LA FIERA, SIAMO NOI.
Come molti, sono stata a Fiera Cavalli e, come molti, sperando di non annoiarvi, condivido con voi le mie riflessioni, perché una cosa è certa: Fiera Cavalli fa sempre riflettere.
Ci sono andata per lavoro, perché difficilmente spenderei il mio tempo libero e i miei soldi chiudendomi in un capannone e in vie affollatissime. Probabilmente a stare con i cavalli ho preso un po' della loro saggezza e insofferenza a situazioni caotiche, ma è inutile girarci attorno, ci sono andata, consapevole che sia una opportunità lavorativa e ho scelto di coglierla.
Nel 2017, dopo anni che schivavo il caos, mi trovai nella stessa situazione, ero più giovane e molto motivata a cambiare le cose. In quell'occasione nacque l'idea di scrivere un libro, la GUIDA AL RISPETTO DEL CAVALLO (Equitare). Perché scrivo in maiuscolo? Perché l'obbiettivo era proprio definire una linea guida concreta, il titolo e quelle pagine avevano la grande ambizione di colmare una enorme lacuna culturale nel mondo equestre. Quelle parole sono arrivate a tanti, ma a vedere il panorama equestre italiano in mostra in questo novembre 2025, non hanno cambiato granché sui grandi numeri.
Era un buon proposito ma anche un'illusione. In tutti questi anni, io come altri, abbiamo lavorato per portare un buon esempio, una idea diversa di equitazione e conoscenza del cavallo. Abbiamo raggiunto molte persone, ma non è bastato. Cosa ho visto in fiera? Troppi cavalli sofferenti sotto gli occhi di tutti, un grande calderone del panorama equestre italiano dove tutto è accettato nel rispetto di tutti, ma non dei cavalli.
Una povera equitazione spesso ridotta al dominio dell'animale, alla sottomissione permessa anche nelle competizioni e negli show artistici. Non parlo solo del padiglione spagnolo, loro sono il capro espiatorio, parlo della maggioranza (è un dato di fatto), dal salto ostacoli, alla monta western, negli spettacoli, fino addirittura alle scuole insospettabili, dove tutto è bello e amicizia, fino a quando il cavallo non viene montato dietro la verticale o con uno sperone piantato nel fianco.
Ho visto la fiera dei segnali di ansia, di stress, di dolore, mentre i nostri politici abbracciavano i cavalli che li manifestavano, si facevano la foto in sella, prendevano in braccio un mini pony. Questa fiera siamo noi, è lo specchio della nostra cultura e di quello che succede ogni giorno in moltissime scuderie. Manchiamo di conoscenza (i segnali espressivi di dolore sono stati ben codificati dagli scienziati), di empatia, per comprendere il concetto di abuso, figuriamoci quello di rispetto!!
Quindi, cosa fare?? Uno spiraglio e una luce si è accesa in me nel trovare un libricino prodotto dal ministero della salute (siiii !!!!!! “Il cavallo è un vero amico. Piccola guida fotografica per bambini”), dove qualcuno intelligente e sensibile ha messo sotto forma di disegni per bambini quello che dovrebbe essere la base della conoscenza e quindi del rispetto del cavallo. Mi ha fatto riflettere su chi dovrebbe dare il buon esempio e linee guida ben definite: lo stato e le istituzioni.
Io, il buon esempio, non sempre facile, in buona fede e con fatica, nella vita di tutti i giorni, ho sempre cercato di darlo. Continuerò a farlo perché è l'unico modo di vivere il cavallo che conosco, continuerò a scrivere per divulgare la mia idea (si, perché evidentemente è molto soggettiva) di rispetto del cavallo e di cosa sia un abuso ad esso. La consapevolezza che ho, 8 anni dopo quel 2017, è che non basti: serve che le istituzioni prendano consapevolezza e posizione. E' un pensiero molto ambizioso, ma io ci provo, rivedremo tra altri 8 anni come vanno le cose.
Ognuno nel suo piccolo deve cercare di fare la differenza, io cercherò di usare la mia posizione per cambiare le cose a partire dall'enorme opportunità di lavorare per un ente di promozione sportivo che crede nella necessità di fare la differenza, e spero di poter fare bene ancora e sempre di più, per i cavalli e per la nostra bella equitazione.
Per ora chiudo facendovi riflettere su l'immagine che ho scelto per questo pezzo, non un cavallo che ho fotografato io in fiera, ma quella che ha scelto la fiera stessa per rappresentarsi. E se a voi sembra normale, allora ho ragione io e abbiamo un serio problema di cultura equestre.
Giulia Gaibazzi, fondatrice di Equitazione in Armonia e responsabile per la formazione istruttori di equitazione in ACSI.























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