L'approccio al cavallo dell'Horseman
DOPO MILLENNI di doma coercitiva, in cui l’essere umano affrontava il cavallo con l’energica prepotenza di chi sente di essere il più forte, finalmente si è sentita l’esigenza di comunicare con questi animali per avere collaborazione e partecipazione. I primi appassionati hanno intuito che l’unico modo per imparare il “linguaggio” equino era osservare e studiare il comportamento dei branchi di mustang, ancora liberi dai vizi della cattività; da allora in due decenni ricerche scientifiche hanno portato ad appurare che l’approccio non traumatico influenza positivamente il comportamento dei cavalli, mentre la paura indotta dal metodo tradizionale ha ripercussioni fortemente negative sul loro benessere, sulla salute e perfino sulla riproduzione. Rispettare nel cavallo la sua natura libera e giocherellona lo porta ad essere istintivamente motivato e curioso nei confronti dell’uomo, con cui può instaurare un rapporto basato sulla fiducia, sul rispetto e sulla collaborazione, maturando una visione positiva ed ottimista nei confronti degli stimoli che gli vengono proposti nel proseguo dell’addestramento.
Il tipo di approccio etologico tiene infatti in massima considerazione un fatto fondamentale: il cavallo è un animale da preda, e le sue reazioni agli stimoli sono molto diverse rispetto a noi umani ed a tutti gli altri predatori.
Ma il cavallo è intelligente? Sicuramente non come lo intendiamo in ambito umano, ma alcune caratteristiche sono comuni ed imprescindibili:
•vanta un ottimo grado di addestrabilità
•pur essendo atavicamente pauroso, è un essere curioso, ha una mente viva ed intraprendente
•ha una forte coscienza utilitaristica ed una memoria a lungo termine infallibile
•non è un animale aggressivo e non trova nel conflitto nessuna forma di appagamento.
Questo ci fa capire che i suoi comportamenti che troviamo pericolosi o quantomeno bizzarri sono campanelli d’allarme di un disagio causato dalle mancate soddisfazioni dei suoi bisogni primari, cioè la sicurezza e il confort che troverebbe all’interno del branco.
Questa condizione di insicurezza lo porta a due possibili reazioni:
•diventa difficile da gestire: scappa, si spaventa, diventa prepotente ed ostinato
•entra in uno stato di stress in cui non risponde più ad alcuno stimolo.
IL PROBLEMA principale rimane sempre lo stesso e dipende unicamente da noi: quanto siamo disposti a metterci in discussione per capire il punto di vista del cavallo? Quando smetteremo di incolparlo per le sue reazioni?
L’aspetto relazionale va continuamente salvaguardato, vivendo il cavallo agli antipodi di quello che madre natura , nel corso dell’evoluzione, ha stabilito per il suo benessere, ed un buon mantenimento del desiderio di collaborazione del cavallo dipende soltanto da noi, essendo il cavallo un animale limpido, incapace di mentire; in pratica dobbiamo saperlo ascoltare, saperlo comprendere, sapere quando agire e soprattutto il perché. Pazienza e coerenza sono le armi vincenti nel nostro dialogo.
Le persone che hanno studiato e perfezionato questi concetti sono chiamati horseman.
Ma chi è un Horseman? Il termine tradotto letteralmente non rende giustizia al significato vero della parola; l’horseman è colui che possiede una profonda conoscenza di tutto ciò che ruota intorno al mondo del cavallo, non solo dal punto di vista dell’addestramento ma anche e soprattutto nell’applicazione nelle varie discipline, dall’escursionismo al dressage, agli attacchi, al salto ostacoli al reining.
L’Horseman conosce le caratteristiche mentali e fisiche del suo cavallo e le sfrutta a proprio vantaggio, non diventa fastidioso in sella, comunica solo quando serve, sa cosa è piacevole e cosa no per il cavallo perché ne conosce abitudini, stati d’animo e schemi di comportamento, gli sa infondere calma, volontà ed attenzione, ma soprattutto è colui che non si ferma alle apparenze o ai pregiudizi.
Egli ha pertanto raggiunto la formazione di una mentalità rivolta al giusto atteggiamento comportamentale e finalizzata alla gestione del cavallo nella suo totalità; per perseguire questo risultato occorre raggiungere e mantenere alcuni traguardi fondamentali: il rispetto e l’attenzione per la sensibilità e l’intelligenza del cavallo, lo studio della comunicazione non verbale, la rinuncia all’utilizzo di aiuti artificiali e coercitivi, la rinuncia all’utilizzo della violenza e dell’intimidazione.
Se veramente amiamo questi splendidi e magici animali, non potremo fare a meno di impegnarci per conoscerli profondamente, guadagnandoci così la loro fiducia ed il loro rispetto…la cosa peggiore che possiamo fare con loro è comportarci da uomini.
PAOLA MONTICELLI
Istruttore Horseman Program