Amarcord, i ''galoppini'' inventano il trotto a Firenze
SE FIRENZE è storicamente terra di palii, non si può dimenticare che anche l’ippica ne ha avuto ed ha importanti sedi in due ippodromi: quello delle Cascine e quello delle Mulina. Le Cascine furono teatro, nel 1827, delle prime corse al galoppo, ufficialmente regolamentate, svoltesi in Italia. Le Mulina subentrarono nel 1893 all’ippodromo della Zecca Vecchia, nel quale si erano svolte le prime corse al trotto fiorentine.
Il trotto nel capoluogo toscano non era molto ben visto nell’800, per un qualche snobismo che riteneva questa specialità dell’ippica troppo popolare. Eppure mai come a Firenze l’intreccio tra le due branche ippiche fu così evidente.
Uno dei fondatori della Società Fiorentina per le corse al galoppo, Anatolio Demidoff, ricchissimo e stravagante principe di origine russa, ma nato nel capoluogo toscano nel 1812, costituì nei pressi del convento di San Donato una propria scuderia. Questa venne poi acquistata da Giorgio Fossi, primo tra gli allevatori di trotto di quella regione e uno dei maggiori in Italia.
Successivamente furono proprio uomini “prestati” dal galoppo a dare vita alle corse al trotto in questa città. Il barone Gaetano Ricasoli fu il primo a far inserire, nel 1862, una corsa al trotto montato, insieme ad una “corsa ad ostacoli”, nel programma di galoppo delle Cascine.
Il conte Carlo Canavaro – contitolare con il conte Ernesto di Sambury di una delle più celebri scuderie di galoppo, la Razza di Sansalvà, e capolista dei gentlemen riders nel 1886 - diede vita alla Società Fiorentina per le corse al trotto che poi diresse per alcuni anni. Tale Società, riconosciuta nel 1893 dalla Consociazione Ippica Italiana, nello stesso anno ottenne, grazie a lui, l’assegnazione di una corsa con premio di 6.000 – il Derby Governativo - a cui piazze con ben altre tradizioni da tempo ambivano.
Ancora … Nel 1939 furono i “galoppini” uomini della Società Incoraggiamento per le Razze Equine (S.I.R.E.), ideatori dello splendido ippodromo di San Siro inaugurato nel 1920, che riattivarono l’ippodromo di trotto delle Mulina ridandogli lustro. La S.I.R.E. ebbe un ruolo sostanziale per l’ippica italiana negli anni tra le due guerre mondiali, quando molti ippodromi si trovarono in difficoltà economiche. La società milanese, forte di una supremazia ippica che condivideva solo con gli ippodromi romani, fu di sostegno (ma ne acquisì anche il controllo) a molte piazze minori tra le quali Montecatini – ancora oggi legata a filo doppio con gli ippodromi del capoluogo lombardo - e Firenze.
Grazie alla intraprendente gestione di quell’epoca venne istituito il Premio Firenze che a giorni verrà disputato all’ippodromo delle Mulina nella sua 71esima edizione. La prima edizione data, infatti, maggio 1939. La corsa, destinata a cavalli indigeni, aveva una dotazione di 25.000 lire e fu vinta nelle prime tre edizioni da trottatori di proprietà di Gian Antonio Pogliani. In quegli anni, i colori bianco rossi di Pogliani furono secondi solo alla titolatissima scuderia Orsi Mangelli. Nel 1939 fu Finarium Great, guidato da Marcello Baldi, a giungere per primo al traguardo, seppure di un soffio, davanti alla compagna di scuderia Fontanella con in sulky l’allenatore di casa Pogliani, Omero Baldi, il mitico “Cincerina” che in quegli anni spadroneggiava su tutte le piste italiane con Birbone.
Negli anni, l’albo d’oro del Premio Firenze ha avuto iscritti i nomi di tutti i cavalli di primo piano del nostro allevamento: Bayard, Assisi, Capriccio, Crevalcore, Freddy, Feystongal e lo stesso Varenne e, prima che l’attività stalloniera divenisse sovranazionale, fu banco di prova dei nostri migliori stalloni attraverso le performances dei loro figli. Spostata la data di svolgimento ad inizio anno, il Premio Firenze, oggi riservato ai quattro anni, è ora soprattutto un valido test di rientro per i trottatori indigeni.

La partenza del premio Firenze nel 1939