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Brado è un film di sconfitte e di cavalli. E’ tratto da un racconto del libro Le guarigioni di Kim Rossi Stuart - il bravo attore romano regista della pellicola - che si intitola La lotta. E’ questa è la prima sconfitta. Chi lotta ha già cacciato via la pace, quella ad ogni costo, sempre desiderata, oggi ancor più perché la lotta sta portando il genere umano ad un passo dalla distruzione totale.
Può un piccolo, modesto, film suscitare grandi interrogativi? Ebbene sì. Questo è ciò che accade vedendo sulla piattaforma Netflix un film intitolato "Work. Ride. Rodeo". Come spesso succede in questi ultimi anni, il film è ispirato alla vicenda di un personaggio realmente esistito, quasi che gli sceneggiatori non abbiano più la capacità di inventare: qui si rievoca la figura di una giovane campionessa di Rodeo di nome Amberly Snyder, nata nel 1991, rimasta paralizzata alle gambe dopo un terribile incidente automobilistico, ma capace di darsi, ancora convalescente, tre inderogabili parole d'ordine: "Lavorare. Montare. Fare il rodeo".
Ammettiamolo: il titolo di questo numero della rubrica cavalca un paradosso. Perché stiamo parlando di un film per ragazzi proposto dalla piattaforma Netflix, oggi più che mai frequentata, visto che le sale cinematografiche sono chiuse. Il film (del 2019 e di produzione tedesca, ma con un titolo adatto al mercato internazionale) è "Rock my Heart" e fonda il suo intreccio sui classici paradigmi del cinema per i giovanissimi: abbiamo un giovane stallone ribelle di nome Rock my Heart, una diciassettenne cardiopatica, Jana, in lotta con il mondo degli adulti, e - sullo sfondo - l'universo duro e competitivo delle corse al galoppo a cui spera di tornare un vecchio allevatore, ormai in bolletta, Paul Brenner...
Può un cavallo diventare il simbolo della riscossa di un Paese, appena uscito da un periodo difficile? Ma certo. Per restare dalle nostre parti, il simbolo del nostro boom economico è stato Ribot, il grande galoppatore della scuderia Dormello Olgiata che negli anni Cinquanta si ritirò imbattuto dopo due straordinarie stagioni di corse. Ribot impersonava l'Italia che dopo la rovina della guerra si era messa a correre, affermandosi sulla ribalta europea...
La stampa lo ha chiamato "Cinderella horse", il cavallo Cenerentolo. E ne ha seguito la storia per molti anni, dal suo inaspettato exploit nella disciplina del salto ostacoli fino alla morte, avvenuta in tarda età, per insufficienza renale. Chi era? Dove è vissuto? Quale film ne racconta le gesta? E' presto detto: il cavallo era un grigio sottratto al mattatoio, chiamato Snowman (pupazzo di neve) per via del suo mantello. E la sua storia è davvero una favola.
BOLOGNA. Fervono i preparativi al Gruppo Emiliano Sport Equestri di San Lazzaro di Savena, in vista della prima giornata di gare del 28° Master d'Italia Indoor di salto ostacoli dedicato alla Memoria del generale Carlo Alberto dalla Chiesa: ultimi ritocchi alla scenografia del campo gara che, come da tradizione, accoglie il pubblico con una speciale atmosfera di festa; ma anche due appuntamenti extra-agonistici che coinvolgono la cittadinanza e gli studenti di San Lazzaro di Savena...
Avevo in mente di destinare la rubrica di agosto a un film su un grande campione di galoppo che ha infiammato gli ippodromi americani. Ma la vicenda dell'orso M49 mi ha portato su altre rotte. E dunque il film di questo mese è "Il cavaliere elettrico" di Sidney Pollack. Protagonisti Robert Redford, Jane Fonda e Rising star, un meraviglioso galoppatore ritirato dalle corse per diventare il logo vivente di una grande industria alimentare, la Ampco.....
Un colpo di fulmine. Scoccato quando aveva trent'anni e durato fino al suo ultimo giorno di vita. Una passione che ha influenzato il suo lavoro, che lo ha indotto a girare un piccolo film documentario su una ragazza appassionata di equitazione intitolato "Rosine"; che gli ha fatto scrivere un libro sui cavalli raffigurati nelle opere d'arte esposte al Louvre; che l'ha trasformato in un apprezzatissimo allevatore, e in un buon cavaliere. Una passione che - a suo dire - ha influenzato, o meglio raffinato, la sua sensibilità di interprete: "Dai cavalli ho imparato a non fare troppo, e a muovermi con compostezza. Ad essere un attore migliore".





























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