I cavalli per noi somigliano ad una droga , ma noi cosa siamo per loro?
Uno studio pubblicato il 28/06/23 su Plos One, valuta gli effetti di un trattamento denominato “Equine Facilitated Psychiatry and Psychology” (EFPP).
Tale trattamento è una forma di terapia assistita che coinvolge i cavalli dentro e intorno all’ambiente naturale dei maneggi al fine di supportare lo sviluppo del benessere comportamentale ed emotivo dell’assistito.
Il campione dello studio comprendeva 57 pazienti (39 nel programma e 18 come gruppo di controllo) con disturbi da uso di sostanze stupefacenti, ricoverati in ospedale psichiatrico.I dati sulla percezione che hanno gli assistiti di questa esperienza sono notevoli.
“I cavalli sono percepiti come esseri non giudicanti, il che rende facile per gli assistiti connettersi con loro e comunicare. Una comunicazione di successo influenza la costruzione della fiducia in sé dell’assistito. Altri effetti importanti includono un senso di realizzazione derivante dalla corretta esecuzione di un compito e l’eventuale superamento delle preoccupazioni iniziali associate al lavoro con i cavalli. Durante l’EFPP, gli assistiti hanno menzionato sentimenti simili a quelli di quando erano sotto l’effetto di droghe. Era principalmente una sensazione di felicità, isolamento dal mondo esterno e dimenticanza delle cose e delle preoccupazioni negative. Questi effetti potrebbero essere causati dalla concentrazione intensa sul momento presente, cioè sull’attività che l’assistito sta svolgendo con il cavallo in quel momento e in quel luogo.”
Difatti, oltre ai cavalli, influisce anche l’ambiente naturale in cui tutto si svolge (Machovà, 2023).
Questo articolo scientifico è estremamente interessante, sia in relazione agli esiti del trattamento sia perché offre una descrizione molto realistica delle sensazioni che molti di noi provano quando sono a contatto con i cavalli.
Nonostante ciò, va notato che si tratta di uno dei numerosi studi che si focalizzano sugli effetti del cavallo sull’essere umano, trascurando invece l’analisi inversa.
Non nego l’esistenza di paper che analizzano l’impatto degli esseri umani sui cavalli, sebbene lo sviluppo di metodi per fare tali valutazioni sia piuttosto recente (A Review of the Human-Horse Relationship, 2008). Tuttavia, ciò che desidero sottolineare, e che costituisce il cuore stesso di questo articolo, è il mio auspicio personale: per ogni studio che considera l’effetto che un animale ha su di noi, si dovrebbe condurre uno studio speculare che analizzi l’effetto che abbiamo noi sugli animali, adottando le medesime condizioni di indagine.
Ad esempio, nello studio di cui stiamo trattando, sarebbe stato rilevante investigare l’impatto che la presenza di individui descritti come “iperattivi, con comportamenti aggressivi, disturbanti o agitati” avrebbe potuto avere sui cavalli impiegati nell’esecuzione del trattamento EFPP. Nel medesimo contesto, avrebbe rivestito un’importanza determinante adottare tali valutazioni al fine di modulare l’approccio terapeutico in modo da garantire il rispetto e il benessere di tutti gli esseri coinvolti.
In definitiva, l’obiettivo in background di questo genere di studi dovrebbe essere la ricerca di un vantaggio reciproco nella relazione tra specie diverse, nella fattispecie tra animale umano (fortemente impattante) e gli altri animali. L’equa valutazione determinata dagli studi speculari, a mio parere, è fondamentale per una comprensione scientifica completa e per un approccio che rientri in un quadro etico solido, che eviti il rischio di antropocentrismo e che sia fondato sul rispetto intrinseco per ogni essere vivente.
Fonti:
«A Review of the Human–Horse Relationship». Applied Animal Behaviour Science 109, fasc. 1 (1 gennaio 2008): 1–24. https://doi.org/10.1016/j.applanim.2007.04.015.
Machová, Kristýna, Veronika JuríÄÂÂÂÂÂÂÂÂÂÂková, Anna Kasparová, Kamila Petrová, Barbora Sládková, e Ivona Svobodová. «An Evaluation of the Effect of Equine-Facilitated Psychotherapy on Patients with Substance Use Disorders». PLOS ONE 18, fasc. 6 (28 giugno 2023): e0286867. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0286867.





















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