Bulgari, la griffe sul polo
Più che uno sport il polo è un trasformista, si adatta con il tempo al luogo dove vive, lasciandosi il passato dietro l’angolo. Sembra certa la sua nascita nell’Impero Persiano, 6 secoli prima di Cristo, come addestramento dell’esercito negli scontri a cavallo, allora decisivi, dove la stecca veniva stata sostituita dalla scimitarra e la palla dalla testa dei nemici. Chi ne fece un gioco furono gli Indiani (il termine chukker, tempo, è un retaggio di quel periodo) adoperando piccoli ma veloci cavalli, i pony, ed insegnandolo ai “protettori” britannici. Varcato l’Atlantico, è diventato in Argentina non solo sport nazionale ma pure elevazione sociale e scambio commerciale, con giocatori figli di fazendeiros e cavalli criollo che arrivano in Europa smuovendo un bel po' di quattrini.
Perché nel Vecchio Continente è in atto l’ultima trasformazione, quella di disciplina delle teste coronate (o blasonate) e dei marchi commerciali. Il più recente Bulgari. Come la maison fondata dal greco Sotirios Voulgaris, divenuto Sotirio Bulgari, ha messo piede nel polo attraverso una delle eredi, Gaia - che sta ristrutturando il campo all’interno del Circolo Ippico Punta Ala - la Federazione Internazionale gli ha subito assegnato un Campionato Europeo 2023, il Femminile del quale l’Italia è argento nel 2018 e oro nel 2021.
Quello grossetano sarà un rettangolo di gioco dernier-cri, realizzato secondo le ultime novità giunte dall’Argentina (tipologia dell’erba compresa) ed anche la data del torneo inaugurale è stata scelta con cura, 15/18 settembre. Giusta preparazione ai Campionati Italiani che si terranno dal 22 settembre al 2 ottobre al Roma Polo Club e alla finale dei Mondiali di metà ottobre negli Stati Uniti.