''Cavalli in Italia, un mondo con troppi difetti''
Caro Direttore, sono ormai due mesi che con i miei cavalli mi sono trasferito in Olanda, dove il contesto equestre seppur in alcuni aspetti simile a quello italiano, comunque ne differisce in molti altri. Ma quali sono gli aspetti più irritanti del mondo italiano che ruota intorno ai cavalli? Prima di tutto l`incoerenza. In Italia si parla di benessere del cavallo ad ogni livello, ma nessuno lo pratica realmente ed il benessere viene inteso spesso solo al fine di incrementare il profitto performativo.
Nuovi etologi stanno nascendo in Italia e tranne qualche eccezione, per il resto altre cose suonano davvero strane, come ad esempio la valutazione della cognizione di un cavallo durante il salto ostacoli. Il fine resta comunque quello performativo e diciamo che nulla ha a che vedere con l`etologia cognitiva, quella vera discussa anche durante la tavola rotonda Equine Minds a cui ho partecipato attivamente anche io durante Minding Animals Conference qui in Olanda, con la presenza di piu che eminenti etologi cognitivisti come Marc Bekoff e Colin Allen.
I cavalli restano lontani e strani esseri performativi nello strano mondo equestre italiano: crisi dell`ippica, problemi di poltrone in FISE, strane etologie dedicate al rapporto tra bambini e pony che si trasformano in pony-games, noiose retoriche caprilliane, pseudo scienziati, delittuosi palii e fiere, ecc.
Dove sono i cavalli in Italia? Qui in Olanda li vedi ovunque, li vedi vivere fuori, in ogni stagione, con i ragazzi che piu che le redini qui hanno in mano carriole, che piu che frequentare concorsi ippici preferiscono camminare al passo lungo i canali.
La parte agonistica equestre vive molto ai margini nella realtà e nella mente degli olandesi. Certo anche qui in Olanda c'è ancora molto da fare, ma la strada è piu libera, sgombra dalle molte buche, croste e dirupi equestri della mia terra di origine, dove un bizzarro carrozzone di strani personaggi si muove calpestando spesso i diritti di quegli animali che pensa di amare.
Cordialmente
Dr. Francesco De Giorgio
