Tassi di monta più ''comodi'' per gli allevatori?
C’E’ UN FANTASMA che si aggira fra le rughe dell’ippica italiana di oggi: nessuno finora ne ha parlato, ma dopo i fiumi d’inchiostro evocati dalla famigerata “crisi”, e l’abbondante esame-finestra che l’ha caratterizzata, sembra giusto tirarlo finalmente in ballo.
E’ il fantasma dei pagamenti “insoddisfatti”. Crediti, cioè, che si trasformano cinicamente in debiti. E’ un “vizietto” non di oggi e nemmeno di ieri, per la verità. Ma siccome in questi mesi travagliati ci si è messa anche l’Unire a dare il cattivo esempio, promettendo quotidianamente premi al traguardo che poi paga male, a livello di operatori il nostro fantasma guazza e dilaga.
Gli operatori dispongono, chiedono, pretendono, promettono; poi, al momento di saldare il conto del servizio a vario livello ricevuto, nicchiano, rinviano, sfuggono. Per questo motivo, ad esempio, già da molto l’Ente ha dovuto disporre il pagamento diretto ad allenatori, fantini e guidatori delle loro spettanze maturate sui premi vinti dai proprietari.
In allevamento invece la faccenda è meno “normalizzabile”, perché si tratta in larga misura di rapporti fra privati. In particolare, in materia di tassi di monta. Di conseguenza, all’approssimarsi della “stagione” stalloniera, il proverbiale mal di pancia cresce in quanti devono vendere le monte senza sapere come e quando percepiranno i relativi saldi. Pare che di recente l’ANACT se ne sia occupata, ma solo i più informati sanno con quali risultati. Se comunque c’è stato un intervento sul mercato, dovrebbe essersi limitato al “calmieramento” dei tassi.
Noi invece qui vogliamo segnalare una via meno “politica” e più pratica, valida forse sia al trotto che al galoppo. Fissato cioè un costo della monta, poniamo di 10.000 euro, con pagamento al 1° ottobre a fattrice dichiarata gravida, lo stalloniere potrebbe prospettare al suo cliente-proprietario della fattrice due alternative sicuramente più invoglianti.
La prima è: 4.000 euro subito al primo “salto”, qualunque ne sia l’esito, ed altri 4.000 a saldo entro il l° ottobre, ma solo se la fattrice sarà risultata gravida. Evidente dunque il risparmio del 20% sul prezzo iniziale.
La seconda alternativa è: 12.000 euro da pagare solo alla nascita del prodotto vivente. In questo caso il costo aumenta del 20%, ma la comodità di dilazione e la soddisfazione di saldare a puledro fatto e finito possono rendere meno amaro l’onere aggiunto.
E’ un “sistema” che abbiamo imparato dai francesi. L’esperienza qui in Italia andrebbe fatta, per conoscerne gli effetti.