confronta. E’ il patrimonio che l’Ente fiera ha accumulato negli anni, un patrimonio (costituito da quel mondo “di mezzo” del settore equestre) che seppure con l’irritazione di essere sempre meno rappresentato regge ancora (anche se ci piacerebbe sapere attraverso quali regole statistiche o somme algebriche siano usciti fuori i numeri delle presenze dichiarati a fine manifestazione). Ma anche i grandi patrimoni se sperperati o male amministrati si esauriscono.
Vogliamo concludere con un appello a chi vuole sinceramente bene da sempre, e sappiamo che sono tanti, a Fieracavalli: che almeno uno, tra voi fedeli di una fedeltà sempre più sconsolata, prenda il coraggio a due mani e le dica che è ora di prendersi una pausa di riflessione per evitare, se non altro, che il declino precipiti in una desolante decadenza. E’ uno sporco lavoro, d’accordo. Ma, come disse quel tale mentre svitava una lampadina bruciata, qualcuno lo deve pur fare.