HorsEmotion, il racconto ''Il giardino di Filippo''
IL GIARDINO DI Filippo, di Claudia Cerulli premiato al concorso HorsEmotion 2012
C’è un posto, a Viterbo, dove lo sguardo si perde nel verde dei campi, indugia tra i fiori nei prati,attraversa le chiome argentee degli ulivi e risale su, fino al crinale della collina, ad incontrare l’azzurro del cielo. C’è un posto, a Viterbo, dove la mente abbandona gli affanni e il cuore comincia a battere piano, il respiro si fa lento, profondo, e le orecchie si stordiscono in un silenzio inatteso, rotto di tanto in tanto da un battere di zoccoli. C’è un posto, a Viterbo, dove i cavalli vivono liberi, tra paddock e campi incolti, padroni incontrastati del loro territorio.E’ un posto unico, il Giardino di Filippo, il giardino degli amici del cavallo, come dice il nome, dal greco, filos ippos. Se arrivi presto, al mattino, puoi vedere due piccoli pony che si rincorrono giocosi, attraversano il campo di lavoro zig-zagando tra gli ostacoli e poi via di nuovo, al galoppo, tra l’erba alta dei prati. Intorno ad un casale rosso, fulcro di tutte le attività, oche, galline, cani e gatti si aggirano indisturbati. Qui puoi incontrare Filippo, piccolo, generoso eroe, il Falabella che due volte al mese porta il sorriso nel reparto onco-ematologico del Policlinico Umberto I di Roma, regalando momenti di gioia e stupore ai bimbi ricoverati. E se lui arriva fino alla Città Eterna per fare il suo dovere, i colleghi che restano a casa non sono da meno. Molti di loro supportano la scuola e l’attività agonistica di amazzoni e cavalieri di tutte le età. Alcuni, all’occorrenza, si trasformano in premurosi dottori a quattro zampe che accolgono e trasportano sulla groppa, con pazienza infinita, cavalieri un po’ speciali, contenendo l’aggressività di bimbi spesso esuberanti, richiamando all’attenzione quelli un po’ distratti; con il loro calore e la loro mole riescono perfino a dialogare con quelli che vivono, Dio sa perché, chiusi in un mondo tutto loro. Al ritmo della loro andatura, si allentano le tensioni di bimbi troppo tesi, migliora la coordinazione di cavalieri un po’goffi, si placano ansia e frustrazioni di grandi e piccini. Non fanno domande, non giudicano, non discriminano. Chiunque impari la loro lingua è benvenuto, purché non dimentichi mai una carezza o una carota. A Bella e Bionda, le due pony Avelignesi, è toccato un compito nuovo: restituire forza e fiducia a donne provate da una malattia difficile, che lascia segni profondi nel corpo e nell’anima. Che i cavalli potessero aiutarle è un’idea nata, non so come, silenziosa dentro di me, e ha preso voce, con prepotenza, quando ho incontrato Chiara, cuore e mente di questo posto speciale, nel quale riversa passione, energie e amore infiniti. “Se lei è riuscita a far entrare un pony in reparto”- ho pensato – “perché non provare?” E da un delirio condiviso in pochi minuti, prende vita il progetto. Dalla senologia dell’Ospedale Belcolle al Giardino di Filippo, dieci signore, “le nostre signore”, in sella per sfidare se stesse e mostrare alla scienza che il cavallo allena il corpo, cura lo spirito, rinfranca l’anima. Ognuna di loro ha la sua storia, ma tutte, lo stesso doloroso percorso. Con il susseguirsi delle lezioni, non è più la malattia che le accomuna, ma una nuova passione. Raccogliamo dati, facciamo statistiche. Si riducono ansia e depressione, migliora l’efficienza fisica. E mentre monitoriamo con rigore scientifico ogni parametro per verificare le nostre ipotesi, nascono amicizie nuove e nuove emozioni, intense, inattese. Impossibile misurarle. I risultati ci danno ragione e il nostro lavoro aggiunge una piccola tessera nel grande, complesso mosaico delle Pet-Therapy. Presto sarà pubblicato. Anche Filippo, già salito agli onori delle cronache, sarà citato su qualche importante rivista scientifica. Si intrecciano storie, dolori e speranze, al Giardino di Filippo. C’è chi sogna coppe e coccarde e chi desidera solo la banalità di un giorno qualunque, che troppo spesso dimentichiamo di apprezzare. In un’allegra e serena confusione, i cavalli incrociano le loro vite con quella di umani più o meno fortunati, regalando a tutti, pazienza, saggezza, conforto. Storie… Ma non aspettate di leggerle sui giornali per conoscerle. Andate a vedere di persona. Perché se alla scienza servono numeri, al cuore basta un sorriso.
