Il cavallo sa come deve andar...
Probabilmente queste parole - che sono un verso di una canzone degli anni Trenta - non colpiranno la memoria dei lettori più giovani. Per questo mi sembra giusto aggiungere altri versi della strofa: "... se c'è una coppietta. Piano se ne va, senza galoppar, tanto non c'è fretta... Come è delizioso andar sulla carrozzella...".
Sì, le celebri botticelle romane, da anni al centro di una lunghissima vertenza fra chi vuole abolirle offrendo ai vetturini delle licenze di taxi, e chi invece le difende. La passeggiata in carrozzella ha ormai poco senso in una città strangolata dal traffico. Ma si potrebbero usare le botticelle nei parchi della città per piccoli tragitti, nelle ore più fresche. Salvando non tanto una tradizione (le tradizioni possono essere spesso assai crudeli con gli animali) ma un rapporto: quello dei vetturini con i loro cavalli. Molti anni fa ho abitato a via del Mattonato, Trastevere, dove venivano ricoverate le carrozzelle, che invece ora sono "appoggiate" al vecchio mattatoio, ormai in disuso. E posso dire che il legame fra vetturini e cavalli - spesso trottatori sottratti alla morte perché "colpevoli" di non fare buoni tempi in gara - è un legame stretto, affettuoso, direi sentimentale. E' dello stesso parere una veterinaria equina che fa parte della commissione incaricata dal Comune di verificare le condizioni di vita e di lavoro di questi animali.
Ma quando si arriva a parlare di cinema? - vi starete chiedendo. Subito. Con due film sulle botticelle romane, interpretati da due grandi attori. Aldo Fabrizi, protagonista de "L'ultima carrozzella", film in bianco e nero del 1943, che già anticipa il tema "carrozzella versus taxi". E "Nestore, l'ultima corsa" interpretato nel 1994 da un Alberto Sordi ormai anziano, proprio come il cavallo con cui lavora, Nestore, che non ce la fa più ad affrontare le ripide salite di villa Borghese.
Due film - tutti e due "interpretati" da due cavalli grigi- che hanno nel titolo lo stesso aggettivo: "ultimo", a significare che il cavallo, nella locomozione, soprattutto cittadina, appartiene ormai al passato. Ma cominciamo dal film con Fabrizi, per la regia di Mario Mattoli, che fra gli sceneggiatori annovera anche Federico Fellini e fra gli interpreti Anna Magnani. Fabrizi, in gioventù, era stato vetturino e la palandrana che indossa nel film è la stessa che anni prima aveva usato quando saliva a cassetta. Il film - che nella storia del nostro cinema viene ricordato come uno dei primi in cui sono state girate molte scene in esterni, nel centro della città che ogni sera piombava nel buio per via dell'oscuramento - è una commedia perfettamente calibrata, in cui si racconta del vetturino Totò, che impedisce alla figlia di fidanzarsi con un tassista, categoria da lui detestata. Ma sarà proprio il giovanotto a togliere dagli impicci il vetturino, ingiustamente accusato di aver scambiato il diamante sfoggiato da una canzonettista con un fondo di bicchiere. Inevitabile la resa del vetturino Totò alle ragioni del cuore della sua figliola, e altrettanto inevitabile il lieto fine.
E' invece tristissimo, direi addirittura tragico, il finale del film diretto e interpretato da Alberto Sordi, con una sceneggiatura dello stesso Sordi e di Rodolfo Sonego, dove si raccontano le traversie dell'anziano vetturino Gaetano Bernardini, che tenta di salvare dal macello il cavallo Nestore, divenuto - dopo anni di onorato sevizio - un amico cui è legato da un profondissimo rapporto. Il fatto è che il grigio Nestore non è di proprietà di Gaetano, ma di un certo Otello ( mirabilmente interpretato da Eros Pagni) che di fronte al disperato Gaetano fa il conto di quanto può fruttargli la carcassa del povero animale.
Inutile raccontare le lunghe peregrinazioni di Gaetano, e la sua affannosa ricerca di una sistemazione per l'amato Nestore: mantenere un cavallo, anche in piena semplicità, è costoso, e al dunque tutte le soluzioni prospettate si rivelano impraticabili. Cosa accadrà al vecchio ronzino? Chi non ha visto il film può trovarlo gratuitamente in streaming e seguire la storia fino all' epilogo, in verità molto amaro. Diciamolo con franchezza: le intenzioni del film sono nobili, condivisibili, ma la regia è senile, un po' abborracciata e bene avrebbe fatto Sordi a interpretare e non a dirigere un film da lui testardamente voluto. Pure, alcune cose vanno sottolineate: qui - al contrario del film con Fabrizi - il cavallo è protagonista ( a Hollywood direbbero "è sdraiato sul titolo"). E' insomma un personaggio a pieno titolo. Questo film - inventato ma ispirato a una dura realtà- ha poi convinto Sordi a cercare un terreno dove far vivere i cavalli dismessi dopo una vita di lavoro con le botticelle romane. Il critico del "Corriere della Sera" Paolo Mereghetti ha scritto che la storia del cavallo Nestore racconta, in filigrana, la vicenda dell'attore Sordi che, ormai anziano, si sentiva rifiutato dal cinema. Forse è vero: la vecchiaia, che affratella Nestore e Gaetano, è la medesima. Ma ciò che accade ai cavalli d'età è - e resta - troppo spesso, inaccettabile.