Mondiali Polo, bravo chi perde
La statistica è quella cosa - spiegava il poeta romanesco Trilussa - per cui se tu hai mangiato due polli e io nessuno, tutti e due abbiamo mangiato un pollo.
Non sempre i numeri rendono giustizia alla realtà, come è capitato di recente nel 12° Campionato del Mondo di Polo vinto dalla Spagna in Florida, dove l’Italia è stata esclusa dalla semifinale per un discutibile quoziente goal, qualificando invece gli ospitanti Stati Uniti. Questo nonostante il quartetto azzurro della FISE avesse battuto sul campo quello stripsandstars. In pratica chi ha perso è stato preferito a chi ha prevalso, una bestemmia nell’universo sportivo che sulla vittoria basa ogni dogma.
Il polo però ha proprio nelle valutazioni numeriche il suo limite. Non solo quello del rapporto fra marcature subite e inflitte, ma pure nell’handicap che dovrebbe livellare, sul rettangolo di gioco, le forze in campo, dando un vantaggio alla squadra più debole. Questo accade però sulla carta, anche perché non sempre meno handicap è uguale a più goal di vantaggio e la stessa attribuzione degli handicap a volte, se non è addirittura pilotata, è contestabile.
Inoltre in un campionato mondiale - la competizione di massimo livello - dovrebbe prevalere (accantonando perciò gli handicap) il più forte, comunque e sempre. Quello d’altronde che avviene in tutte le discipline legate al cavallo, nelle quali va avanti chi vince e non chi è sconfitto. Cioè i migliori. Senza giochi di prestigio fatti a tavolino o come i polli di Trilussa.