''Equitazione, un malato non immaginario''
Caro Direttore, avvengono alcuni fatti nel mondo equestre che sono fuori da qualunque logica. Sono molti anni che la crescita dei tesserati è più fittizia che reale: è stata enfatizzata prima con l’allargamento della federazione a tutte le discipline equestri e poi con le patenti ludiche. Ma il numero dei tesserati che svolgono un’effettiva attività agonistica non è aumentato in modo significativo.
Come in una normale strategia di marketing bisogna prima decidere a quale bacino di utenti ci si rivolge: se devono essere coloro che appartengono alle classi sociali benestanti perché si intende scaricare su di loro i costi, si deve allora considerare che chi ha una posizione pone la massima attenzione all’educazione dei figli.
Li manderà a praticare l’equitazione soltanto se i centri affiliati sapranno assolvere alla funzione educativa. Attualmente non è così sia perché molti centri sono fatiscenti sia per la perniciosa distorsione del commercio dei cavalli che rende il nostro sport il più diseducativo nel momento in cui passa il messaggio”se vuoi vincere devi comprare questo cavallo”.
Per non parlare della piaga del doping….
Se invece si decide che tutti devono potersi avvicinare al nostro sport, ci vuole allora una politica di bassi costi e di incentivi ai meritevoli. Le risorse necessarie non possono che trovarsi negli sponsor la cui presenza è legata alla consistenza del pubblico.
Il pubblico si avvicinerà all’equitazione soltanto se la cultura equestre verrà diffusa, anche attraverso la crescita di nuovi campioni.
I canali per questa diffusione possono essere la televisione ed il territorio.
In televisione sono necessari dei commenti tecnici specializzati per i neofiti: gli attuali commenti, tendenti a far credere che tutto si risolva nel giusto numero di “galoppi” non sono idonei anche perché non è vero! Sono l’equilibrio e l’impulso le variabili del salto. Dei nuovi campioni potranno crescere soltanto in un ambiente moralmente sano e tecnicamente competente.
Sul territorio si può attrarre il pubblico, cominciando dai genitori, se si organizzano dei percorsi con un commento tecnico qualificato. Anche gli esami possono essere un mezzo per fare cultura.
La realtà attuale è purtroppo molto diversa. La clientela benestante è stata cacciata dalla disonestà dei molti che commerciano cavalli senza averne titolo. E’ stato coinvolto un gruppo di imprenditori per trovare gli sponsor ma, senza il pubblico, è solo fumo negli occhi. La televisione la pagano i tesserati ma, sinora, è stata utilizzata più per diffondere il pensiero della FISE che per fare cultura.
I costi generali sono molto aumentati per pagare il Presidente e la numerosa schiera di tecnici.
E sono stati scaricati integralmente, sia attraverso l’aumento generalizzato delle quote,
sia rendendo alcuni costi fittizi (passaporti, vaccinazioni…), sui tesserati e sugli operatori.
Con l’aggravante che questo avviene in un momento di grave contrazione economica.
Cordialmente
CARLO CADORNA