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La prima volta che sentii parlare del "tatto equestre" fu a uno stage di Philippe Karl. Sul momento non mi soffermai particolarmente sul significato, consideravo il tatto equestre come una sorta di tempismo nella capacità di formulare le richieste al cavallo e esercitarle correttamente sotto forma di pressioni. Oggi credo che questa dote non riguardi semplicemente il tatto del cavaliere ma piuttosto un senso extra , quello del cavallo, che ognuno di noi può sviluppare e coltivare.
La fisiologia di un cavallo non è molto diversa da quella di un uomo e detta le regole alle quali deve attenersi chiunque ha la pretesa di essere l’attore (o l’attrice) di uno spettacolo sportivo.
I muscoli devono essere allenati a funzionare in ogni condizione, aerobica ed anaerobica. Quando si supera la soglia aerobica l’accumulo di lattato e quindi la fatica sopravviene rapidamente. Bisogna quindi garantire al cavallo l’ossigeno necessario per non superare la soglia.
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