Amarcord... Là dove nacque il mito di Ribot
PISA. Domenica prossima i cavalli del Premio Pisa saranno al tondino per la 127a volta. Il regno del purosangue è qui, nell'incanto di San Rossore. Dove la cultura, la passione e la tecnica convivono nella bellezza del luogo per fare ippica come la facevano i maestri. Il mago Tesio, Federico Regoli, Vittorio Ugo Penco, Giannino Milani, Arturo Maggi l'uomo di Molvedo. Grandi trainer dell'epoca che di Pisa amavano le diritture morbide e ben tenute, il tepore del clima. I pini della tenuta conquistarono anche Vincent O'Brien che mandò a svernare a Barbaricina un purosangue di statura internazionale come Sir Ivor.
Del Pisa si dice da sempre che apre la primavera del galoppo, la prima classica anche oggi che è soltanto listed race. Se lo porta con sé il fascino questa corsa nobile e antica come se fosse una Signora elegante capace di stupirci con la sua classe, con lo charme di chi nel suo albo d'oro vanta il nome di Ribot, l'icona del nostro turf, al vertice per la grandezza delle sue imprese.
La storia del Pisa trova la sua genesi nel 1885: vinse Rosenberg montato da un inglese di Liverpool, il 22enne Walter Hemming. Dopo quel successo se ne tornò in Patria ma tornò quasi vent'anni dopo in Italia e montò ancora nel Pisa, vincendolo addirittura per altre due volte, i trionfi del 1903 e nel 1907. La galoppata sull'erba verde del Prato degli Escoli ha regalato sei trionfi da fantino a Federico Regoli, Paolo Caprioli ed Enrico Camici. Ma è Regoli l'uomo di cavalli con il quale, accanto a Tesio che sellò quindici vincitori del Premio Pisa (la prima volta nel 1909 con Angelica Kaufmann), si identifica la storia della Milano-Sanremo del galoppo.
Eccolo in là con gli anni il sor Federico, è al tondino con il suo montgomery e nel binocolo inquadra un suo puledro. Quasi sempre alla sfilata del Pisa Regoli ha condotto un cavallo della Razza del Soldo e ben cinque volte il sontuoso nero e violetto di quella casacca sublime ha trionfato nella classica. La primavera e questa corsa antica schiudono prospettive. Si va verso il Parioli, il fascino immutato nel tempo del miglio di Capannelle. E i piu' bravi hanno nel mirino anche il Derby. Per ben 11 volte chi ha vinto a Pisa ha trionfato anche nel Nastro Azzurro, ricordiamo quel Pisa del 1983 e My Top, giubba Siba e Peo Perlanti in sella. Il Derby si corre in maggio a Roma ma si prepara a San Rossore, correndo il Pisa, amavano dire Tesio, il mago di Dormello che faceva dell'Hotel Duomo vicino alla Torre il suo alloggio invernale, e anche il maestro dei giornalisti ippici, l'indimenticabile Alberto Giubilo.
Oggi per le femmine è dura riuscire a reggere il confronto con i maschi in una corsa sul miglio ad inizio primavera. C'è stato un tempo nel quale il Premio Pisa si tingeva di rosa. Ventuno volte sono fiorite campionesse al Prato degli Escoli. L'ultima volta è accaduto con Genevien, per il bianco e nero dei fratelli Brotini. Era il 1987.
Sul prato verdeggiante dell'ippodromo pisano, dove le quinte sfumate delle Apuane affiorano al tramonto cariche di colori pittorici, ha galoppato piu' veloce di tutti un fulmine come Salselon. Corse i 1500 metri in 1.27.6, con Sandro Parravani in sella. Giubba bianca e stella verde della Briantea. Un cavallo problematico, Salselon, che perdeva la partenza, impegnato nei suoi capricci, si metteva ultimo e poi risaliva in dirittura, con tutto il fuoco e la potenza che aveva in quei garretti. Il pubblico lo amava per questa sua geniale follia. E un boato di quella gente pisana che ama il galoppo di amore sconfinato salutò la sua impresa.
Dal 2011 si corre sul tracciato di pista grande e a 1600 metri. Nel 2016 si è registrato l'en-plein di due cavalli sellati da Marco Gasparini, finalmente al proscenio nella corsa che trasuda di storia e di passione. Tra le delicate atmosfere di San Rossore, tra quelle chiome che proteggono dai venti profumati di mare, domenica prossima si galopperà di nuovo nel mito del Premio Pisa. E sembra ancora di vederlo galoppare dentro al binocolo quel campione di Ribot accompagnato da Donata Veneziana. Era il 1955, dai colori e dai silenzi della tenuta reale partì la magnifica avventura del piu' grande purosangue della storia.