IL BRANCO MISTO DI CASCINA RONGARINA 42
Io e Stefania ci eravamo viste una sola volta, lo scorso anno, proprio di giugno, in occasione della presentazione del libro della comune amica Maria Lucia Galli Il cavallo e l’uomo (More than a Horse) all’interno della rassegna “ViviParco”; cenammo insieme, avendo modo di scambiare due chiacchiere. Funziona così tra gente che ama i cavalli, tanti preamboli non servono, ci si dà un’annusata, e si decide se si va d’accordo o meno.
Io sono rimasta fin da subito affascinata dal lavoro di Stefania, che è una psicologa e psicoterapeuta, specializzata – mi spiegava – in interventi assistiti con animali, in particolare, da oltre vent’anni, di terapie assistite con il cavallo e della Equine facilitated psycho-therapy, oltre all’ippoterapia e riabilitazione equestre.
Volevo saperne di più. Stefania mi ha mostrato dei video, e parlato del suo libro Terapia e cura con il cavallo. Il ruolo del terapeuta e i principi teorici di riferimento (Erickson, 2023) che mi sono prontamente procurata, leggendolo poi con grande interesse.
Quando ho iniziato a scrivere Sono solo bestie. Maltrattamento e benessere animale. Domande e risposte (Primamedia, 2024), volevo assolutamente includere anche loro, naturalmente, i cavalli, e ho subito pensato che Stefania fosse la persona giusta da intervistare, per far capire quanto sia importante occuparsi del loro benessere, e garantire la loro espressività etologica, se si desidera “cum-lavorare” con loro e farne davvero degli ottimi terapeuti. Come? Semplicemente lasciandoli fare quello che sanno fare meglio: i cavalli.
Mi ha parlato a lungo della loro realtà, ovvero l’Associazione per l’Equitazione Naturale e la Riabilitazione Equestre “Gen. Enrico Gonella Pacchiotti” di cui è cofondatrice insieme al marito Umberto, figlio del generale, che opera presso Cascina Rongarina 42 a Montaldo Bormida (AL).
Inutile dirlo: ho subito confessato che mi sarebbe piaciuto moltissimo vedere di persona questo posto meraviglioso dove “un branco misto”, come lo chiama Stefania, di umani e animali vive, lavora e divide tutto. Le ho espresso il mio desiderio e lei ha risposto: perché no…
È così che è nata l’idea di una “doppia presentazione” ovvero di cogliere l’occasione per incontrarci a Cascina e organizzare una chiacchierata in cui parlare dei nostri due libri, che sono appunto intrecciati e connessi, perché dentro al mio c’è una parte del suo. Come si poteva non fare qualcosa insieme?
Ma non è stata una semplice presentazione quella che ha messo su Stefania insieme a Umberto e a tutto il loro affiatatissimo gruppo! Quando sono arrivata a Cascina mi sono trovata di fronte un posto meraviglioso e un evento organizzato di tutto punto, che prevedeva un intero pomeriggio e serata!
Quella che era nata come un’occasione per presentare i nostri libri si è trasformato infatti in una giornata in cui l’associazione ha aperto le sue porte per mostrare a tutto il territorio la sua attività, a sua volta il territorio stesso ha contribuito attivamente, portando lì dentro la produzione più tipica di quelle parti: il vino.
C’erano infatti ben sette produttori locali, che hanno portato i propri vini, sia in assaggio che in vendita, spiegando e illustrando i processi, quasi tutti biologici, con cui realizzano i loro prodotti. Oltre ai vini era presente anche un’azienda che si occupa della coltivazione di cereali, producendo farine di qualità macinate a pietra.
Il pomeriggio si è aperto così: all’insegna di un brindisi, mentre piano piano il giardino della bellissima casa di Umberto e Stefania, che hanno curato nei minimi dettaglia e che era un tripudio di fiori e piante aromatiche, si popolava di tante, tantissime persone.
Non mi aspettavo un evento così numeroso, Stefania mi aveva detto che la loro è una piccola realtà e un piccolo paese: Montaldo Bormida, di cui fa parte la frazione di Gaggina, è un paese di poco più di 500 abitanti!
Per chi come me non lo conoscesse, si tratta di un paese della provincia di Alessandria, in Piemonte, situato nell'Alto Monferrato, sui contrafforti collinari tra le valli della Bormida e dell'Orba. È uno dei comuni dell'Ovadese, area storico-culturale del Basso Piemonte e del Monferrato, che prende il nome dalla città di Ovada e che è noto appunto per la produzione di vini, in particolare per il famoso “dolcetto” che infatti certo non mancava tra i vini portati dai produttori.
