Caronia, a Sapori in Sella va in scena l'Odissea
La manifestazione Sapori in Sella, Festival Siciliano della Cultura Equestre, tenutasi nel territorio di Caronia il 20 e il 21 settembre, è stata organizzata con successo dalla A.R.E.A.S. (Associazione Razze Equine e Asinine Siciliane), un associazione no profit che si batte in favore delle specie equine autoctone della biodiversità siciliana, sotto la direzione instancabile della presidente dell’associazione Felicia Sciortino e del segretario Sebastiano Foti, con la collaborazione del Comune di Caronia e con il patrocinio dell’ENGEA.
La due giorni si è aperta sabato alle 20,30 con una breve inaugurazione durante la quale il giovane sindaco di Caronia, Giuseppe Cuffari, ha ribadito l’impegno della sua amministrazione per supportare iniziative che, come Sapori in Sella, vogliono promuovere il territorio nebrodense e i suoi valori.
È subito seguito lo spettacolo teatrale equestre Mythos, parte 2, andato in scena nella superba location naturale della spiaggia di Marina di Caronia, la stessa utilizzata per secoli per tirare in secca le imbarcazioni della antica colonia greca di Calacte, rinsaldando così il legame storico millenario fra la Magna Grecia italica e la terra madre ellenica, che tanto hanno significato nello sviluppo della civiltà dell’uomo.
Perché Mythos, parte 2?
Si deve al fatto che, il 17 agosto 2025, Felicia Sciortino è rimasta impressionata dalla visione, a Segesta, dello spettacolo Mythos (oggi diventato parte 1), scritto, diretto e interpretato da Francesco Coppa, entusiasta e storico cavaliere di endurance che da sempre ha calpestato i palcoscenici teatrali anche come autore. La presidentessa dell’A.R.E.A.S. gli ha chiesto se sarebbe stato in grado di realizzare uno nuovo spettacolo in occasione della manifestazione di Caronia. Con poco più di un mese a disposizione sembrava una “Missione Impossibile”. Invece, Francesco Coppa è riuscito comunque a scrivere e mettere in scena un’opera nata come la continuazione di quel primo spettacolo segestano, dedicato ai miti e alle leggende dell’antica Grecia e che, visto che “l’appetito vien mangiando”, sicuramente diventerà presto una trilogia, a voler chiudere il cerchio sulle ataviche questioni che riguardano i rapporti, i miti, le leggende e le credenze stabilitesi fra uomini e divinità.
Mythos, parte 1.
A Segesta, il protagonista Prometeo interpretato da Coppa, partiva dal caos scatenato dalla destituzione di Kronos da parte del figlio Zeus che aveva dato vita alle tematiche relative alle successive vessazioni umane, allo scatenarsi della violenza e delle guerre sulla Terra “a seguito della scoperta dell’acciaio e del fuoco”. Violenza e guerre raccontate poi come retaggio di quel momento nei poemi e nei drammi del tempo, con protagonisti eroi come Ettore e Achille, divinità spesso umanizzate come Apollo ed Ercole, intrappolati in complesse vicende dominate da personaggi complessi come il Minotauro o Enea soggiogati e ispirati da innumerevoli miti e leggende, come quelli di Pegaso o di Chirone.
Lo spettacolo.
A Caronia, il protagonista narratore è Ulisse, ancora interpretato magistralmente da Coppa. La scrittura, anche complessa ma sempre chiara, di ciò che egli racconta in viva voce muovendosi nei diversi quadri dello spettacolo, stilisticamente sembra uscire direttamente dalle pagine del poema omerico dell’Odissea.
Lo spettacolo si apre con Medusa (interpretata da Sabina la Corte), anello di congiunzione con Mythos, parte 1. Qui entra in scena portando in mano la sua testa mozzata, decapitata nella prima rappresentazione da Perseo, creando così un continuum narrativo fra i due spettacoli. Quindi giunge Elena di Troia, interpretata da Ilaria Testa Camillo in sella a Tesorera.
È accompagnata dalle danzatrici di Erga Studio Danza: Gaia Scalia, Erika di Stefano, Giordana Lizzio e Gaia Lauricella, che hanno eseguito le tante coreografie originali dello spettacolo. Le loro danze sinuose introducono l’arrivo di Ulisse, che naviga a bordo di un’imbarcazione posta al centro della scena per tutto lo spettacolo, a rappresentare il lunghissimo viaggio nel Mediterraneo intrapreso da Ulisse dopo aver lasciato Troia in fiamme. L’epilogo di quella interminabile guerra fra Achei e Troiani viene ben evocata dalla ricostruzione di quel gigantesco falso cavallo di legno che, alla fine del quadro, appare in riva al mare in fiamme, sullo sfondo della scena, mentre dei soldati troiani combattono a colpi di spada con Ulisse.
Polifemo.
Segue l’approdo sulla costa del vulcano Etna e l’incontro con Polifemo, rappresentato da Antonio Manenti sulla possente cavalla grigia Clara, che, accecato, inutilmente cerca di inseguirlo e colpirlo fino alla fuga dopo essere risalito in barca.
Partenope.
