Nella foto da sinistra Flaminia Bottoni, Elio Pautasso, Valerio Giubilo e Carlo Bottoni. In Piedi Maria Lucia galli
Libri - Carlo e Flaminia, la storia continua
“Costi più de ‘na fja femmina” è un detto che Carlo Bottoni - vincitore del Derby di Trotto 1994 (esatti 30 anni fa) e primo catch-driver italiano (guidatore non allenatore, un battitore libero) della specialità ippica del sulky - non può davvero dire.
La sua rampolla Flaminia è diventata una delle penne migliori di chi calca le piste degli ippodromi nazionali e, dopo il successo del libro “Ugo Bottoni, un “Ammiraglio” a cavallo” del 2020, esce ora con un altro bel titolo “C’era una volta il “driver”(Edizioni, 261 pagine, 24 euro) scritto a due mani con il genitore.
Carlo non ha il soprannome blasonato del padre Ugo (persino Giulio Andreotti lo chiamava Ammiraglio, ingenerando confusione nel picchetto armato del Ministero quando lo riceveva agli Esteri) ma quello - er Sorcio - con cui lo battezzò il collega Giuseppe Moscuzza dopo l’impallinata che il nostro diede al povero Glauco Cicognani nel Derby a Tor di Valle, sfilando di sorpresa alla corda su Ricettatore lanciato in testa. Una caratteristica che Carlo, in 30 anni di corse dal 1970 al 2000, ha sempre avuto, quella sgusciare implacabile e vincente alle spalle dell’avversario troppo sicuro davanti.
“Dialogo sul mondo delle corse al trotto tra una figlia e un guidatore di cavalli” (il sottotitolo) si legge con piacere sprofondati in una poltrona, gustando aneddoti, foto ricordo, prefazione (di Claudio Icardi che ha imparato tra i box dei Bottoni a Tor di Valle l’arte del grande comunicatore ippico) e curriculum.
Alla presentazione romana nella Club House di Capannelle ha fatto gli onori di casa il direttore Elio Pautasso (“cerchiamo di far rivivere quel trotto storico per richiamare nuovo pubblico") con la nostra direttrice Maria Lucia Galli moderatrice e Valerio Giubilo (pure la sua competenza notevole è nata tra le gambe dei cavalli, “gli mettevo le fasce”, di Carlo) a ricordare i dietro le quinte degli ippodromi romani. Tra l’altro Flaminia ha guidato (e vinto) in corsa anche lei ed ora si divide tra famiglia e incarico di commissario delle piste emiliane.
In prima fila alla presentazione c’era Remo Chiodi, direttore generale per l’Ippica al Ministero dell’Agricoltura, un dirigente attento agli infiniti problemi e necessità di trotto e galoppo, sul quale pesa l’aspettativa dei tanti addetti ai lavori e appassionati che vorrebbero rivivere gli anni d’oro del turf e sulky nostrani. Alcuni suoi interventi, anche in sede internazionale, sono stati particolarmente apprezzati e finalmente l’ippica in veste statale ha qualcuno che ci si dedica integralmente, senza dover pensare pure ai pesci spada, granchi blu e pecorino dell’Est finto doc come i ministri e sottosegretari presenti e passati.
Un intervento a latere significativo quello di Emilio Minunzio, vicepresidente ASI, che ha sollecitato maggior collaborazione (“tutto il nostro mondo gira intorno a un solo soggetto, il cavallo”) tra ippica ed equitazione. In effetti i “federali” tengono le distanze dai “corsaioli” e questi li ripagano non organizzando, manco a morire (tranni rari casi come San Siro), avvenimenti del sella.