Il sindaco, Emiliano Marengo, presente con entusiasmo insieme a due consiglieri, si è detto felicissimo per questa iniziativa che è riuscita a coinvolgere, e unire, l’intera comunità.
In effetti, guardandosi intorno nessuno era inoperoso, come se si trattasse di una festa familiare in cui ciascuno si sente a casa, e quindi chiamato a partecipare attivamente: le ragazze del “junior staff” sono state le più attive, occupandosi non solo di aiutare nell’organizzazione, ma avevano anche la responsabilità di occuparsi del benessere e della sicurezza degli animali, i veri protagonisti e padroni di casa.
Come avrebbero preso quell’invasione di umani i sei cavalli e i quattro cani abituati alla tranquillità e a un ritmo giornaliero scandito da gesti conosciuti e poco rumorosi?
L’hanno presa benissimo direi. Facciamo prima le presentazioni: Hoshi e Margot sono pastori tedeschi grigioni da lavoro, Greta e Bella due Jack Russell. Poi i cavalli: Amina, purosangue orientale siciliano, di sangue siriano, Violet, una giovane, dolcissima purosangue che proviene da una situazione di maltrattamento e che si affida molto alla sua amica, Sissy e Smocke sono Quarter Horse, Ruby PRE e infine il “nonnino” Souriant, ventisettenne Crousado.
Le due canine pastore hanno avuto un grandissimo da fare a tenere a bada tutto il branco, non potete capire che gran lavoro! Sono state infaticabili nel controllare che non si disperdesse nessuno di quel nuovo, improvviso branco di cui si sono trovate a doversi occupare, soddisfatte perché tutti sono stati alle loro disposizioni, facilitando il loro compito di brave guardiane.
E i cavalli? I cavalli, come è evidente a Cascina Rongarina hanno fatto… i cavalli. Ovvero hanno osservato, facendo finta di continuare le loro abitudini. Ci hanno seguito, il paddock delle tre femmine si trova proprio in affaccio sul campo da lavoro, adibito per l’occasione a “sala” per il pubblico, numerosissimo, circa un centinaio di persone. Eppure tutto si è svolto nell’armonia, nella calma, nessun gesto brusco, nessuno che ha alzato la voce: incredibile ma il branco di umani sembrava in tutto e per tutto simile al branco dei cavalli, a “pascolare” e relazionarsi tra loro, vigilati dalle cane pastore. Forse è per questo che i cavalli si sono sentiti a loro agio, perché gli umani si sono, per una volta, un po’ animalizzati, mostrando quanto è piacevole trascorrere del tempo insieme semplicemente in relazione.
Di questo abbiamo parlato con Stefania, e anche con il pubblico che è intervenuto, di quanto sia importante conoscere e riconoscere le caratteristiche etologiche degli animali che possono essere molto diverse dalle nostre, in alcuni casi, mentre in altri del tutto simili.
Sembrava così naturale, in un contesto del genere, sottolineare questi aspetti che invece non sono affatto scontati o così facilmente trasmissibili in situazioni diverse, in luoghi chiusi, per esempio, fortemente e unicamente urbanizzati e antropizzati, dove la natura e gli animali sono esclusi e sarebbe impensabile poterli rendere partecipi. Lì invece è stato quasi il contrario, forse è per questo che parlavamo piano, per non disturbare la quiete e l’armonia dettata proprio dalla presenza degli animali.
Dopo la nostra chiacchierata i padroni di casa hanno offerto un ottimo aperitivo, composto da prodotti locali e cucinati in casa, come il delizioso polpettone di fagiolini preparato da Stefania stessa, naturalmente non sono mancati gli assaggi dei vini proposti.
Alla fine di tutto ci siamo seduti in giardino, eravamo tutti molto stanchi, comprese Oshi e Margot per il durissimo lavoro svolto, ma sereni, e soddisfatti, con il cuore pieno di belle emozioni eppure leggero.
Una gustosa cena ligure-piemontese ci ha rimesso al mondo, conclusa con un amaro locale che si chiama “Camatti”, potevamo forse rifiutare l’assaggio?
Siamo rientrati a casa di buio, i cavalli avevano ritrovato la loro quiete, i cani – è stato evidente dal modo in cui ci hanno accolto – ci avevano già incluso nel loro “branco misto” e così, stanchi ma felici, siamo tutti andati a dormire, godendoci un meritato riposo, nella pace e nel silenzio di Cascina Rongarina, un posto che senz’altro porterò nel cuore insieme all’ospitalità e all’accoglienza dei suoi abitanti, umani e non…