Quindi avviene l’incontro con le sirene danzatrici e Partenope, interpretata da Debora Calì su Rey, che spettacolarmente arriva a cavallo direttamente dalle acque del mare. Le tentazioni rivolte ai marinai ed Ulisse non funzionano. Resistono e fuggono fra gli schizzi d’acqua di ipotetiche onde che coreograficamente provengono come elemento scenico da alcune giare strategicamente messe a completare la scena.
Gli Inferi.
È la volta della discesa di Ulisse negli Inferi alla ricerca di Tiresia, il veggente millenario, incontrando Persefone (Nancy Di Modica) e Ade, Re degli Inferi interpretato da Vincenzo Maggio sulla cavalla Naika. È la parte più spettacolare del racconto grazie alla bravura di Sabina La Corte, Gianluca Cappadonna e Sebastiano Trigilio, e i loro magistrali “giochi di fuoco” che avvolgono l’intera scena di scintille, fiamme e lapilli. In quel delirio parossistico di fumo, fuoco e fiamme, Naika si muove imperturbabile a dimostrare l’eccellente grado di desensibilizzazione ed abitudinazione a cui è stata portata per affrontare senza il benché minimo problema una situazione così terrificante per un animale, addirittura con il cavaliere che, per la prima volta in Sicilia, tiene sopra la sua testa una doppia gabbia di fuoco dalla quale, agitandola, sgorgano scintille infuocate (il corpo del cavallo era stato protetto da uno strato di materiale ignifugo).
Circe.
Cambia ancora una volta il quadro e prende forma, fino a materializzarsi, la maga Circe, interpretata da Erica Patti. Chiede a Tritone (Michelangelo Calì), figlio di Poseidone, di domare un ippocampo. Entra così in scena un cavallo bianco che si muove in libertà e Tritone, da terra, gli fa compiere tante evoluzioni, inchini, piroette fino a farlo sdraiare completamente al suolo, totalmente sotto il suo potere. Quindi il cavallo si rialza e di sua iniziativa raggiunge Ulisse per farsi accarezzare mentre si abbevera in una delle giare della barca.
Calipso.
Ripreso il mare, Ulisse punta a Ogigia, isola su cui vive Calipso, interpretata da Vera Lo Forti su Sascia. Una volta sbarcato, Ulisse ripensa alla sposa Penelope che non vede da venti lunghissimi anni. È stanco piange, si dispera fino ad addormentarsi stremato. Lo sveglia una delle muse di Calipso (Maria Grazia Cannata) che lo tenta proponendogli di rimanere per amare Calipso come sua regina e ritrovare così l’amore, ma Ulisse le ribadisce la sua fedeltà a Penelope. A bordo di una barca a remi condotta dal pescatore locale Giovanni Pezzino, arriva dal mare Atena (Giusy Taibbi). Sbarca sulla spiaggia, entra nella scena e concede a Ulisse l’intercessione del dio Poseidone (la musa che l’accompagna era Pinella Genchi) affinché lo aiuti a tornare ad Itaca con il vento favorevole, incarnato da Sasà Improta su Gattopardo.
È Incredibile la bravura di questo spettacolare volteggiatore fra i migliori d’Europa. Non per niente fa parte della compagnia degli Aragonas nello straordinario spettacolo Cavalluna. È uno dei momenti più spettacolari e poetici dello spettacolo, con danzatrici e cavaliere che simulano i venti “buoni e cattivi” del mediterraneo. Quelli non favorevoli erano stati riposti in un sacchetto e consegnati ad Ulisse affinché rimanesse a soffiare l’unico che potesse ricondurlo ad Itaca.
Itaca
Il quadro finale racconta dell’arrivo alla sua isola natale, la struggente riunione con Penelope (Alessia Damato su Ebano). Ulisse si aspettava persino un rifiuto dopo tanti anni d’assenza, ma avviene l’esatto contrario. Non gli rimane che difendere il suo onore in un’ultima battaglia, quella con i Proci. Come fossero un sipario che si chiude, tutte le luci stroboscopiche si concentrano sulle acque del mare di Caronia retrostante. La scena rimane buia sul risuonare degli ultimi colpi di spada di quel combattimento finale che pone fine al lungo peregrinare di Ulisse.
Questo spettacolo ha dimostrato che non è il numero di cavalli, attori e comparse a rendere gradevole e avvincente uno spettacolo teatrale equestre. I 7 bravissimi binomi di attori a cavallo, impegnati in mille figure equestri per interpretare e sottolineare momenti e stati d’animo dei protagonisti, le 4 danzatrici e gli 8 attori appiedati, tutti esordienti ad eccezione di Coppa, insieme a testi, musiche e luci estremamente azzeccati, sono stati più che sufficienti per affascinare il folto pubblico che ha riempito l’anfiteatro, creato con gradoni di balle di fieno posti a semicerchio intorno la scena.
Non rimane che attendere che si realizzi anche Mythos, parte 3. Chi, dopo Prometeo ed Ulisse, ci racconterà il gran finale di questa trilogia? Ve lo faremo sapere al momento opportuno. Chissà, magari alla prossima edizione di Sapori in Sella?
Ce lo auguriamo.























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