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“…Immaginiamoci l’uomo come un animale ammalato di una malattia che simbolicamente chiamo paludismo, dato che viveva nei pressi di pantani insalubri. Questa malattia, che non riuscì a distruggere la specie, gli causò un’intossicazione che produsse in lui una iperfunzione cerebrale- il cui risultato fu che l’uomo si riempì di immagini e di fantasie- di cui, come è risaputo, persino gli animali superiori sono mancanti. L’uomo si trovò ad avere dentro di sé tutto un mondo immaginario, un mondo interno di cui l’animale è privo, un mondo interno diverso e contrario al mondo esterno....
I modi di dire e i proverbi riguardanti l’asino sono numerosi. In particolare quelli in forma dialettale, infatti in ogni regione d’Italia troviamo proverbi sull’asino, segno della saggezza e dello spirito critico popolare. Quello che a me piace più di ogni altro è il detto: “l’asino vola”. E’ un gioco che si faceva da ragazzi. Uno diceva “l’asino vola” indicando con il dito il cielo e se qualcuno si voltava veniva canzonato, era uno stupido, un credulone. L’asino non vola lo sanno tutti.
ADRIANA DE GHISLIMBERTI scrisse questa novella sportiva quando sui quotidiani era d’obbligo il “feuilleton” (fogliettone, in italiano): un ampio spazio incorniciato in prima pagina, da dedicare a un racconto di fantasia. Nella nostra novella, che semplicemente si intitolava “Tre cavalli a colloquio”, l’autrice ha immaginato un cavallo baio (mantello marrone), un cavallo roano (mantello rossiccio) e un cavallo sauro (mantello biondo) che si raccontano le loro esperienze di vita...
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