La novella del bambino e dell'eroico cavallo soldato.
ADRIANA DE GHISLIMBERTI scrisse questa novella sportiva quando sui quotidiani era d’obbligo il “feuilleton” (fogliettone, in italiano): un ampio spazio incorniciato in prima pagina, da dedicare a un racconto di fantasia. Nella nostra novella, che semplicemente si intitolava “Tre cavalli a colloquio”, l’autrice ha immaginato un cavallo baio (mantello marrone bruciato), un cavallo roano (mantello rossiccio) e un cavallo sauro (mantello biondo) che si raccontano le loro esperienze di vita.
“Nella stanzaccia a pian terreno dell’osteria del Sole, stallavano, diremo così, di passaggio, tre cavalli: un baio, un roano e un sauro. Erano stati comperati al mattino alla fiera e i loro rispettivi padroni s’erano messi a tavola.
I cavalli sono come gli uomini: quando si trovano in compagnia, fanno fatica a stare zitti. Il primo ad attaccare discorso fu il baio.
“Ci voleva proprio la guerra per tirarci fuori dal nostro buco! Io ingrassavo nel fondo di una brughiera. Sono stato comperato da un vetturale: avrò dei bei finimenti e una carrozza.
“Lo si vede – motteggiò il sauro – che vieni da una classe di signori.
“Sono un purosangue! – esclamò il baio con fierezza – Ho corso sulle più belle piste d’Europa, ho vinto dei premi…
“E sei finito in una brughiera – commentò con una certa ironia il sauro.
“Perché ingrassavo.
“E ti hanno messo in vendita e tirerai una carretta.
“Una carrozza. Ma già, tu queste cose non le puoi capire. Chissà cosa facevi prima di essere portato sul mercato.
“Giravo la macina – borbottò il sauro chinando il muso.
“E’ un mestiere avvilente.
“Già. Si fanno dei chilometri, sembra di percorrere il mondo e invece si gira sempre intorno a una mola. E’ per questo che sono diventato filosofo. Qualunque disgrazia mi potrà capitare, non mi spaventerà più. Sono già stato venduto tre volte. Oggi mi ha comprato un legnaiolo. Prima si serviva di un autocarro. La guerra ci ha rimesso in mostra. Finalmente si vale qualcosa. Ma tu, mio giovane baio, non rallegrarti troppo. Può darsi che anche tu finisca attaccato a una macina.
“Perché lo rattristi – disse allora il roano che era stato zitto. E volse il suo umido sguardo sul compagno – Quando si è giovani, pare tutto così facile! Tu sei amaro perché sei vecchio.
“No, perché ho preso troppe frustate. Le frustate inacidiscono il cuore. Ma tu, roano, da dove viene? E che cosa è codesta cicatrice che ti deturpa il collo?
“Sono stato ferito in guerra.
“Tu??? – E i due cavalli lo fissarono con rispetto.
“Ho poco da dire. Si doveva conquistare una “posizione”. E io galoppavo ventre a terra. Sentivo le palle fischiarmi alle orecchie. L’odore di polvere mi inebriava. A un tratto da una siepe sbucò un uomo. Capii che era un nemico. Aveva fra le braccia un fucile (oh, io so che cosa sono i fucili) e capii anche che tentava di uccidere il mio padrone. Mi inalberai per fargli scudo col mio petto. La palla mi colpì al collo. Anche il mio padrone fu ferito, ma leggermente, al capo. Tutto qui, la mia storia è finita.
“Ma allora tu hai salvato un uomo?
“Era il mio dovere di cavallo-soldato.
Poco dopo i padroni fecero di uscire di stalla i cavalli. Nella fiera c’era ancora un po’ di folla.
“Eccolo! Eccolo! – nitrì il roano agli altri – E’ lui, il mio padrone-soldato.
L’uomo, con la fronte ancora bendata, non udì il nitrito e non si accorse del cavallo. Il suo bambino, invece, guardò il roano. Chissà che cosa capì nello sguardo della bestia. Alzò la manina e accarezzò le froge dell’animale.
“Tu gli ha salvato la vita – borbottò il vecchio sauro – e lui nemmeno ti ha guardato.
“Oh, tu non sai – sospirò il roano – che il suo bambino mi ha carezzato? E non capisci che è per merito mio se lui non è orfano?
Alzò il muso fieramente e nitrì. Poi trottò davanti agli altri. Se ne andava verso il suo destino, pagò della carezza di un bimbo.
Era la sua medaglia al valore.”





















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