Fise, la condanna ''politica'' della presidenza Croce
SE L'INTENTO di Cesare Croce, nell’indire e nel voler portare fino alle ultime conseguenze l’assemblea della Federazione Italiana Sport Equestri del 28 luglio, era quello di contare i voti a proprio favore, bisogna riconoscere che è perfettamente riuscito nel suo intento. Purtroppo (per lui) il risultato non gli è stato favorevole. Succede. Meraviglia però che un presidente con più di 10 anni di anzianità di servizio non avesse previsto il putiferio che si è scatenato nell'albergo Hilton: fischi e urlacci dalla platea, il più dolce dei quali è stato “vattene”.
Eppure scappatoie per evitare uno smacco “politico” di portata così devastante ne aveva avute più d’una. L’ultima gliel’ha offerta, ad assemblea già infervorata (per non dire inferocita), Mauro Checcoli, che dell’assemblea stessa è stato l’equilibratissimo presidente. La proposta di Checcoli era saggia e avrebbe consentito a tutti di salvare la faccia: votare una mozione che prevedesse di indire entro il 30 ottobre l’assemblea elettiva per il rinnovo delle cariche federali. Forse, e dico forse perché gli animi erano infuocati, visto che dopo le varie giravolte degli ultimi tempi la credibilità del presidente Croce non era proprio… alle stelle, un certo numero di presenti avrebbe anche potuto accettare. Ma a dissuadere anche i più disponibili è stato prorpio il successivo intervento del Presidente Fise che ha riconfermato la sua convinzione della necessità (sempre ovviamente per il bene dello sport…) di andare a votare dopo Fieracavalli a Verona, cioè alla metà di novembre.
E’ stato così che, come si dice in politica, si è “andati alla conta” ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Certo, Croce ha già annunciato che impugnerà la validità dell'assemblea sostenendo che la mozione non poteva essere proposta: occorreva farlo quaranta giorni prima… Peccato che l’assemblea fosse stata indetta il 25 giugno, cioè trentatre giorni fa, e quindi fosse anch’essa da impugnare per difetto di convocazione in base allo Statuto Federale.
Partiranno i ricorsi, fioccheranno le carte bollate. I cavalli sono ormai di casa in quasi tutti i Tar della Penisola e anche alla Corte Arbitrale dello Sport in Svizzera…. Già che ci siamo, perché non fare ricorso anche contro quei cartelli, spuntati chissà come e chissa perché, proprio qualche giorno fa a San Patrignano?
In altre parole la telenovela continua, con una differenza però, e non è una differenza di poco conto: la “fisicità” di quel voto che mette all’angolo con un 86,52 per cento l’ultimo quadriennio della gestione Croce è un dato politico con il quale tutti, Coni e presidente in testa debbono fare i conti.