I cavalieri di salto ostacoli contestano la FEI
L’IJRC (club internazionale dei cavalieri di salto ostacoli) comunica: “Da due mesi nel mondo dell’equitazione non si parla d’altro: doping, sostanze proibite, progressive list. E ancora: norme e regolamenti che entrano in vigore o che non entrano più in vigore. Rimandate di un mese, forse di un anno, probabilmente da cambiare, oppure da accettare così come sono. Ordini e contrordini che generano una grande confusione anche tra gli addetti ai lavori, figuriamoci tra gli sportivi e gli appassionati del cavallo. Di più: nessuno che sappia spiegare per bene cosa sia successo durante la General Assembly di Copenhagen dello scorso novembre e, soprattutto, che cosa dobbiamo attenderci nei prossimi mesi.
Ma ciò che ha più colpito i cavalieri è che nello scontro apertosi tra FEI e Federazioni nazionali durante l’assemblea danese, ambedue si sono trovate costrette dalle circostanze a non approvare cambiamenti che sarebbero stati giusti ratificare come la riforma del bureau e, paradossalmente, ad approvare quello che non avrebbero voluto approvare, come nel caso del nuovo regolamento antidoping. Il risultato più evidente è che con il rifiuto dei nuovi statuti, per altro studiati, ristudiati e modificati nel corso degli ultimi due anni anche dalle stesse federazioni, è di nuovo venuta a mancare la presenza nel governing body degli sport equestri di un rappresentante dei cavalieri.
In un mondo sportivo sempre più professionalizzato, legato a sponsor, a forti investimenti sul piano allevatoriale, alla ricerca di nuovi e importanti spazi di comunicazione sui media, che rimane ancora una volta fuori dai giochi, sono i cavalieri. Visto che a oggi nessun atleta delle discipline olimpiche ha mai fatto parte del bureau della FEI, com’è invece suggerito dalla carta olimpica, a rimanere ancora una volta esclusi dal luogo delle decisioni sono i protagonisti del salto ostacoli: gli atleti.
Copenhagen assomiglia a una grande occasione mancata. Si poteva rendere più moderna ed efficiente l’equitazione, ma non si è fatto e anche sul doping la confusione regna sovrana. Diverse posizioni si confrontano con asprezza senza trovare, a oggi, un punto d’incontro. Per quanto riguarda il club la posizione su questo tema è chiara. Non crediamo sia accettabile una normativa che mette a disagio o a repentaglio anche un solo atleta o una sola Federazione. Siamo per delle soluzioni ragionevoli che rispettino il welfare del cavallo e le normative nazionali di ogni Paese. Le decisioni devono però essere prese secondo realtà scientifiche dimostrate e riconosciute e no dettate da paure, pregiudizi o “giochi politici”.
E’ questa la strada da seguire per uscire, velocemente da una situazione in cui nessuno ha da guadagnare e l’unica cosa che rischiamo di perdere è la credibilità del nostro sport. Quando le opinioni sono così diverse, rimangono solo due strade: l’incontro o lo scontro. Siamo, però, sicuri che gli alti dirigenti sapranno agire con responsabilità e giungere a soluzioni ragionevoli e condivise. Dal canto nostro, siamo abituati a rispettare le regole e lo faremo anche con le nuove norme, ma nessuno può e deve essere trattato da “criminale”, se nelle analisi di un cavallo è segnalato il residuo di un medicinale, magari con una percentuale irrisoria, seguita da diciotto zeri dopo la virgola. Altro discorso vale per i prodotti dopanti, così come per i maltrattamenti ai cavalli. Per chi trasgredisce il codice di condotta, servono sanzioni proporzionate alla trasgressione compiuta. Sanzioni certe, severe, applicate con rapidità e senza indugi. Ma anche questo rischia di essere un traguardo ancora lontano".
ELEONORA OTTAVIANI
direttore International Jumping Riders Club





















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